Negli Usa un bambino su tre nasce con parto cesareo
Questo tipo di interventi è aumentato del 53% dal 1996 al 2007 arrivando al 32% dei parti totali
NEW YORK - Un bambino su tre negli Stati Uniti nasce grazie a un parto cesareo. Secondo un rapporto pubblicato dal Centro nazionale americano di statistiche per il controllo di malattie e prevenzione, questo tipo di interventi è aumentato del 53% dal 1996 al 2007 arrivando al 32% dei parti totali. Un valore mai toccato prima in America. Un'impennata che riguarda tutti gli Stati Uniti ed che è equamente divisa sia a livello di età anagrafiche che di status sociale. Secondo la stima di agenzie sanitarie americane e secondo l'Organizzazione mondiale della sanità una percentuale ragionevole di parti cesarei non dovrebbe superare il 15%.
LE «CAUSE» - Molti potrebbero pensare che una delle cause dell'aumento di cesarei è legata al fatto che sempre più donne ricorrono a cure per la fertilità in quanto decidono di diventare madri in età avanzata. Ciò aumenta la possibilità che la gravidanza sia gemellare e quindi che il parto necessiti dell'intervento di un chirurgo. Questo è vero, ma solo in parte. Lo studio rivela infatti a sorpresa che I cesarei sono incredibilmente aumentati tra le under 25. Questo perché, dicono i medici, molte donne preferiscono un intervento a un lungo e doloroso travaglio. Da non trascurare poi che molti dottori, per evitare eventuali cause legali legate ad un parto mal riuscito, alla prima difficoltà preferiscono ricorrere a un'operazione in cui modalità e tempi sono ben definiti e in cui quindi il margine di errore è più contenuto.
I GINECOLOGI ITALIANI: RIDUCIAMOLI - Ridurre il numero dei parti cesarei negli ospedali. Questo l’obbiettivo del confronto tra ginecologi organizzato ieri pomeriggio dalla Regione Lombardia e dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna. Si discuterà di un piano di azione volto a limitare il ricorso al parto con taglio cesareo, si esaminerà il perché in alcuni ospedali o cliniche, si verifica un alto tasso di cesarei, si analizzeranno le strategie da affrontare per rispettare la raccomandazione dell’organizzazione mondiale della sanità di non superare la soglia del 15 per cento dei tagli cesarei.
A confronto i medici dei reparti di ostetricia e ginecologia degli ospedali Fatebenefratelli, Buzzi, Ospedali riuniti di Bergamo, del San Gerardo di Monza e il presidente della società italiana di ginecologia e ostetricia Giorgio Vittori.
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