20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Cura del diabete

Diabete, così si previene e si cura davvero: dieta giusta e le ultime novità dalla medicina

Il diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2 si possono prevenire e curare in molti nuovi modi. Ecco la dieta ideale, i cibi 'medici' e le novità dalla medicina

Diabete e dieta
Diabete e dieta Foto: Shutterstock

ROMA – In Italia i diabetici sono quasi 4 milioni, un vero e proprio esercito. Ma il numero reale potrebbe essere molto più alto, se ci tiene conto che a seguito di un'indagine condotta in occasione del Federfarma DiaDay 2017 si è scoperto che almeno 1 milione e mezzo di persone non sa di avere il diabete. Un numero preoccupante, dato che il diabete è una malattia che può assumere forme gravi e preludere ad altre malattie, anche mortali. Dai dati raccolti da Federfarma emerge che esiste un numero pari a circa 7,5 milioni di persone con una condizione a rischio di malattia metabolica come il diabete.

Le buone notizie
Accanto a queste cattive notizie ce ne sono però di buone. Negli ultimi anni la scienza ha scoperto che ci sono dei rimedi efficaci sia per prevenire che curare il diabete. Per esempio, ci sono degli alimenti che possono rimediare in modo semplice e attivo.

I cibi che combattono il diabete
Secondo un recente studio dell'Università di Göteborg in Svezia, si è scoperto che mangiare cibi ricchi di fibra alimentare come verdure, frutta, cereali integrali, legumi e così via fa bene non solo alla salute in generale e contro diverse malattie, anche prevenendole, ma soprattutto contro le malattie metaboliche come il diabete.

Il vantaggio delle fibre
Uno dei vantaggi della fibra alimentare è che questa resiste alla digestione nello stomaco, mentre è prontamente divorata dai batteri presenti nell'intestino. La fibra alimentare inoltre, come mostrato dallo studio, può influenzare la glicemia, la sensibilità all'insulina, oltre alla salute del colon. Per contro, l'assunzione di cibi raffinato e privo di fibra favorisce la diffusione di batteri 'cattivi' nello strato di muco nel colon. Questi batteri si ritiene promuovano lo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali, contribuendo all'aumento di peso e al diabete. «Le diete prive di fibre – sottolinea il professor Gunnar C. Hansson – alterano la composizione batterica e il metabolismo batterico, che a sua volta causa difetti allo strato interno del muco e permette ai batteri di proliferare, innescando l'infiammazione e in definitiva la malattia metabolica».

Il ruolo delle calorie
Anche le calorie pare abbiano un ruolo di primo piano nel diabete. Secondo infatti uno studio dell'Università di Newcastle e l'Università Glasgow, una dieta ipocalorica promuove una remissione del diabete di tipo 2 nel 90% dei pazienti, anche in coloro che presentavano la patologia da 6 anni o più.
Per questo studio sono stati coinvolti 298 pazienti con diabete. L'età era compresa tra i 20 e i 65 anni. A tuti i partecipanti è stata fatta seguire una dieta ipocalorica che ha fatto perdere loro diversi chili di peso. La dieta prevedeva l'assunzione di 825-853 calorie al giorno per 3-5 mesi. Dopo questa si è proceduto alla reintroduzione graduale del cibo 'normale', da due a otto settimane. I risultati hanno mostrato che 9 pazienti su 10 avevano avuto una remissione della malattia, tanto da non dover più assumere farmaci. Durante il periodo di studio questi soggetti avevano perso fino a 15 chili di peso. «Questi risultati sono molto eccitanti – ha dichiarato il prof. Roy Taylor della Newcastle University – Potrebbero rivoluzionare il modo in cui viene trattato il diabete di tipo 2. [..] Una sostanziale perdita di peso si traduce in una riduzione del grasso all'interno del fegato e del pancreas, consentendo a questi organi di tornare alla normale funzione. Quello che abbiamo visto è che perdere peso non è solo legato a una migliore gestione del diabete di tipo 2: una significativa perdita di peso potrebbe effettivamente portare a una remissione duratura».

Carboidrati a fine pasto per combattere il diabete
Chi avrebbe mai pensato che per combattere il diabete potrebbe anche essere sufficiente mangiare i carboidrati a fine pasto? Questo è quanto emerso da uno studio pubblicato di recente sulla rivista BMJ Diabetes Research and Care. Secondo i ricercatori assumere carboidrati a fine pasto permette di dimezzare il picco glicemico, che di norma avviene proprio al termine dei pasti. La prova è arrivata misurando i livelli glicemici post-prandiali di chi aveva assunto carboidrati a fine pasto e di chi invece li aveva assunti all'inizio, come per esempio mangiare una pasta come primo o del pane. Oltre a questo, lo studio ha mostrato che consumando i carboidrati a fine pasto, la glicemia scendeva del 40% rispetto al consumo di tutti gli alimenti contemporaneamente. «Noi tutti sappiamo che mangiare meno carboidrati serve a controllare i livelli di zuccheri nel sangue – sottolineano i ricercatori – ma può essere difficile qualche volta seguire questo suggerimento. Mangiarli per ultimi può essere una buona strategia».

Un aiuto anche da caffè
Le donne diabetiche che consumano più caffeina vedono ridurre il rischio di morte correlato alla malattia. Questo, almeno, secondo uno studio condotto dai ricercatori portoghesi dell’Università di Porto, guidati dal dottor João Sérgio Neves e dal professor Davide Carvalho. Nello specifico, lo studio ha rivelato che i soggetti di sesso femminile che consumavano l’equivalente di una tazzina di caffè al giorno, avevano il 51% in meno probabilità di morire rispetto a coloro che non consumavano caffeina. Se poi l'assunzione di caffeina aumentava (circa 100-200 mg al giorno) il rischio di morte calava fino al 57%, per arrivare al 66% con oltre 200 mg di caffeina al giorno.

Alla larga però dagli edulcoranti
Oggi si fa un gran sbandierare di alimenti 'Zero' o 'Light' che non contengono zucchero. Ma l'insidia che nascondo può essere peggiore. Gli edulcoranti, o dolcificanti artificiali possono infatti essere peggio che non lo zucchero stesso. Recenti studi puntano l'indice su queste sostanze, accusandole di provocare il diabete anche in chi ancora non ce l’ha. Tra i diversi studi, quello condotto di recente dall’Università di Adelaide mostra come i dolcificanti artificiali siano in grado di alterare i livelli di glucosio nel sangue. In particolare, lo studio si è concentrato sull’acesulfame K e il sucralosio. «Questo studio sostiene il concetto che i dolcificanti artificiali potrebbero ridurre il controllo dei livelli di zucchero nel sangue e sottolinea l'eventualità che altissimi picchi di glicemia post prandiale nei forti consumatori abituali di Nas [non caloric artificial sweeteners, N.d.r] possano predisporre allo sviluppo del diabete di tipo 2».

Anche i lupini fanno bene
Gli scienziati della Curtin University guidati dal dottor Philip Newsholme della Scuola di Scienze Biomediche, hanno condotto uno studio che mostra come i lupini abbiano un effetto benefico contro il diabete. Tanto che un loro estratto potrebbe essere utilizzato come farmaco antidiabetico. Ma, senza arrivare a tanto, pare basti aggiungere della semplice polvere di lupini, a una bevanda o a uno yogurt prima dei pasti. Questo gesto permetterebbe di abbassare i livelli di glicemia e il picco che si verifica dopo aver pranzato. La riduzione della glicemia si ritiene sia promossa da un particolare componente dei lupini chiamato gamma-conglutina che, tra l'altro, pare sia efficace anche a piccole dosi.

Perché no? Anche il cioccolato fa bene
Essere diabetici e poter mangiare una golosità come il cioccolato. Perché no? Secondo quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry, infatti, alcuni composti tipici del cacao che si chiamano monomeri epicatechinici, sono in grado di permettere alle cellule beta del pancreas di agire in maniera ottimale. «Quello che accade è che [il cacao] protegge le cellule, aumenta la loro capacità di affrontare lo stress ossidativo – spiega il professor Tessem, autore principale dello studio – I monomeri dell'epicatechina rendono più forti i mitocondri nelle cellule beta, che produce più ATP (la sorgente energetica di tutte le cellule del corpo), e aumentano il rilascio di insulina». Sì pertanto al cioccolato e al cacao, ma solo se è fondente e senza zucchero.

Se il pancreas non fa il suo dovere
Il diabete mellito, o di tipo 1, si manifesta quanto il pancreas non secerne quantità adeguate o sufficienti di insulina. Ma la stessa cosa avviene quando le cellule non rispondono all’insulina prodotta. Accade così che il glucosio (o zucchero) non viene più assorbito nelle cellule dell’organismo. Nei diabetici e pre-diabetici, poi, molto pericoloso è il picco glicemico. «Per ogni persona non diabetica, la normale secrezione di ormoni manterrà questo picco a un livello abbastanza basso – sottolinea il prof. Philip Newsholme – ma quando ci spostiamo verso il rischio di diabete, il picco diventa più alto e poi torna alla normalità, ma questo processo diventa sempre più lento».

Un'epidemia di diabete
Secondo i dati in possesso, nell'ultimo decennio i casi di diabete sono aumentati esponenzialmente, segno che nel mondo e in Italia ci si trova di fronte a una vera e propria epidemia diabetica. Tra le principali cause di questa pandemia ci sono la dieta scorretta e il sovrappeso o obesità. Una parte di primo piano la fa proprio il grasso in eccesso, specie quello addominale. È questo che, in genere, impedisce il corretto funzionamento del pancreas. Il diabete è una malattia da non sottovalutare, che può portare a complicanze gravi e potenzialmente mortali. Tra le diverse malattie che può portare il diabete ricordiamo le malattie cardiovascolari e cardiache, quelle renali, cecità e amputazioni degli arti, la cui più nota è quella del piede. Infine si ritiene vi sia una correlazione tra diabete e demenza o Alzheimer.