25 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Un bambino su quattro colpito da allergia in età prescolare

Allergie nei bimbi triplicate. Ecco come prevenirle

Allergie nei bambini, sono triplicate in vent’anni in Italia. Eczema, rinite, asma e intolleranza alimentare sono tutte forme di allergia che colpiscono un bimbo su quattro, ma sono prevenibili

ROMA – Le allergie nei bimbi sono sempre più diffuse. In Italia, secondo i pediatri colpiscono un bambino su quattro. Ma sono prevenibili fin dalla gravidanza (e dopo il parto) con il semplice uso di probiotici. Ecco la classifica delle allergie e intolleranze più diffuse e come agire.

Allergie, meglio agire per tempo
La tempestività, anche nel caso delle allergie è fondamentale. Per esempio, per ridurre anche del 50 per cento l’incidenza, specie nei neonati ad alto rischio, si può ricorrere all’uso corretto di probiotici ─ partendo fin dalla gravidanza e durante il primo anno di età del bimbo.

Le allergie più diffuse nei bambini
In Italia la percentuale di bimbi allergici è più che triplicata negli ultimi 20 anni: erano il 7 per cento nel 1995, mentre oggi ne soffre ben il 25 per cento della popolazione pediatrica. Tra le forme più diffuse c’è la rinite allergica, che interessa un bambino su quattro in età evolutiva, seguita dall’asma (circa il 10 per cento) e dalle allergie alimentari che colpiscono il 3 per cento dei piccoli nei primi 2 anni di età.

L’allergia «flagello»
Il flagello allergia per i nuovi nati è rappresentano dalla dermatite atopica, che in meno di un decennio ha registrato una costante impennata di casi (+ 6 per cento) e oggi interessa oltre 1 milione di bambini. Le allergie e le intolleranze, oltre a essere sempre più diffuse rappresentano un doppio problema globale: personale, dato che condizionano le relazioni sociali e il rendimento scolastico, e poi sanitario poiché hanno un importante impatto economico e sociale in termini di costi sanitari. Questo quadro e le nuove strategie di prevenzione sono state al centro dell’incontro promosso a Roma dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e dalla Società Italiana di Pediatria (SIP).

Le strategie
«L’uso specifico di alcuni probiotici, soprattutto durante la gravidanza, è oggi fortemente raccomandato sia per il benessere della madre che per quello del nascituro – spiega il prof. Paolo Scollo, presidente nazionale della SIGO – Nello specifico, alcuni ceppi probiotici influenzano l’ecosistema batterico vaginale e mantengono un livello di pH adeguati prevenendo infiammazioni e infezioni come le vaginosi batteriche e le vaginiti micotiche. Condizioni particolarmente pericolose perché aumentano in maniera importante il rischio di aborto, di parto pretermine e di complicanze post-partum come l’endometrite o possono incidere sul normale sviluppo del feto e determinare un peso ridotto del neonato alla nascita».

Tanti benefici per i bimbi
«Ma i benefici per il nascituro sono molti di più ─ sottolinea il dott. Alessandro Fiocchi, Responsabile di Allergologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e uno degli autori del documento della World Allergy Organization ─ secondo le linee guida la somministrazione alle future mamme di alcuni ceppi probiotici durante la gravidanza abbassa del 9 per cento il rischio di eczema nei bambini, se l’assunzione prosegue durante l’allattamento e lo svezzamento la probabilità di sviluppare malattie atopiche si riduce ulteriormente del 15 e del 5 per cento. Alcuni studi evidenziano inoltre che l’assunzione di probiotici prima e dopo il parto è in grado di evitare anche l’insorgere di allergie alimentari e riniti e può ridurre significativamente la durata e l’impatto delle infezioni respiratorie, prima che i sintomi diventino cronici».

Perché i probiotici
«Fino a poco tempo fa, in ambito pediatrico – spiega il prof. Giovanni Corsello, presidente della Società Italiana di Pediatria – i probiotici erano impiegati per prevenire e contrastare i principali disturbi gastro-intestinali che si registrano in età evolutiva: dalle coliche intestinali nei lattanti alle gastroenteriti infettive, dagli episodi di diarrea acuta o legata alla somministrazione di antibiotici a patologie più complesse come il morbo di Crohn o la Sindrome del colon irritabile. Oggi è stato dimostrato che intervenire precocemente sulla microflora intestinale, attraverso i probiotici in fase prenatale, contribuisce a proteggere il piccolo anche da numerose forme allergiche e autoimmuni come la dermatite atopica e la rinite allergica, che colpiscono più della metà dei bambini con allergia».

Più efficaci nel pancione
«Nella pancia della mamma il feto non incontra quasi nessun antigene e la sua flora batterica intestinale può definirsi «vergine» – aggiunge il prof. Mauro Stronati, presidente della Società Italiana di Neonatologia – È solo con la nascita che il neonato acquisisce i primi microorganismi dalla madre durante il parto e comincia a sviluppare i principali meccanismi immunologici e antiinfiammatori. Lo sviluppo della flora intestinale del neonato esercita una profonda influenza anche sulla maturazione del sistema immunitario ed è in questa fase che si possono determinare anche sensibilizzazioni e allergie. La prevalenza delle malattie allergiche nei lattanti i cui genitori o fratelli non presentano allergie è di circa il 10 per cento e raggiunge il 20-30 per cento in quelli con un parente di primo grado allergico. Comprendere i meccanismi di azione preventiva dei probiotici è un risultato importante, se si considera il peso specifico che questi disturbi hanno sulla crescita e la qualità di vita dei bambini».

Specifiche proprietà a seconda dei casi
Le proprietà dei probiotici sono specifiche per singoli ceppi batterici. Tra quelli caratterizzati dal maggior livello di evidenza scientifica, il Lactobacillus rhamnosus GG, già testato in ambito pediatrico e neonatologico nel trattamento delle gastroenteriti infettive e della diarrea, ha mostrato l’effetto migliore rispetto ad altri ceppi (usati da soli o in combinazione), nel ridurre la prevalenza di disturbi allergici anche del 50 per cento. «Gli effetti benefici dei probiotici sull’organismo – sottolineano i proff. Corsello e Stronati – richiedono, in generale, un’assunzione corretta, costante e prolungata nel tempo. Compito di neonatologi e pediatri è imparare ad adottare le linee guida, concordando coi genitori la strategia preventiva più idonea fin dai primi giorni di vita».
«Le linee guida internazionali suggeriscono di prescrivere i probiotici dal terzo trimestre di gravidanza e di proseguire fino allo svezzamento del bambino e durante tutto il primo anno di vita – conclude il prof. Scollo – Per questo la SIGO ha già avviato un’attività di sensibilizzazione e informazione sull’uso consapevole dei probiotici da parte delle mamme a tutela della loro salute e di quella dei propri figli».