19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Crollo Genova

Il ponte «scricchiola»: sospeso il recupero dei beni dalle case evacuate

A dare l'allarme di «rumori sinistri» provenienti dal moncone est di Ponte Morandi alcuni cittadini. Intanto il procuratore di Genova accusa lo Stato

Il crollo del Ponte Morandi
Il crollo del Ponte Morandi Foto: ANSA/ LUCA ZENNARO ANSA

GENOVA - Scricchiolii sono stati uditi, nella notte e stamani, provenire dal moncone est di ponte Morandi e per questo motivo, in via precauzionale, i vigili del fuoco hanno deciso di interrompere le operazioni di recupero delle masserizie e degli oggetti personali dalle abitazioni evacuate. A dare l'allarme alcuni cittadini. Gli esperti che stanno monitorando la struttura hanno escluso che fossero rumori causati dal vento: per questo sono stati attivati accertamenti tecnici ancora in corso. La zona rossa rimane interdetta anche ai mezzi di soccorso in attesa dei risultati delle verifiche. Intanto «la procura ha autorizzato le verifiche per la messa in sicurezza dei monconi di Ponte Morandi proposte da Anas, dopo aver avuto il parere favorevole dei consulenti. Le verifiche verranno effettuate dai tecnici di Autostrade con i consulenti della procura» ha spiegato Roberto Ferrazza, presidente della Commissione ispettiva del Mit, al termine del sopralluogo sulle macerie di Ponte Morandi, al termine del sopralluogo dei consulenti sul luogo della tragedia. Poi ha stoppato ogni conclusione in merito alle cause della tragedia: «Il crollo potrebbe esser stato determinato da una serie di concause» e non solo dalla rottura di uno strallo. 

Le accuse del procuratore capo di Genova
Intanto il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha attaccato frontalmente tutto il 'sistema' autostrade: «Nel momento in cui lo Stato abdica alla funzione di controllo ci vorrebbe almeno un'agenzia terza che garantisse la sicurezza, non il concessionario stesso. Credo che il crollo del ponte Morandi porti a ripensare tutta la materia». Ora «cercheremo di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi. Premesso che l'indagine è in una fase preliminare ed esiste comunque un segreto istruttorio, posso tuttavia fare un ragionamento più generale: io ho qualche difficoltà ad accettare l'idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati. La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriato dei suoi poteri, una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza», afferma il procuratore in un'intervista al Corriere della Sera: «Come se avesse detto al privato, veditela tu»

Nel mirino le norme delle convenzioni
Per Cozzi, «basta vedere come è strutturata la norma che disciplina le convenzioni per sospettare uno sbilanciamento del rapporto dalla parte del privato. Nel momento in cui è stata decisa la privatizzazione delle autostrade, lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l'inflazione... Meno la sicurezza delle infrastrutture». In questo senso, «cercheremo di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi». Il concessionario «è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade, non l'inquilino che deve gestirle. Se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenire, fa i controlli periodici sulla rete che gestisce...». E quindi le maggiori responsabilità sono in capo al concessionario, cioè Autostrade? «Chiaro, maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità (non intende dire penali, ndr). E io aggiungerei anche maggiori guadagni», afferma Cozzi, che rileva «una grande discrezionalità nelle scelte da parte del concessionario».

I reati e le pene previste
Qualche magistrato lamenta il fatto che i reati per cui si procede, il disastro colposo, l'omicidio colposo plurimo e l'attentato colposo alla sicurezza dei trasporti abbiano pene risibili. Il procuratore capo di Genova è d'accordo: «Per esempio, la pena del disastro va da uno a cinque anni. Un anno, come il furto in abitazione. E d'accordo che l'omicidio plurimo colposo può arrivare a un tetto più alto dei cinque anni, ma siamo pur sempre di fronte a un ponte che crolla e a quaranta persone che hanno perso la vita».