29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Tutto quello che c’è da sapere sull’Alzheimer

Alzheimer sintomi, cause, cure e rimedi naturali

Che cos’è la malattia di Alzheimer, chi colpisce, i sintomi, le cause, le cure

1. Che cos’è la malattia di Alzheimer?
La malattia di Alzheimer (un tempo chiamata «morbo») prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer (1864-1915), che fu il primo a descriverne le caratteristiche nel 1907.
L’Alzheimer è considerata una malattia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. Colpisce il cervello ed è considerata la più comune causa di demenza.

2. Chi colpisce?
La malattia di Alzheimer è più frequente tra gli anziani: si stima interessi il 5 per cento circa degli ultra 65enni e circa il 20 per cento di chi ha superato gli 80 anni. Tuttavia, secondo le più recenti stime, si sta pericolosamente abbassando l’età in cui insorge, tanto che si registrano numerosi casi già dopo i 40-50 anni.

3. Quanti sono i malati di Alzheimer?
A oggi si stima che nel mondo vi siano oltre 46 milioni di malati di Alzheimer. Secondo il rapporto Mondiale dell’Alzheimer 2015, in Italia i malati sono circa 1,2 milioni. L’Organizzazione Mondiale dalla Sanità (OMS) prevede che nel giro di quindici anni i casi potrebbero quasi raddoppiare.

4. Quali sono i sintomi dell’Alzheimer?
Sebbene una minore capacità di ricordare sia naturale con l’avanzare dell’età, quando si abbia una particolare difficoltà a ricordare informazioni apprese di recente, questo può essere uno dei primi sintomi della malattia di Alzheimer.

Secondo l’Alzheimer Association, altri sintomi spia possono essere

  • Problemi a completare le attività che una volta erano facili.
  • Difficoltà a risolvere i problemi.
  • Cambiamenti di umore o della personalità
  • L’allontanarsi da amici e familiari (isolamento sociale).
  • Problemi di comunicazione, sia scritta che verbale.
  • Confusione a proposito di luoghi, persone, oggetti (non ritrovare le cose), eventi.
  • Non riuscire a ripercorre i propri passi o tornare a casa.
  • Cambiamenti nella visione quali, per esempio, la difficoltà a comprendere immagini.

I sintomi, in genere, si intensificano e peggiorano con la progressione della malattia e la compromissione delle facoltà cerebrali. Il malato arriva spesso a una drammatica condizione in cui non riconosce più i familiari e perfino chi è egli stesso.

5. Quali sono le cause dell’Alzheimer?
Come detto, una delle principali cause dell’Alzheimer è l’età. Tuttavia si registrano sempre più casi di Alzheimer a insorgenza giovane.

Altre cause che si ritiene possano aumentare il rischio di sviluppare la malattia, secondo l’Alzheimer Association sono

  • La familiarità. Chi ha un genitore, un parente di primo grado che ha sviluppato la malattia si ritiene abbia più probabilità di esserne anch’esso vittima.
  • La genetica. I figli di un portatore di mutazione genetica dovuta a un gene deterministico ─ che prende il nome di malattia autosomica dominante di Alzheimer o ADAD ─ ha il 50 per cento di probabilità di ereditare questa caratteristica. Diversi studi hanno mostrato che vi sono diverse varianti genetiche che aumentano il rischio di sviluppare la malattia. In circa un quarto dei casi di Alzheimer pare sia coinvolto un gene chiamato APOE-e4.
  • Il Deficit Cognitivo Lieve (MCI). Il cosiddetto Mild Cognitive Impairment, che comprende sintomi lievi di demenza, quando associato a perdita di memoria può aumentare il rischio di sviluppare l’Alzheimer.
  • Malattie cardiovascolari. Molte ricerche scientifiche hanno trovato che vi è un nesso tra la salute cardiovascolare e quella del cervello. Poiché il cervello ha bisogno del sangue per il suo funzionamento, le malattie che provocano interferenze nell’afflusso e nella qualità del sangue che arriva al cervello, possono favorire l’insorgenza dell’Alzheimer. Allo stesso modo fanno aumentare questo rischio tutti i fattori che influiscono sulla salute di cuore e arterie: vizio del fumo, alcol, sovrappeso e obesità, ipertensione, diabete.
  • Traumi e lesioni. Anche i traumi e le lesioni al cervello possono essere causa dell’insorgere della malattia, specie se vi è una perdita di coscienza per oltre 30 minuti o una perdita della memoria (amnesia). I traumi possono essere provocati da incidenti o anche sport.
  • L’istruzione e l’allenamento del cervello. Alcuni studi, anche se non si è capito quale sia il legame causa/effetto, hanno suggerito che una scarsa istruzione o lo scarso utilizzo del cervello e delle facoltà mentali possono aumentare il rischio di Alzheimer. Per questo motivo sono in molti a consigliare di tenere sempre in allenamento il cervello, specie da anziani.

6. Come si diagnostica la malattia di Alzheimer?
Al momento non esistono test di facile applicazione per capire se una persona è affetta dalla malattia o la sta sviluppando. Alcuni sintomi possono essere un campanello d’allarme, ma la diagnosi certa, vera e propria, è più complessa. La diagnosi, come sempre, la deve formulare il medico. Questo si avvarrà di alcuni strumenti e passaggi.

  • In prima battuta si avrà un colloquio con l’interessato e i suoi familiari. Da qui si trarrà un’anamnesi (ovvero la storia familiare e del soggetto).
  • La persona potrà essere sottoposta a test cognitivi.
  • Un ulteriore passo è quello che prevede un esame neurologico.
  • Altri esami possono essere la risonanza magnetica per immagini (del cervello) o MRI, e la Tac.
  • Il medico potrà anche ricorrere a specifici esami del sangue, al fine di escludere la presenza di altre patologie che causino i sintomi.

7. Quali sono le cure per l’Alzheimer
A costo di sembrare banali, la migliore cura ─ come per tutte le malattie ─ è la prevenzione. E l’Alzheimer non fa eccezione. Questo perché al momento non esiste una cura per l’Alzheimer. Ci sono invece dei trattamenti che possono rallentare la progressione della malattia.
La ricerca è sempre attiva per trovare una cura definitiva e, in particolare, agire sull’accumulo della placca amiloide, ritenuta una delle responsabili dello sviluppo e della progressione della malattia. Diversi studi hanno suggerito altrettanti diversi approcci alla malattia ─ non ultimo uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Neuroscience, in cui gli scienziati della Duke University (Usa) hanno mostrato come riducendo l’attività enzimatica si ha una riduzione del consumo di arginina da parte delle cellule della microglia e della produzione di placche amiloidi.
La maggioranza dei trattamenti farmacologici, comunque, oggi si basa sulla terapia sintomatica. Questa agisce nel ridurre appunto i sintomi e cercare di migliorare la qualità della vita del paziente.

Tra le cosiddette cure naturali, oggi vi sono diversi studi che hanno analizzato l’azione di metodi come per esempio la terapia con le bambole (doll therapy) o con un animale domestico (pet therapy): uno di questi, condotto dalla Università di Tolosa, ha mostrato che questo genere di terapia può ridurre del 60 per cento i disturbi comportamentali e migliorare l’alimentazione. Un altro studio, condotto dal Gruppo di ricerca Geriatrica di Brescia e coordinato dal dott. Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana Psicogeriatria, ha suggerito come l’uso della musica (musicoterapia) possa influire sulle emozioni dei pazienti affetti da Alzheimer, tanto che pare si riducano i disturbi comportamentali, l’ansia, le allucinazioni, l’aggressività, la depressione e migliori la concentrazione ─ cosa spesso del tutto assente nei pazienti.

8. Come si previene l’Alzheimer?
Uno studio del 2013, pubblicato sulla rivista Neurobiology of Aging ha stilato le regole d’oro prevenire e combattere l’Alzheimer. Lo studio è stato condotto da un team internazionale di ricercatori coordinati dal prof. Neal D. Barnard della George Washington University School of Medicine.

  1. Una dieta sana. La dieta è fondamentale. In questo caso, si prende a esempio la dieta mediterranea, ricca di sostanze benefiche come i grassi monoinsaturi e polinsaturi, e povera di grassi saturi (specie trans). Mangiare molte verdure e frutta. E poi cereali integrali. Assumere buone quantità di vitamina B12 (essenziale per il cervello e il sistema nervoso), vitamina E e acidi grassi essenziali omega-3.
  2. Evitare di assumere integratori che contengano rame e ferro. Evitare l’assorbimento di alluminio da pentole, farmaci antiacido, lieviti in polvere e così via.
  3. Movimento. Secondo Barnard e colleghi, l’attività fisica è vitale. L’ideale sarebbe camminare a passo svelto per almeno 30-40 minuti, anche tre sole volte a settimana.
  4. Dormire. È anche importante dormire almeno 7 ore a notte
  5. Tenere allenato il cervello svolgendo attività mentali come per esempio i cruciverba, il sudoku o imparare qualcosa di nuovo o altro ancora (almeno mezz’ora al giorno).