24 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Movimento 5 stelle

Di Maio: «I negozi restino chiusi nei giorni festivi»

Il candidato premier del M5s: «E' un diritto di tutte le famiglie avere la possibilità di godersi in santa pace le feste»

ROMA - «Sono rimasto sorpreso per come è stato raccontato il mio appello a tutte le forze politiche per portare a termine l'iter legislativo sulla proposta di legge sulle chiusure festive. I motivi sono tanti, il principale è il seguente: quella proposta di legge è stata votata dalla Camera dei Deputati senza nessun voto contrario. Nessuno ha votato contro. Il MoVimento 5 Stelle l'ha proposta e ha fatto convergere buona parte dell'arco costituzionale su una proposta di buon senso». Lo scrive Luigi Di Maio in una lettera pubblicata su Il Giornale che viene rilanciata sul suo profilo facebook e sul blog di Beppe Grillo dopo la polemica suscitata dalla sua proposta.

Non è una proposta scriteriata, estremista o sragionata
«Non si tratta di una proposta scriteriata, estremista o sragionata. Anzi! Tutte le forze politiche presenti in Aula ne hanno riconosciuto la bontà - ricorda il candidato premier del Movimento 5 stelle -. E come potrebbe essere altrimenti? La proposta prevede che ci siano per tutti sei chiusure festive su dodici totali. Stiamo parlando per intenderci di festività che fanno parte della nostra tradizione: il Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Pasquetta e così via. E' un diritto di tutte le famiglie avere la possibilità di godersi in santa pace queste feste e personalmente trovo anche che sia un bel messaggio per tutti. Ci deve essere il tempo da dedicare ai valori e alle tradizioni familiari, soprattutto in questi tempi di incertezza». «Lei, usando abilmente le parole, ha detto che 'la scelta di lavorare o riposarsi nei giorni festivi è un diritto inalienabile del singolo'. Io questo non lo metto in discussione - scrive Di Maio al direttore Alessandro Sallusti -. Metto in discussione il fatto che la legge di Monti che è in vigore attualmente non lascia scelta: devi lavorare a Natale anche se vuoi stare con i tuoi familiari. Questo non è liberalismo. Questo è lacrime e sangue. Mio padre è un imprenditore. Quante volte nei giorni di festa l'ho visto appartarsi per lavorare! Per rivedere i conti, per verificare le buste paga, per chiamare un fornitore in ritardo. Ma almeno era in casa con mia madre e i miei fratelli e poteva prendersi qualche ora per sbrigare i suoi affari e dedicare a noi il resto del tempo. Nessuno lo obbligava ad andarsene in azienda e passare la giornata lì, era il suo dovere conciliato con il piacere del calore familiare. Qui stiamo parlando di costringere delle madri, magari commesse in un grande centro commerciale, a stare 10 ore lontane dai figli a Natale».

La follia della concorrenza
«Qui stiamo parlando di costringere dei padri, magari titolari di un piccolo esercizio commerciale, a passare il Natale alla cassa perché altrimenti soccombe alla concorrenza del grande centro. Questo è folle, caro direttore - insiste Di Maio -. E io questa follia la voglio eliminare una volta per tutte, così come vogliono farlo tutte le forze politiche presenti in Parlamento e che si presentano alle politiche del 2018. Il senso del mio appello è che è insensato che una proposta di legge che ha ottenuta l'unanimità alla Camera venga bloccata al Senato per colpa delle pressioni delle lobby della grande distribuzione. Il Senato ha il dovere di mettere in discussione e votare quella legge. L'obbiettivo a tendere è far decidere, non allo Stato centrale come ha voluto Monti, ma agli enti locali e in base alle esigenze del territorio quando tenere chiuso e quando lasciare aperto. Sempre mantenendo fede al principio per cui le feste sono un diritto».