Hiv e Aids, un italiano su due scopre di essere malato troppo tardi. E il 15% non sa di esserlo
La Simit svela che il 15 percento degli italiani non sa di essere infetto dal virus Hiv e malato di Aids. In più, una diagnosi su due arriva quando e troppo tardi. La necessità urgente di conoscere il proprio stato di salute
ROMA – L’Hiv e la sua conseguenza l’Aids continuano a far parlare di sé. E questa volta lo fanno in termini allarmistici: secondo infatti di dati della SIMIT- Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, ben il 15% degli italiani non sa di essere infetto e un malato su due ottiene una diagnosi quando è troppo tardi.
Quando l’informazione è vitale
La Simit, che in collaborazione con il Ministero della Salute, è impegnata nel promulgare le linee guida per una più corretta informazione e prevenzione, parla di questa emergenza al del 15° Congresso Internazionale SIMIT, che si svolge a Baveno, sul Lago Maggiore, sino a oggi 19 ottobre 2016. Qui, si sono riuniti oltre 800 specialisti, provenienti da tutta Italia e dall’Estero. Nel corso del Congresso organizzato da Gaetano Filice, Direttore dell’Unità di Malattie Infettive del Policlinico San Matteo, Pavia, e da Domenico Santoro, Direttore dell’Unità di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera S. Anna di Como, si sono approfonditi argomenti quali l’antibiotico-resistenza, l’infezione-malattia da HIV, ma anche di epatite, malattie tropicali e parassitarie, infezioni nel paziente immuno-compromesso, infezioni nel paziente fragile, infezioni correlate all’assistenza.
Decine di migliaia di persone infette
Allo stato attuale ci sono oltre 90mila persone in terapia oppure in contatto con i Centri specializzati per le malattie infettive. I dati parlano di ulteriori 20mila/30mila soggetti che non sono consapevoli dell’infezione o non sono in contatto con i Centri. La situazione appare drammatica, se poi si conta che oltre la metà delle circa 4mila nuove diagnosi di infezione registrate ogni anno, avvengono quando l’infezione è già in uno stadio avanzato. A rischiare di più sono poi i giovani maschi omosessuali o che fanno sesso con altri maschi. Questi, se non mettono in atto azioni adeguate di protezione, secondo l’OMS rischiano circa 20 volte di più rispetto agli eterosessuali.
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