18 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Prevenzione a tavola

Mangiare agrumi scongiura il rischio di malattie cardiache e diabete

Gli antiossidanti contenuti nel limone e nelle arance, riducono gli effetti dannosi di una dieta ricca di grassi, riducendo il rischio di malattie cardiache, epatiche e diabete

Gli agrumi limone e arancio contro malattie cardiache a diabete
Gli agrumi limone e arancio contro malattie cardiache a diabete Foto: Shutterstock

SAN PAOLO - Una dieta sana è alla base del mantenimento di una salute ottimale. Ovviamente tutto ciò va condito con della sana attività fisica, stando lontani da eventuali fonti di inquinamento. Ora, un nuovo studio condotto in Brasile ha evidenziato i benefici degli agrumi, in particolare arancia e limone, che potrebbero aiutare a ridurre il rischio di malattie cardiache e sindrome metabolica.

Merito degli antiossidanti
Una recentissima ricerca mostra come mangiare spesso vari tipi di agrumi possa prevenire gli effetti dannosi delle malattie cardiache, specie quelle legate all’obesità, alle malattie di fegato e al diabete. Il merito sarebbe degli antiossidanti contenuti in questo genere di alimenti, soprattutto dei flavanoni appartenente alla vastissima classe dei flavonoidi.

Riduzione dei grassi
Molte persone hanno la tendenza a seguire una dieta eccessivamente ricca di grassi, con la conseguenza inevitabile di accumularli in varie parti del corpo, favorendo aumento di peso. Inoltre, le cellule adipose, producono varie specie reattive all’ossigeno – i famosi radicali liberi – che possono danneggiare altri compartimenti cellulari inducendo lo stress ossidativo.

Le conseguenze dello stress ossidativo
Le conseguenze dello stress ossidativo non sono uno scherzo: si possono verificare infiammazioni croniche, malattie cardiache, epatiche e diabetiche. «I nostri risultati indicano che in futuro potremo utilizzare i flavanoni degli agrumi per prevenire o ritardare le malattie croniche causate dall’obesità negli esseri umani», ha spiegato Paula S. Ferreira, studente presso l’Universidade Estadual Paulista (UNESP) in Brasile.

Nessuna perdita di peso
Se questa è un’ottima notizia, è importante sottolineare che «lo studio non ha mostrato alcuna perdita di peso dovuta ai flavanoni degli agrumi», dichiara Thais B. Cesar, ricercatore presso UNESP. Tuttavia secondo gli studiosi, gli agrumi rappresentano comunque un valido aiuto per promuovere il benessere, riducendo lo stress ossidativo, i danni al fegato ed evitare così tutti i rischi connessi all’obesità.

Il rimedio è valido solo per gli obesi?
«Lo studio suggerisce che il consumo di agrumi probabilmente potrebbe avere effetti benefici anche per le persone che non sono obese, ma che seguono una dieta ricca di grassi, mettendoli a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, insulino-resistenza e obesità addominale», continua Ferreira.

La ricerca
Durante lo studio, eseguito su modello animale, 50 topi sono stati trattati con i flavanoni derivanti da arance e limoni. Gli antiossidanti che hanno utilizzato sono stati l’esperidina, l’eriocitrina e l’eriodictiolo. Per trenta giorni i topi sono stati divisi in più gruppi: uno seguiva una dieta standard, un altro una dieta ricca di grassi, un altro ancora una dieta ricca di grassi più esperidina o eriocitrina o eriodictiolo. Dai risultati è emerso che i topi che avevano seguito una dieta ricca di grassi senza assumere antiossidanti, mostrava un aumento dell’80 percento dei livelli delle sostanze attive all’acido tiobarbiturico (TBARS) a livello ematico e del 50 percento a livello epatico.

La differenza la fanno i flavononi
I topi che invece seguivano una dieta ricca di grassi assumendo contemporaneamente esperidina, eriocitrina o eriodictiolo, mostravano livelli di TBARS diminuiti a livello epatico. L’esperidina lo aveva ridotto del 50 percento, l’eriocitrina del 57 e l’eriodictiolo del 64 percento. Nel sangue i valori sono stati ridotti mediamente del 48 percento. Inoltre, i topi che avevano assunto l’esperidina e l’eriodictiolo avevano anche evidenziato una riduzione dell'accumulo di grasso e danni al fegato. I risultati sono stati presentati al 252° National Meeting and Exposition dell’American Chemical Society (ACS) di Filadelfia.