26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Genova

Il Movimento 5 stelle ha dichiarato guerra ai Benetton

Di Maio punta il dito contro uno dei 'poteri forti' d'Italia: «La concessione di autostrade dieci anni fa? Un regalo clamoroso»

Il capo politico del M5s, Luigi Di Maio
Il capo politico del M5s, Luigi Di Maio Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA - Nel mirino del Movimento 5 stelle, da quel maledetto 14 agosto con il crollo del Ponte Morandi a Genova, c'è uno dei 'poteri forti' d'Italia: la famiglia Benetton. A dichiarare guerra al gruppo che di fatto è proprietario di Autostrade per l'Italia è stato Luigi Di Maio in persona. «Da oggi, con dieci anni di ritardo, tutti gli italiani sanno che la concessione di autostrade ai Benetton è stata un regalo clamoroso che ha consentito loro di fare gli imprenditori non con il loro capitale, ma con quello dei cittadini. Il contratto prevedeva infatti una rendita garantita del 7%: una rendita spropositata». Un post, durissimo, sul blog del Movimento Cinque Stelle come atto di guerra. Di battaglia a viso aperto. Con tanto di epiteti non certo lusinghieri.

I Benetton e i «privilegi dei prenditori»
«I privilegi dei prenditori» ha sottolineato Di Maio «vengono pubblicati e saranno eliminati. Ci occuperemo dei piccoli imprenditori che il rendimento garantito al 7% se lo sognano e che quando decidono di fare impresa mettono davvero a rischio il loro capitale, non quello degli altri. E chi ha sbagliato pagherà: è ora che tutti i ministri che hanno autorizzato questa follia paghino di tasca propria. Se chi ha fatto la concessione regalo ad Autostrade e chi non l'ha annullata ha causato un danno alle casse dello Stato sarà denunciato alla Corte dei conti per danno erariale: siamo già al lavoro per questo. E parlando di trasparenza: chiediamo ai Benetton di pubblicare i nomi di tutti i politici e tutti i giornali finanziati nel corso di questi anni. Questo faciliterà il lavoro. Fuori i prenditori dallo Stato».

Il Movimento allarga il campo: anche i ministri Pd nel mirino
Ma il Movimento 5 stelle non si ferma ai proprietari di Autostrade. Nel mirino ci sono anche «i ministri del Pd» perché «dalla convenzione di Autostrade con Anas viene fuori un quadro tetro, concepito per arricchire pochi amici ai danni dei cittadini, che fa inorridire chiunque condivida dei principi minimi di equità sociale. Ma come ha fatto Delrio a dormire sonni tranquilli fino ad ora?». Questo l'attacco di Mirella Liuzzi, componente M5s della Commissione Trasporti alla Camera. Al centro della polemica, sempre quel 7% di rendimento garantito, «percentuale considerata troppo alta anche dall'Unione europea». Inoltre «nella convenzione - osserva - si evince che gli aumenti dei pedaggi autostradali non sono mai stati inferiori all'1.5% oltre l'inflazione. Sono cifre decisamente di gran lunga superiori a quanto previsto dall'accordo con Bruxelles dell'ex ministro delle infrastrutture del Pd, Graziano Delrio, nel quale si stabilisce che le tariffe non possano essere aumentate più dello 0.5% oltre l'inflazione».

Le accuse contro Delrio
«Tutto ciò» accusa Liuzzi «è nauseante: i cittadini - evidenzia - hanno continuato a pagare per anni i rincari delle autostrade subendo abusi coperti dallo Stato, che addirittura tutelava Autostrade facendo venire meno il principio della concorrenza. Tutti i lavori sulla rete autostradale, infatti, sono stati affidati a società della stessa concessionaria, garantendole quindi doppi profitti. A Delrio e ai governi che lo hanno preceduto nel concludere accordi con Autostrade bisognerebbe chiedere i danni erariali: le cifre stratosferiche che hanno fatto arricchire i 'signori delle autostrade' appartengono agli italiani, e a loro dovrebbero ritornare».

«Restituire i soldi»
Conti alla mano, ecco l'invito di Stefano Buffagni, portavoce M5S e sottosegretario agli Affari regionali: «Quelle somme dovrebbero essere restituite e dovrebbero essere sanzionati sia i responsabili di quelle società che hanno usufruito di un ingiusto arricchimento, senza peraltro garantire i necessari standard di manutenzione, sia coloro i quali nei precedenti governi hanno consentito questo andazzo». E allora «a ripagare i danni di questa vergognosa ingiustizia dovrebbe essere chi si è arricchito ingiustamente e chi glielo ha consentito dagli scranni del governo: Delrio, il Pd e chi prima di loro ha creato questo sistema malato che ha concesso non un servizio pubblico ma un inaccettabile privilegio».