26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Salute

Emicrania, con un cerotto elettronico si «spegne»

Per lenire il mal di testa, o emicrania, si può ricorrere a un cerotto elettronico da portare al braccio, riducendo così il ricorso ai farmaci. Con una semplice scossa indolore, il cerotto può letteralmente ‘spegnere’ l’emicrania

L'emicrania si spegne con un cerotto
L'emicrania si spegne con un cerotto Foto: Shutterstock

ISRAELE – Gli scienziari della Technion Faculty of Medicine di Haifa, in Israele, hanno sviluppato un cerotto elettronico che si può portare al braccio che può letteralmente ‘spegnere’ l’emicrania. Il congegno è in grado di dare sollievo a chi soffre di questi mal di testa, permettendo così di ridurre il riscorso ai farmaci, non esenti da effetti collaterali anche pesanti.

Stimolare il cervello
Secondo quanto riportato nello studio pubblicato sulla rivista Neurology, il dispositivo applicabile al braccio agisce per mezzo di una piccola scossa elettrica indolore. Questa va a stimolare il cervello e infine riduce l’intensità dell’attacco. Il meccanismo su cui si basa il sistema è detto ‘modulazione condizionata del dolore’, e si è rivelato efficace.

Lo comandi anche con il cellulare
Per questo studio i ricercatori hanno coinvolto 71 pazienti affetti da emicranie ricorrenti e frequenti. A questi è stato fornito il cerotto da applicare sul braccio e comodamente comandabile con lo smartphone tramite un’App dedicata. Non appena il paziente avverte l’arrivo dell’emicrania può attivare il cerotto (l’importante è farlo entro i primi 20 minuti dall’inizio dell’attacco). Dopo di che il cerotto inizia a fare il suo lavoro, che pare funzionare bene.

Ridurre i farmaci
I risultati dei test hanno mostrato che il cerotto funziona anche meglio dei farmaci. Se per esempio la stimolazione è attivata il prima possibile e viene ripetuta, maggiore è la riduzione del dolore e della crisi. In sostanza, i ricercatori ritengono che la stimolazione attuata dal cerotto elettronico sia altrettanto efficace rispetto alle tradizionali terapie farmacologiche. «Il prossimo passo – sottolinea il dottor David Yarnitsky, autore principale dello studio – sarà testare il cerotto in test clinici più ampi che coinvolgeranno quasi 200 pazienti».