6 ottobre 2024
Aggiornato 20:30
Rimedi pericolosi

Cure naturali: la pericolosissima moda di assumere l’acqua ossigenata

Medici ed esperti mettono in guardia dalla pericolosa moda che corre sul web di utilizzare l’acqua ossigenata, o perossido d’idrogeno, per curare le malattie. Si rischia grosso, anche infarto, ictus e in alcuni casi anche la morte

Acqua ossigenata: meglio usarla solo per trattare le ferite
Acqua ossigenata: meglio usarla solo per trattare le ferite Foto: Shutterstock

STATI UNITI – Se cercate sul Google la parola ‘acqua ossigenata’ o perossido d’idrogeno abbinata a ‘cura’ troverete diversi siti che propongono di curare ‘tutti i mali’ con questa sostanza. Ma, come avvertono invece medici ed esperti, l’uso che va al di fuori della disinfezione delle ferite può essere altamente pericoloso: si rischia infarto, ictus e in alcuni casi anche la morte.

Una panacea?
La moda di usare l’acqua ossigenata come panacea di tutti i mali o anche solo per curare alcune malattie (a partire dal raffreddore o l’influenza) sta prendendo sempre più piede. Ma si tratta di un fenomeno pericoloso, da cui è bene prendere le distanze. Ecco il caso in cui una cura definita ‘naturale’ da chi la propone è invece una potenziale arma letale. «Le pratiche di medicina alternativa non sono sempre sicure – sottolinea il prof. Benjamin Hatten dell’Università del Colorado School of Medicine – Oltre alla mancanza di prove scientifiche di benefici, l’ingestione di acqua ad alta concentrazione di perossido può essere pericolosa per la vita. Questo prodotto è molto più pericoloso del perossido di idrogeno da famiglia che viene utilizzato dalle persone per pulire le ferite».

Valutare il rischio
Per valutare il rischio derivante dall’utilizzo del perossido d’idrogeno, i ricercatori della Oregon Health & Science University hanno valutato gli effetti che può avere l’ingestione accidentale o intenzionale di perossido d’idrogeno con concentrazioni del 10% o più. Questo, tenuto conto che l’acqua ossigenata da casa è in genere dal 3% al 5%.

Lo studio
I ricercatori hanno compiuto questo studio analizzando i dati relativi a ben 10 anni di attività dei Centri Antiveleni Nazionali degli Usa e dell’American Association of Poison Control Centers (AAPCC). Durante questo lasso di tempo, sono stati identificati quasi 300 casi di intossicazione da perossido d’idrogeno ad alta concentrazione. I dati riportano che poco meno del 14% dei pazienti ha avuto come conseguenza un blocco parziale o totale del flusso di sangue al cuore o embolia. Mentre quasi il 7% è morto in seguito all’ingestione perossido o sofferto disabilità a lungo termine.

I danni cui si va incontro
Mentre i ricercatori ritengono molto significativi i dati relativi a queste intossicazioni, fanno anche presente tutta la serie di danni che l’ingestione di perossido d’idrogeno può causare. Tra questi vi sono convulsioni, difficoltà respiratorie, ictus, attacchi di cuore (o infarto) e stati mentali alterati. Il problema, poi, è che questi effetti non sempre immediatamente evidenti: la maggioranza infatti si sono verificati ben 25 ore dopo l’ingestione.

Attenzione
Il professor Hatten e colleghi mettono dunque in guardia dall’utilizzare il perossido d’idrogeno come ‘cura naturale’, perché può essere molto dannoso. «Molti di questi casi – spiega Hatten – si verificano quando i pazienti conservano il perossido ad alta concentrazione, non diluito o minimamente diluito, in contenitori senza etichetta o riempiono una vecchia bottiglia di una bevanda». Questo aumenta per esempio il rischio di un’ingestione accidentale, scambiando la sostanza per acqua. «Se un consumatore invece decide sul consumo di perossido ad alta concentrazione per i suoi presunti benefici per la salute – aggiunge Hatten – dovrebbe tenerlo chiuso in una bottiglia chiaramente contrassegnata per evitare lesioni accidentali o la morte».

Cosa accade?
Ma cosa accade se si ingerisce perossido d’idrogeno accidentalmente e o volontariamente? La sostanza provoca la formazione di una grande quantità di gas, che viene rilasciata all’improvviso e tutta insieme. Quando questo si verifica, la persona sente di dover ‘ruttare’, ma in genere non è così abbastanza veloce e capace di far uscire tutto il gas. In più, lo stomaco non si può dilatare più di tanto. Ecco allora che accadano diverse cose: dalla rottura dello stomaco all’ingresso del gas nelle arterie e nelle vene. Uno dei problemi, in quest’ultimo caso è che le bolle possono bloccare il flusso sanguigno con tutte le gravi conseguenze del caso. Si possono dunque causare grandi danni a cuore, cervello e altri organi interni. Lo studio è stato pubblicato su Annals of Emergency Medicine.