18 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Vaccino universale

Un nuovo modo per mettere ko l’influenza

Scienziati Usa, dopo il quasi flop del vaccino antinfluenzale di quest’anno vedono in un vaccino universale, da fare una sola volta per sempre, la risposta efficace pronta al suo debutto.

NEW YORK - Il vaccino contro l’influenza di quest’anno non ha sortito grandi effetti. È stato quasi un flop. Però una speranza di combattere efficacemente questo virus ricorrente c’è. È il vaccino universale, da fare solo una volta, che potrà presto essere realtà grazie alla scoperta di una nuova classe di anticorpi che sono in grado di neutralizzare una vasta gamma di virus dell’influenza A.

LA PROMESSA - I ricercatori della McMaster University e la Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York, sostengono che un vaccino antinfluenzale universale come questo potrebbe essere la risposta contro le mutazioni annuali del virus che causa l’influenza. «A differenza dei vaccini stagionali, che devono essere dispensati ogni anno, questo tipo di vaccino sarà dato solo una volta, e avrebbe la capacità di proteggere contro tutti i ceppi di influenza, anche se il virus muta – spiega il prof. Matthew Miller del McMaster Department of Biochemistry and Biomedical Sciences presso la Michael G. DeGroote School of Medicine – Ciò impedirebbe il verificarsi di pandemie influenzali e una scarsa efficienza del vaccino in caso di discordanze, come quella che si è verificata quest’anno».

LA DIMOSTRAZIONE - Pubblicato sul Journal of Virology, in questo studio Miller e colleghi dimostrano che quando si confrontano in laboratorio la potenza di uno specifico ceppo anticorpo isolato dell’influenza (come generano i vaccini attuali), con un anticorpo dell’influenza isolato e ampiamente neutralizzante (come generato dai vaccini universali), questi ultimi hanno un’attività di neutralizzazione molto più debole rispetto agli anticorpi specifici per ceppo. In sostanza, gli anticorpi ampiamente neutralizzanti hanno il vantaggio di essere in grado di neutralizzare molti ceppi di virus. Per cui, secondo i ricercatori, un vaccino inattivato sarebbe meglio di uno in vivo attenuato.