28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Emergenza coronavirus

Luca Zaia a Conte: «Rispettiamo il decreto, ma lo abbiamo scoperto dal Web»

Il presidente del Veneto: «Ricordo che il Veneto ha 658 persone positive, molte delle quali asintomatiche, 47 persone in terapia intensiva - non abbiamo le caratteristiche per essere zona rossa»

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VENEZIA - «Di questo decreto abbiamo scoperto prima dalle homepage di alcune testate che vedendolo sulla scrivania. Un decreto come questo, così importante non abbiamo avuto modo di controdedurre perché avevamo chiesto di attendere almeno fino a questa mattina per poter presentare delle proposte, non è stato possibile. Io mi ritrovo tre province in zona rossa - ricordo che il Veneto ha 658 persone positive, molte delle quali asintomatiche, 47 persone in terapia intensiva - non abbiamo le caratteristiche per essere zona rossa». Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, intervenendo questa mattina ai microfoni di RTL 102.5 durante «l'Indignato Speciale».

«Non abbiamo caratteristiche per essere zona rossa»

«Non lo dico per un fatto di vanto - ha aggiunto Zaia - ma perché i dati ci dicono che la provincia di Treviso ha un cluster tutto ospedaliero, cioè una signora, per altro deceduta, ha contagiato un reparto con degli ospedalieri che sono stati velocemente isolati. Molti sono asintomatici, passeranno la quarantena dei 15 giorni e finisce lì. Un altro cluster è quello di Padova, ma ricordo che la vicenda del comune di Vò con i sessantasei contagiati, abbiamo rifatto i tamponi in queste ore e si sono negativizzati molti positivi. Dall'altro il cluster di Venezia è un altro cluster ospedaliero con contagio ospedaliero, tutto qui. Il comitato scientifico della Regione Veneto questa notte mi ha preparato una relazione per dire di togliere le tre province venete che io ho mandato alle due del mattino e poi ho scoperto che avevano già deciso, firmato e fatto tutto. Noi continuiamo a dire che vogliamo che le nostre tre province escano da questa idea di zona rossa, rispettiamo le regole però non avere tre province dentro sulla base di quella classificazione».

Il tema del lavoro

Sul tema del lavoro, Zaia ha aggiunto che «il decreto deve permettere ai cittadini di spostarsi e andare a lavorare per gli spostamenti necessari. Dopodiché c'è tutto il tema delle merci che secondo me non è chiaro, quello deve essere libero altrimenti vuol dire ammazzare le aziende. Poi c'è tutta una serie di contingentamenti, la forza pubblica dovrà applicare su tre province la chiusura di ristoranti e bar dalle sei di sera, non so, ripeto che a Treviso c'è un contagio ospedaliero».

Il virus ci porterà a un 2020 in recessione

«Io - ha proseguito il governatore veneto - rappresento un popolo che ha 600.000 imprese, fa 150 miliardi di PIL, per noi viene prima il rispetto delle regole e la salute ma è pur vero che bisogna controbilanciare questa partita perché non possiamo morire di altro. L'Italia era già in crescita asfittica, il virus ci porterà probabilmente a un 2020 in recessione. Una delle cose che si potrebbe fare in un frangente come questo è rinviare i pagamenti allo Stato perché, è vero che crea un deficit più alto alla fine dell'anno ma è all'evidenza contingente. Se io mi limito a sospendere e rinviare nell'anno successivo avrò un incasso superiore e nel momento attuale creo liquidità senza toglierne dalle casse della gente e delle imprese. E' fattibile?».

Rinviare i pagamenti all'erario

«Questa è la misura che abbiamo presentato tre o quattro giorni fa come governatori per l'utilizzo dei famosi miliardi per il rilancio dell'economia - ha concluso Zaia - quindi rinvio del pagamento di tutto quello che ha rapporto con l'erario, le rate dei mutui, per cui assolutamente sì. Condivido questa partita, è stata già presentata nero su bianco e la considero da accettare e immagino che il governo non farà opposizione».