28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
il colesterolo buono fa davvero bene

Super HDL, il colesterolo che ci protegge dalle malattie cardiache

Il più grande studio prospettico mai condotto conferma che le funzioni del colesterolo buono, o HDL, sono più importanti che non i suoi livelli nel proteggere dalle malattie cardiovascolari

PHILADELPHIA – I ricercatori della Pennsylvania State University hanno condotto il più grande studio prospettico sul colesterolo, le sue funzioni e il collegamento con le malattie cardiache e cardiovascolari. Si è così scoperto che l’efficacia del lavoro di pulizia da parte del colesterolo HDL è più importante dei suoi livelli nel sangue, al fine di proteggere dal rischio per cuore e arterie.

SUPER HDL – Le lipoproteine ad alta densità (alias HDL) sono quelle che compongono il cosiddetto colesterolo buono. È lui infatti che aiuta a rimuovere il grasso dalle pareti delle arterie, invertendo quel noto processo che porta alle malattie cardiache e cardiovascolari. Ma, come mostrato da numerosi studi, non sono i suoi livelli nel sangue a ridurre il rischio ma, semmai, quanto l’HDL è efficiente. Ecco, alfine, quanto emerso dal largo studio della Scuola di Medicina di Perelman della Penn State, che dimostra come l’efficacia delle molecole HDL nel rimuovere il colesterolo cattivo e le placche arteriose può essere una migliore misura del rischio di malattia coronarica e un migliore obiettivo per i farmaci per proteggere il cuore.

UNA PIAGA MONDIALE – Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo occidentale. Di queste, quelle caratterizzate dall’accumulo di placche di colesterolo nelle arterie, costano attualmente più di 17 milioni di morti ogni anno, equivalenti a circa un terzo del totale mondiale. Se, da sempre, la cura migliore è la prevenzione, il nuovo studio apre nuove strade per la comprensione su come agire per il meglio. «Questa è una constatazione definitiva che la funzione dell’HDL, anche in persone che sono ancora relativamente giovani e in buona salute, fa prevedere eventi di malattia di cuore più avanti nella vita – spiega il dott. Daniel J. Rader – il che implica che le terapie che stimolano la funzione dell’HDL potrebbero ridurre il rischio». In sostanza, gli sforzi degli scienziati si dovranno concentrare sul migliorare le funzioni dell’HDL, piuttosto che aumentarne la presenza: questo farà sì che il lavoro di pulizia e prevenzione sia svolto al meglio, riducendo il rischio di eventi cardiaci. Lo studio è stato pubblicato su Lancet Diabetes & Endocrinology.