20 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Gravidanza

Record di parti cesarei. Al Sud uno ogni due bebé

L'allarme del ministro: troppi ricorsi al bisturi. I medici: si rischia di meno. L'Oms chiede che gli interventi non superino la soglia del 15%, in Italia sfiorano il 38%

ROMA - E' boom di parti cesarei in Italia, soprattutto al Sud, dove negli ospedali pubblici si sfiora il 60% di parti non naturali, mentre nelle strutture private il dato arriva a toccare persino il 78%. Nel 2007 i parti cesarei in Italia hanno raggiunto il 38% delle nascite, portando il nostro Paese ai vertici, in negativo, della classifica europea. Maglia nera tutto il Sud Italia, con la Campania a quota 60,5%, la Sicilia al 52,4%, il Molise al 48,9% e la Puglia al 47,7%. Al Nord la situazione migliora a partire da Friuli, Toscana e Lombardia, dove i parti cesarei si attestano tra il 24% e il 28%. Solo Bolzano (20%) si avvicina ai valori raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità (15%) e del ministero della Salute italiano (20%), confermando la tesi che il cesareo deve rappresentare l'eccezione e non la regola.

BOLLINI ROSA - Proprio per sensibilizzare gli ospedali anche a questo tema l'Osservatorio nazionale sulla salute della donna ha inserito tra le caratteristiche che devono avere gli ospedali per ottenere i 'Bollini Rosa', l'impegno a ridurre costantemente il numero dei parti cesarei fino ad avvicinarsi alla soglia del 20% prevista dal ministero della Salute. Il comitato scientifico, in partnership con il dipartimento di salute riproduttiva e ricerca dell'Oms, ritiene infatti che il ricorso al cesareo sia consigliabile «solo in caso di necessità clinica o in una situazione di emergenza nell'interesse del nascituro e della donna». Il cesareo infatti, anche se oggi è più sicuro che in passato, rappresenta pur sempre un intervento chirurgico con un pericolo di morte materna di 2,84 volte maggiore rispetto a un parto vaginale.

PATOLOGIA DEL SISTEMA - «I numeri italiani - spiega Walter Ricciardi, direttore dell'istituto di igiene dell'università Cattolica di Roma - sono il segnale di una patologia del sistema di forme di 'non trasparenza'. Certamente indicano problemi strutturali, organizzativi, economici e di responsabilità medica».