25 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Alimentazione e salute

Bibite, ecco come Coca-Cola e PepsiCo e altri hanno pagato gli scienziati per far dire che troppo zucchero non fa male

Come accaduto per i grassi, per l’alcol e il tabacco ecco che anche l’industria dello zucchero e delle bibite zuccherate mostra di avere diversi scheletri nell’armadio. Uno di questi è l’aver pagato per non far trapelare che l’eccesso di zuccheri fa male alla salute o, meglio, per dire che non fa male

Coca cola, Pepsi e altri hanno finanziato organizzazioni di salute
Coca cola, Pepsi e altri hanno finanziato organizzazioni di salute Foto: Shutterstock

ROMA – Gli scheletri nell’armadio stano saltando fuori uno per uno. Come accaduto diversi anni fa per l’industria del tabacco, dell’alcol e poco tempo fa con i grassi animali, ecco l’ennesimo ‘scandalo’ nei confronti dello zucchero. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine mostra come giganti dell’industria delle bibite gassate e dolci quali la Coca-Cola, la PepsiCo e altri, abbiano pagato per tacere sui danni dell’eccesso di zucchero.

Eccesso di zuccheri
Forse non tutti sanno che in una lattina di bibita dolce ci sono in media 40 grammi di zucchero. Possono sembrare pochi, ma sono invece tanti, specie se si considera che non è l’unica fonte di zuccheri a cui si attinge durante la giornata, e che l’OMS consiglia di non superare i 25 grammi al giorno. Le bibite dolci sono molto diffuse e consumate dalla popolazione, specie dai più giovani. E l’epidemia di obesità a livello globale denuncia l’abuso di questi e altri alimenti non proprio salutari. Infine, il fatto che esistano alimenti e bibite ‘light’ non mette di certo al riparo dai rischi per la salute – dato che dei dolcificanti si può dire di tutto, meno che sono innocui.

Finanziare per mettere a tacere
Ciò che i ricercatori dell’Università di Boston hanno evidenziato nella loro revisione è come The Coca-Cola Company e la PepsiCo abbiano nel tempo finanziato 96 organizzazioni, che negli Usa vantano un’importante immagine nella promozione di sane abitudini di vita e alimentari, nonché nella lotta contro l’obesità e il diabete. Queste ultime, ormai lo sappiamo, sono malattie metaboliche molto pericolose per la salute e la vita delle persone, e spesso insorgono proprio grazie all’eccesso del consumo di zuccheri. L’obiettivo delle aziende, fortemente interessate, era quello di limitare le critiche scientifiche rivolte al consumo di bibite dolci, e anche appoggiare le leggi che ne limitano il consumo.

Fare gli interessi delle aziende
Quello che è emerso dallo studio è che spesso le organizzazioni hanno, forse inconsapevolmente, fatto gli interessi delle aziende. «Invece di sostenere la salute pubblica, le organizzazioni possono diventare partner inconsapevoli in una strategia di marketing aziendale che mina proprio la salute pubblica», ha sottolineato il principale autore dello studio, Daniel Aaron. Delle 96 organizzazioni coinvolte, i ricercatori fanno sapere che 12 hanno accettato soldi da entrambe le società; una ha accettato denaro solo da PepsiCo e 83 hanno accettato denaro solo dalla Coca-Cola. Gli autori fanno notare che il conteggio potrebbe essere distorto poiché soltanto Coca-Cola pubblica una lista delle sue organizzazioni beneficiarie, mentre PepsiCo non lo fa.

Le organizzazioni coinvolte
Tra le principali istituzioni finanziate sotto la classica forma di sponsorizzazione ci sono la American Diabetes Association e la Juvenile Diabetes Research Foundation (organizzazioni che dovrebbero far tenere le persone alla larga dallo zucchero), la Società Americana per la lotta al Cancro, l’AMA, la Croce Rossa e il Centro di Controllo delle Malattie (CDC) che è la principale agenzia governativa incaricata della protezione della salute. Tra le università che hanno beneficiato delle ‘donazioni’ vi sono la prestigiosa Università di Harvard, l’Università di Washington e l’Università della Georgia. «Ci siamo concentrati solo su organizzazioni che operano in Usa a livello federale – prosegue Aron – per cui il numero di coloro che ricevono fondi da queste due aziende in tutto il mondo dovrebbe essere molto più alto, di centinaia o migliaia».

Anche chi si occupa dei bambini
La revisione ha messo in evidenza anche il caso della ONG ‘Save the Children’, una delle organizzazioni che promuoveva l’imposizione di un’imposta sulle bibite dolci o analcoliche. Tuttavia, nel 2010 smise improvvisamente di farlo, e il motivo potrebbero essere gli oltre 5 milioni di dollari che ricevette, guarda caso, dalla Coca-Cola e dalla PepsiCo nel 2009. Nonostante ciò, Save the Children smentisce di aver smesso la sua azione di contrasto a seguito di queste donazioni. Secondo l’organizzazione, tutto ciò «faceva parte di una coalizione che lavorava per perorare l’applicazione di questa imposta e la abbandonò quando la priorità della loro organizzazione in Usa si spostò sull’educazione infantile».

Milioni di dollari a ‘favore’ dello zucchero
Secondo il rapporto dei ricercatori, le aziende hanno investito molti milioni di dollari per ‘comprare’ le organizzazioni. Per esempio, si legge che la The Coca-Cola Company tra il 2011 e il 2014 ha investito una media di 6 milioni di dollari all’anno. PepsiCo ha invece investito circa 3 milioni di dollari, mentre l’Associazione delle Bevande in Usa avrebbe investito 1 milione di dollari l’anno. Ma secondo i ricercatori vi sono anche altre organizzazioni impegnate nel campo della salute che hanno ricevuto ‘sponsorizzazioni’ e di cui non si è saputo nulla. «Precedenti studi sulle sponsorizzazioni delle industrie dell’alcol e del tabacco suggeriscono che la filantropia aziendale è uno strumento di marketing che può essere utilizzato per mettere a tacere le organizzazioni per la salute, che potrebbero altrimenti sostenere lobby e le misure di sanità pubblica nei confronti di questi settori» conclude il dottor Michael Siegel, coautore dello studio.