19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Genova

Gli sfollati di Genova tornano a casa per due ore

Per la prima volta dal 14 agosto gli abitanti della zona rossa sono rientrati nelle loro abitazioni. Un abitante di via Porro: «Prenderò solo foto e ricordi più cari»

Le famiglie sfollate dopo il crollo del Ponte Morandi rientrano a casa per due ore
Le famiglie sfollate dopo il crollo del Ponte Morandi rientrano a casa per due ore Foto: ANSA/SIMONE ARVEDA ANSA

GENOVA - Due ore. Solo due ore. Per 120 minuti la zona rossa di Genova è tornata a vivere. Dal 14 agosto per la prima volta 281 famiglie sfollate da via Porro e da via Fillak a seguito del crollo di Ponte Morandi sono rientrate nelle proprie abitazioni per recuperare beni ed effetti personali dopo che i sensori installati sui due monconi del viadotto rimasti in piedi hanno fornito dati positivi sulla stabilità della struttura. Le operazioni di rientro, che dovrebbero durare 13 giorni, saranno però sospese nel caso in cui le condizioni meteo peggiorassero o qualora i sensori dovessero rilevare dei movimenti sospetti. 

Le lacrime delle famiglie 
Tanta commozione e poca voglia di parlare per i primi sfollati che intorno alle 9 di questa mattina hanno varcato le transenne che delimitano la zona rossa e sono tornati nelle proprie case sotto la supervisione dei vigili del fuoco. A ogni nucleo familiare sono state concesse solo due ore di tempo per prendere i vestiti, gli oggetti e i ricordi più cari e metterli in degli scatoloni, che saranno poi custoditi in un magazzino messo a disposizione dal Comune di Genova. Per velocizzare le operazioni di trasloco, all'esterno dei palazzi sono state posizionate delle autoscale per caricare gli scatoloni direttamente dai terrazzi e dalle finestre e calarli in strada.

Anche i giornalisti nella zona rossa
Giornalisti, fotografi e video operatori sono stati accompagnati nella zona rossa con un pulmino scoperto e hanno potuto assistere da lontano per pochi minuti ai rientri in casa dei primi sfollati dei civici 5, 6, 11 e 16 di via Porro, quelli più lontani dal pilone 10, il cui stato degrado, secondo la commissione ispettiva istituita dal Mit subito dopo il disastro, sarebbe ancora più grave di quello del pilone crollato.

Il racconto degli sfollati
«Non so» dice ad Askanews Graziella Crosa, una degli oltre 580 sfollati della zona rossa «che effetto mi farà rientrare per l'ultima volta in casa. Quando si aprirà la porta cercheremo di prendere un bel respiro e vedremo. La speranza di poter tornare a casa a recuperare i nostri ricordi» sottolinea la donna «c'è sempre stata, anzi speravamo di poterlo fare molto prima». Cosa prenderà? «Sicuramente le foto, i vestiti e alcuni oggetti, come le pentole, che ci permetteranno di ricominciare la vita in un'altra casa ma» ha concluso «prenderò anche il cucchiaio di legno bruciacchiato che usavo per fare il sugo perché anche quello per me ha un valore affettivo».