Firme false M5s a Palermo, 8 indagati. Grillo: gli indagati si sospendano dal Movimento
Bufera sul Movimento 5 Stelle di Palermo, dopo lo scandalo delle firme false delle Comunali 2012. E mentre la Procura indaga, si attende la linea dettata da Grillo

PALERMO - E' bufera sul Movimento 5 Stelle di Palermo, travolto dallo scandalo delle firme false presentate in occasione delle elezioni comunali del 2012. Almeno 8 persone, tra parlamentari e semplici attivisti, sarebbero indagate dalla Procura palermitana con l'accusa di violazione del Testo Unico per la composizione e l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali.
Le indagini
Il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il pm Claudia Ferrara ascolteranno gli indagati la settimana prossima, andando ad ampliare un quadro illustrato nei giorni scorsi da tre testimoni chiave. Tra loro la deputata regionale pentastellata Claudia La Rocca, che per prima ha rotto il muro di silenzio alzato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle dopo il servizio de «Le Iene».
La «confessione» di Claudia La Rocca
La Rocca ha riferito tutto quanto a sua conoscenza relativamente alla sera in cui, alla vigilia della consegna dei moduli con le liste elettorali, alcuni attivisti, poi divenuti esponenti del partito, si sarebbero ritrovati a copiare duemila firme raccolte nei giorni precedenti. Necessità dovuta al timore che un errore sul luogo di nascita di un candidato invalidasse tutte le firme. A denunciare per primo cosa avvenne quella sera nella sede del Movimento 5 Stelle è stato il professor Vincenzo Pintagro, attivista della prima ora, che già tre anni fa presentò un esposto che fu però archiviato. Indagine che, sulla scia del servizio de «Le Iene», è stata riaperta. Portando oggi agli 8 indagati.
Agevolazione alla candidatura alla Camera e al Senato?
I magistrati, infatti, non escludono che quella raccolta di firme ricopiate, e dunque non originali, sebbene non abbia portato all'elezione diretta di nessuno di quei candidati, abbia comunque agevolato la successiva candidatura alla Camera e al Senato, di altri attivisti che oggi ricoprono ruoli rappresentativi all'interno del Movimento guidato da Beppe Grillo.
Chi ne era a conoscenza?
Il deputato La Rocca, che ha annunciato ai colleghi di partito la volontà di sospendersi dall'Assemblea Regionale Siciliana, avrebbe fatto i nomi di quanti parteciparono o comunque sarebbero stati a conoscenza del «pasticcio» pentastellato. Fra loro, in particolare, vi sarebbero stati l'oggi deputata nazionale Claudia Mannino, l'assistente parlamentare e possibile candidata a sindaco di Palermo Samantha Busalacchi, oltre che il candidato a sindaco di Palermo nel 2012, Riccardo Nuti, oggi parlamentare nazionale, che sarebbe stato a conoscenza dell'accaduto. Prima dell'audizione, Claudia La Rocca, presentatasi spontaneamente dai magistrati, avrebbe informato Beppe Grillo, ma questa circostanza è stata negata dal comico genovese e dai vertici.
Commenti
Naturalmente la vicenda non ha tardato a sollevare duri commenti e reazioni da parte degli avversari politici. «La vicenda delle firme false di Palermo è grave in sè. Ma ancora più gravi sono le bugie dei vertici nazionali del movimento grillino che sapevano, sono gli stessi esponenti locali del m5s a sostenerlo, ma hanno fatto finta di nulla», ha detto il senatore del Pd Francesco Scalia. Parole a cui hanno fatto eco quelle della senatrice dem Valeria Cardinali: «E' facile gridare 'onesta" in piazza - ha detto -. Un po' più difficile, ora, è spiegare come mai a Palermo in occasione delle elezioni comunali il Movimento 5 Stelle abbia presentato delle firme false. E infatti su questa triste vicenda Grillo, Di Maio e Di Battista si arrampicano sugli specchi, negano e sminuiscono ogni cosa».
E ora Grillo detterà la linea
«Sarà Beppe Grillo a decidere: lui è il garante nazionale, ma prima bisognerà attendere che i magistrati concludano l’indagine per capire come sono andate le cose», ha dichiarato Giancarlo Cancelleri, leader dei grillini siciliani. Per lui sarà Grillo a dettare la linea su eventuali provvedimenti da prendere per iscritti al M5s coinvolti nell’inchiesta della procura di Palermo. «Certo che ci saranno conseguenze: tutti quelli che hanno sbagliato dovranno pagare, altrimenti diventiamo come il Pd», dice il deputato regionale alla fine della sua convocazione dai pm. «Non faremo sconti a nessuno – assicura Alessandro Di Battista a DiMartedì – perché siamo dei 5 Stelle».
Grillo: è l'oscar della stupidità, non riusciamo nemmeno a essere disonesti
Del resto, il leader dei pentastellati Beppe Grillo conferma la linea dettata dal post sul suo blog dello scorso ottobre, in cui ha definito il Movimento parte lesa della vicenda. Grillo ha promesso che si farà luce sull’accaduto e che tutti i colpevoli saranno messi alla porta. «La firma falsa è una firma copiata - ha sottolineato Grillo - è l’oscar della stupidità, noi non riusciamo nemmeno ad essere disonesti. In quella lista lì non è stato eletto nessuno». «Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell'indagine nei loro confronti a tutela dell'immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti», si legge sul blog di Beppe Grillo in un post scriptum a un commento sulla legge di bilancio. "L'avvenuta sospensione deve essere comunicata attraverso una mail all'indirizzo listeciviche@movimento5stelle.it».
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