18 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Elezioni

Renzi sotto la «quota Bersani» tenta di convincere la sinistra: non farò governo con Berlusconi

In una lunga intervista a Repubblica il segretario dem spiega perché non vuole cercare l'alleanza con il Cavaliere

Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi
Il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi Foto: ANSA/FABRIZIO TENERELLI ANSA

ROMA - Il Pd non farà un governo con Berlusconi dopo le elezioni. Lo assicura Matteo Renzi in una intervista a Repubblica, "anche perché Berlusconi è bravissimo a camuffarsi - dice il segretario del Pd - in questa campagna elettorale sembra un passante». Berlusconi è Mister Spread e "sta ripromettendo le stesse cose del 1994 perché non le ha mai fatte. E le uniche promesse mantenute - dall'Imu all'Irap - gliele abbiamo realizzate noi. Io non contesto ciò che Berlusconi ha fatto: contesto ciò che Berlusconi non ha fatto». Nella lunga intervista, Renzi parla anche dei presidenti di Camera e Senato Grasso e Boldrini e della loro discesa in campo. "Dal punto di vista istituzionale è sorprendente: mi pare che i precedenti siano Irene Pivetti e Gianfranco Fini con risultati, se ben ricordo, non eccellenti. Sul piano politico - aggiunge Renzi - i miei auguri a Grasso e Boldrini per la loro avventura, il Pd è una comunità diversa, che va oltre i personalismi".

"E' tempo di partire con la campagna elettorale"
Da mesi il dibattito politico è avvitato solo sulla questione delle alleanze. Il Pd ha fatto e sta facendo un lavoro "molto generoso - guidato in modo impeccabile da Piero Fassino - per cercare di tenere aperte le porte a tutti». Adesso che mancano poche settimane alle elezioni, è tempo di partire con la campagna elettorale, annuncia Renzi. "Chi vuole starci è il benvenuto e avrà pari dignità. Chi se ne è andato avrà il nostro rispetto. Ma adesso si parte». "Rispettiamo chi ha deciso di non essere della partita ma noi saremo in campo: vogliamo mettere testa e cuore per vincere le elezioni. Perché pensiamo che questo serva all'Italia, non solo al nostro partito. Perché con noi l'Italia è cresciuta, con gli altri no".

"Ma quale solitudine del Pd?"
Il leader del Pd rileva poi che i giornali di queste ore sono pieni di messaggi "sulla presunta solitudine del PD. Sono gli stessi che dicevano che alla Leopolda mi avreste lasciato solo e che non sarebbe venuto nessuno: avete visto come è andata a finire». Poi un riferimento a Alfano e Pisapia che hanno deciso di non candidarsi. "Non capisco perché - scrive Renzi - se rinuncia Di Battista questo sia un gesto nobile e coraggioso, se rinunciano Alfano e Pisapia questo diventi una ritirata. Sarebbe più saggio avere lo stesso rispetto per tutti e tre». "Rinunce o non rinunce, il Pd avrà comunque come minimo un alleato al centro e un alleato a sinistra. E il contributo di queste liste sarà in molti collegi determinanti per strappare seggi al centrodestra, vedrete. Molti collegi infatti si decideranno sul filo di qualche centinaio di voti".

Renzi sotto la "soglia Bersani"
Un momentaccio per il segretario dem, visto che i sondaggi danno il suo partito ancora in calo nei sondaggi, attorno al 24,4%. Per la prima volta, sotto quota 25,43%, la tristemente nota percentuale ottenuta da Pierluigi Bersani alle ultime politiche. Si allarga la distanza tra Forza Italia e Lega, avanza M5s che è primo partito, continua a crescere Liberi e Uguali di Pietro Grasso, dato tra il 6,6% e il 7,6%, bel oltre la somma di Mdp-SI e Possibile. Sono questi i dati convergenti forniti da due sondaggi pubblicati da Repubblica e il Corriere della Sera, che segnala tra indecisi e non voto un astensionismo del 35,3. Secondo Repubblica, il movimento grillino da ottobre a oggi passa dal 27,6 al 28,7. Flessione, invece, per il Pd che, nello stesso periodo, cala dal 26,3 al 25. Avanti di un punto Forza Italia, che è al 15,2% e stacca la Lega: a ottobre Berlusconi e Salvini erano appaiati, attorno al 14%, oggi i 'lumbard' sono calati sensibilmente, sino al 13%. Stabile Fdi con il 4,8%. La nuova formazione guidata da Grasso avanza sino a raggiungere 7,6%. Il Sondaggio è stato curato da Demos&Pi per Repubblica. Dati analoghi anche sul Corriere della Sera: M5s sempre primo partito sale al 29,1%, il Pd cala al 24,5%. Anche qui Fi si allontana dalla Lega, raggiungendo quota 16,7%, con il Carroccio in calo, ora al 14,4%. Stabile anche qui Fdi, al 4,9%. Infine, Liberi e Uguali, come primo rilevamento si attesta bene al 6,6%.