20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Eccezionale espianto

Bambina di 13 anni muore per un aneurisma cerebrale e salva la vita di 8 persone

Muore a tredici anni e dona i suoi organi: questi hanno salvato la vita a otto persone in attesa di trapianto. Il commovente caso di Jemima Layzell e i suoi sogni raccontati nel suo diario

Un diario per lasciare parlare di sé
Un diario per lasciare parlare di sé Foto: Shutterstock

REGNO UNITO – La piccola Jemima Layzell, di Horton nel Somerset (UK), è morta a 13 anni per l’improvvisa rottura di un aneurisma cerebrale. Ma la sua morte, per quanto drammatica e sconcertante, non è stata inutile: i suoi organi sono serviti a salvare la vita di ben otto persone, in attesa di trapianto. Un record per il più grande numero di donazione in una sola persona. La mamma di Jemima, Sophy di 43 anni la ricorda come una bella ragazza, «intelligente, divertente, compassionevole e creativo». E riporta ai media locali come soltanto un paio di settimane prima del suo collasso improvviso, nel marzo 2012, la famiglia avesse avuto una conversazione proprio sulla donazione di organi per via di un amico di famiglia morto in un incidente stradale. La sua famiglia era iscritta al registro della donazione di organi, tuttavia le circostanze della morte di questo amico hanno fatto sì che non potesse donare i suoi organi. «Jemima – racconta ancora la mamma – non aveva mai sentito parlare della donazione di organi e la trovò un po’ inquietante, ma ne comprendeva completamente l’importanza».

La tragedia del compleanno
La famiglia Layzell stava preparando la festa di compleanno di mamma Sophy, per i suoi 38 anni. Durante i preparativi Jemima è stramazzata al suolo. Ricoverata d’urgenza in ospedale, quattro giorni dopo è morta. Era stata vittima di un aneurisma cerebrale, una arteria che cede e si gonfia per poi scoppiare improvvisamente, provocando un’emorragia nel cervello. Un evento piuttosto raro in soggetti giovani, ma che può comunque capitare. Questo tipo di evento, quando non è mortale, lascia comunque segni indelebili e danni permanenti. Se Jemima fosse sopravvissuta, racconta la madre, avrebbe comunque avuto dei danni che interessavano la capacità di comunicare e il lato destro del suo corpo.

La sofferta decisione
La decisione di donare tutti gli organi della propria figlia è stata difficile per la famiglia Layzell, ma ora sono contenti di averla presa. Per questo hanno anche fondato la Jemima Layzell Trust, una fondazione in suo ricordo che si occupa di aiutare i sopravvissuti all’aneurisma.
Gli organi di Jemima sono stati trapiantati in otto persone: tre hanno ricevuto rispettivamente cuore, pancreas e piccolo intestino. Due hanno ricevuto i reni e il suo fegato – diviso in due parti – è stato trapiantato in altre due persone. Infine, entrambi i polmoni sono andati a un solo paziente.

Il diario di Jemima e la premonizione
Nel tentativo di comprendere come potesse essere accaduto questo tragico evento alla propria figlia, i genitori hanno cercato indizi per molto tempo. Un giorno, nella stanza di Jemima hanno trovato circa 20 diari e quaderni su cui la figlia aveva scritto fin da quando aveva quattro anni. Questi si sono trasformati in un libro, intitolato ‘The Draft’, dalle cui vendite si raccolgono fondi per la fondazione.

Alcuni stralci dai diari di Jemima:
«Caro diario,
Ci sono momenti come questo, quando mi siedo e mi domando ‘dov’è il mio Romeo? Cosa è successo al mio affascinante principe?’ Ma poi mi fermo e penso, lo merito davvero? ...voglio saltare dal letto, tirare le tende e guardare fuori nella notte.
Aprire la finestra, cantare il mio vero amore, l’amore che ancora non possiedo e forse non possiederò mai. Se solo non avessi paura».

Lunedì 8 agosto 2011
«Alcune persone dicono che Dio non può esistere perché, se così fosse, avrebbe aiutato tutti i poveri del mondo. Questo non lo accetto. Sento la loro disperazione, ma dobbiamo aiutarli. Sono lì per colpa nostra. Essi sono lì perché abbiamo sbagliato. Sono lì per impedirci di trasformarci in mostri completi prima che sia troppo tardi».

Domenica 7 agosto 2011
«Comunque ho bisogno di scrivere quello che penso e sento. Non tutto quello che vedi qui è effettivamente ‘accaduto’ ma è ancora molto reale per me. Non mi importa se lascio la mia immaginazione fuggire con me! Molti artisti e scrittori brillanti erano pazzi! Infatti questo ha reso più interessante il loro lavoro! Anche se si sono tagliati le orecchie, commesso suicidio, si mettono a fare cose pazzesche ecc. ecc. La gente ama ancora loro e il loro lavoro. E io voglio essere tanto amata. Ma mi sembra quasi che non vivrò mai abbastanza a lungo da diventare un’autrice, essere sposata e avere una famiglia». Chissà se queste ultime parole erano un segno premonitore? Solo lei, ovviamente, lo può sapere.