19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Sanità

Muore a 18 anni di leucemia, la famiglia aveva rifiutato di fare la chemio

Una studentessa di diciotto anni è deceduta a causa della leucemia, che l’avrebbe consumata dopo che la famiglia si è opposta al trattamento con la chemioterapia, preferendo le cure alternative

Muore a diciotto anni per la leucemia
Muore a diciotto anni per la leucemia Foto: Shutterstock

BAGNOLI – Stroncata a soli 18 anni dalla leucemia. Un fatto che potrebbe passare inosservato, come avviene per molte delle quotidiane vittime del cancro nelle sue varie forme. Eppure, la drammatica vicenda di Eleonora Bottaro, ha dei risvolti che faranno discutere: la famiglia si era opposta alle cure tradizionali, ossia la chemioterapia. E così, dopo una battaglia legale della famiglia contro la medicina tradizionale, la giovane è deceduta ‘divorata’ dalla malattia.

Una faccenda legale
Studentessa all’Istituto Agrario, Eleonora ha dovuto subire anche lo stress delle battaglie legali, oltre a quello della malattia che l’ha consumata poco a poco. Difatti, la famiglia che pare sia strenua sostenitrice delle terapie alternative, aveva perso la responsabilità genitoriale (ex patria potestà) perché si era rifiutata di far sottoporre la figlia alla chemioterapia. La battaglia si è consumata tra il reparto di Oncoematologia di Padova e l’ospedale di Schiavonia, mentre nel frattempo i genitori l’hanno portata in Svizzera per farla curare con preparati a base di cortisone, per poi arrivare a richiedere massicce dosi di vitamina C. Ma, alla fine, Eleonora non ce l’ha fatta.

Fin dall’inizio
La controversia si è presentata fin dall’inizio, quando a inizio anno circa alla giovane era stata diagnosticata la malattia. La famiglia è subito andata contro le proposte dei medici, in particolare nei confronti del professor Giuseppe Basso di Oncoematologia, di una cura tradizionale, dato che i genitori pare seguissero la filosofia dell’ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer, che riconduce le malattie principalmente all’influenza dei conflitti psichici non risolti sull’organismo e a una sua specifica risposta. Secondo la teoria di Hamer, la malattia della giovane sarebbe insorta dopo la morte improvvisa e prematura, a causa di un aneurisma, del fratello Luca di 22 anni.

La legge
Poiché i genitori di Eleonora avevano deciso per la dimissione dall’ospedale della figlia, allora minorenne, è scattato il provvedimento del Tribunale dei Minori, avvertito dalla direzione dell’Azienda ospedaliera. Dopo poche settimane venuta meno la responsabilità genitoriale, così Lino Bottaro e la moglie Rita sono stati costretti a rivolgersi all’avvocato Gian Mario Balduin per far fronte alla decisione del Tribunale, dopo che era stato nominato quale tutore di Eleonora il professor Paolo Benciolini di Medicina Legale.

La mediazione
La vicenda si è trascinata per un po’ di tempo, finché la famiglia è riuscita a ottenere il permesso per il ricovero della figlia all’ospedale di Bellinzona in Svizzera, dove è possibile ricorrere a terapie alternative alla medicina tradizionale. «È stata un’esperienza molto dura e triste – ha commentato l’avvocato Balduin – Continuavano a darci degli assassini. Non abbiamo fatto altro che ricordare che ci deve essere una libertà di cura». Oltre a sostenere il ‘diritto di libertà di cura’ il legale ha seguito la famiglia nella battaglia legale di fronte al tribunale dei Minori. A sostegno della serietà dei coniugi sono anche state presentate una raccolta di firme di compaesani, compresa quella del sindaco di Bagnoli. L’avvocato ha anche seguito i coniugi durante gli incontri avuti con i medici svizzeri che seguivano il caso di Eleonora che, nel frattempo e il 14 agosto scorso è divenuta maggiorenne.

Una ripresa ma...
In un primo momento pare che le cure nell’ospedale svizzero funzionassero. «Sembrava che dopo le cure in Svizzera si fosse ripresa. Ma la situazione è nuovamente precipitata», racconta il legale. Dopo questo peggioramento la giovane Eleonora è stata ricoverata all’ospedale di Schiavonia, tuttavia le condizioni erano già disperate. Un ultimo tentativo è stato quello di chiedere la somministrazione di dosi massicce di vitamina C, una richiesta che non è servita poiché alla fine la ragazza è deceduta.