Luigi Di Maio, capo di una nuova chiesa laica e universale
Non è vero che la nomina di Luigi Di Maio tradisce l’essenza del M5s: i continui cambi di rotta, etici e morali, sono prove che il fedele a cinque Stelle deve superare:

ROMA - Traditi i principi originari del Movimento 5 Stelle: la critica, dopo l’investitura di Luigi Di Maio a candidato premier, più o meno ruota intorno al principio della coerenza. Ma, un'organizzazione che si proclama liquida al punto tale da far convergere nello stesso punto appartenenze culturali opposte, non può che approcciare un modello di flessibilità ideologica estrema. Come scritto in un altro tempo, il M5s afferisce alla sfera della totalità, dove tutto è possibile: è possibile essere dei centri sociali come di Confindustria, è possibile essere comunisti e fascisti, e trovarsi nello stesso gruppo consigliare: un luogo dove ognuno vede la sua rivoluzione, la sua rivalsa, il suo cambiamento. Indubbiamente cade una delle caratteristiche migliori del M5s, ovvero l’essere un processo anziché un soggetto. Originariamente – è una caratteristica di tutte le masse della frustrazione – il M5s centrava la sua ideologia su un’ascetica eguaglianza, in cui la soggettività umana era preceduta da un insieme di regole che dovevano far emergere solo un oggettivo processo decisionale. Un sistema-sciame, teorizzato infinite volte e sempre caduto nella polvere: troppo faticoso, troppo poco aderente alle miserabili pulsioni umane. Rimane, perché oggettivamente fruttuoso, il marketing della post ideologia, al fine di attrarre tutti.
"Né di sinistra né di destra"
Il modello, pletorico finché si vuole, è vincente, ed evidentemente ha come obbiettivo la creazione di una democrazia dentro la democrazia: o meglio, di una democrazia totalitaria che lentamente sostituirà la democrazia fondata sulle differenze. Sia ben chiaro, non una dittatura: qualcosa di più simile a una chiesa universale. A cosa servono le organizzazioni politiche alternative, i famosi partiti, se essi sono già presenti all’interno di un unico soggetto? A nulla. Questo modello nasconde dietro una furbata lessicale, il famoso «né di destra, né di sinistra», un principio positivista: siamo sia di destra che di sinistra. Siamo tutto, perché siamo la casa di tutti.
Una nuova chiesa laica e universale
Questo, in prospettiva futura, svuota lo stesso Parlamento di ogni utilità. Quanto affermava Beppe Grillo, «vogliamo raggiungere il 100%», è quindi un passaggio di verità nella fantasmagorica narrazione cinque Stelle. E lo stanno facendo. Quindi non è vero che la nomina di Luigi Di Maio tradisce l’essenza del M5s: è ovviamente un passaggio inelegante perché mette a nudo che a comandare sono poche persone, per lo più oscure: ma in generale non tradisce il valore fondante, quello dell’universalizzazione. Vera, e nobile, invece la giustificazione secondo cui non hanno voluto fare fiction, anche se si tratta della pietra tombale dell’originario dogma «uno vale uno». Ma evidentemente il M5s che si pone come una nuova chiesa laica e universale, da quella cattolica attuale ha sussunto il principio per cui tutto va bene, tutto è degno di benedizione, anche e soprattutto le rotture con tutte le dottrine sostenute fino a mezz’ora prima. L’unico strumento per sopravvivere nei secoli e millenni è adeguarsi alla realtà. I continui cambi di rotta, etici e morali, sono prove che il fedele a cinque Stelle deve superare: in nome di un bene superiore, invisibile ma futuribile, rispetto il quale si deve avere una fede incrollabile. Cosa che fa sempre: il numero di coloro che si allontanano, se relazionato alle gigantesche capriole culturali di questi anni, è risibile. In tutto questo, che potere ha un papa a 5 Stelle? Guardando l’opera dell'amministrazioni a cinque Stelle nelle varie città si può dire che essi non vogliono alcun potere. Una sorta di pilota automatico centrato sul primato del pareggio di bilancio porta avanti il loro operato: mentre una battente campagna mediatica centrata su argomenti leggeri e simpatici indottrina i fedeli, sempre più numerosi.
Non metterti contro il monarca assoluto
E’ un passaggio strategico, che parte dalle ideologie, transita dalle narrazioni, e si conclude con l’attuale storytelling via social. In questo percorso la materialità si perde, la struttura, delegata al settore finanziario: il pilota automatico, il monarca assoluto che non può essere in alcun modo contestato. Regole sovranazionali, perdita di sovranità, debito pubblico e privato: questi sono i meccanismi strutturali che determinano la composizione della realtà. Il resto, la filosofia, il pensiero in quanto tale, è superato, roba vecchia. La proclamazione di un giovane senza alcuna esperienza di lavoro, senza un titolo di studio adeguato, a candidato premier – e molto probabilmente lo diventerà – è ovviamente sconcertante: ma ai fedeli piace così, e non si pongono alcuna domanda. Fanno bene, hanno capito che le leve di comando sono in ben altri mani, e, a meno che non si incontrino degli eroi disposti al martirio, la realtà rimarrà dittatoriale a lungo.
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