19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Un clima da far impallidire Giulio Cesare

Roma, tutto quello che c'è da sapere sul caos che si sta abbattendo su Virginia Raggi

La revoca della nomina all'ex capo di gabinetto Carla Raineri; le dimissioni dell'assessore al Bilancio e dei dirigenti Atac e Ama; le indagini su Paola Muraro: tutti i guai di Virginia Raggi

Per il sindaco di Roma Virginia Raggi sono giornate al cardiopalma.
Per il sindaco di Roma Virginia Raggi sono giornate al cardiopalma. Foto: Shutterstock

ROMA - Sono giornate dure per Virginia Raggi, trionfalmente eletta a giugno sindaco della svenurata Capitale tra le file del Movimento Cinque Stelle. Prima, la revoca della nomina al capo di gabinetto Carla Raineri; quindi, le dimissioni a catena dell'assessore al Bilancio Marcello Minenna e di tre importanti dirigenti di Atac e Ama, le due aziende municipalizzate che si occupano di trasporti e rifiuti. E ora, l'ultima «bomba»: quando Virginia Raggi scelse l'assessora all'Ambiente Paola Muraro, già contestatissima per il suo compenso milionario a seguito della sua consulenza decennale in Ama, sarebbe stata perfettamente consapevole che c'era un'indagine in corso, o, per lo meno, ne sarebbe venuta a conoscenza in tempi brevissimi. Ma, per comprendere meglio la bufera che si sta abbattendo sulla sindaca pentastellata, è necessario ricostruire le ultime giornate di fuoco dell'amministrazione capitolina.

La revoca di Carla Raineri
Lo scorso giovedì, sono cominciati a soffiare venti avversi per Virginia, soprattutto dopo che, dalla sua pagina Facebook, alle 5 del mattino ha spiegato ai suoi concittadini di aver deciso di revocare la nomina al capo di gabinetto Carla Raineri, magistrato 61enne in aspettativa, a lungo giudice della Corte d’appello di Milano, dopo aver chiesto parere all'Autorità Nazionale Anti-Corruzione. Una decisione che ha provocato le dimissioni «a catena» dell'assessore al Bilancio Minenna e dei dirigenti Atac e Ama, gettando nella bufera la già azzoppata giunta capitolina.

Il dietro le quinte
Immediatamente, i media hanno cercato di ricostruire il «dietro le quinte» di uno spettacolo tanto imbarazzante per la Capitale e, soprattutto, per il Movimento Cinque Stelle, al suo primo vero banco di prova rilevante a livello nazionale. E hanno parlato di una contrapposizione che divideva il «duo» Raineri-Minenna da un lato, e Raffaele Marra e Salvatore Romeo dall’altro: il primo, 44enne vice-capo di gabinetto (e quindi vice della Raineri), che in passato ha lavorato per Gianni Alemanno al ministero dell’Agricoltura e per Renata Polverini alla regione Lazio; il secondo, 51enne capo della segreteria della Raggi, ex funzionario del Comune con competenza sulle aziende partecipate.

La solidarietà tra Raineri e Minenna
C’è chi giura che i nomi di Marra e Romeo siano comparsi in una lista consegnata dall’allora commissario provvisorio di Roma Francesco Paolo Tronca alla stessa Raggi, una lista che avrebbe dovuto indicarle le persone «disponibili a dare una mano a Roma, non per il Movimento, ma per aiutare la capitale a non affondare». Addirittura, la neo-sindaca avrebbe inizialmente respinto il nome della Raineri, accettando invece quello di Minenna, il quale, però, avrebbe posto come condizione necessaria per ricevere l’incarico la nomina a capo del gabinetto della stessa Raineri.

Raffaele Marra e Salvatore Romeo, i vicinissimi di Virginia
Raffaele Marra e Salvatore Romeo apparterrebbero invece al più stretto entourage della giovane sindaca, insieme al vicesindaco Daniele Frongia. Il quale, inizialmente, è stato nominato capo di gabinetto, salvo poi diventare vice della Raggi per la possibilità che la sua nomina fosse in contrasto con la legge Severino. Quanto a Marra, la sua vicinanza con la sindaca ha fatto molto discutere i pentastellati, viste le sue precedenti esperienze politiche con Alemanno. Tanto che per alcune interminabili ore i Cinque Stelle hanno fortemente temuto di ritrovarselo nuovo capo di gabinetto della «loro» Virginia.

Differenze di vedute
Secondo Repubblica, il «patatrac» è avvenuto proprio a causa di questo braccio di ferro dietro le quinte, e per la sostanziale mancanza di fiducia della Raineri  nel suo vice Marra. A spingere l'ex capo di gabinetto della Raggi a fare fronte comune con Minenna, sarebbe stato il tentativo di Romeo e Marra di mettere becco sulle partecipate. E a ciò si sarebbero aggiunte varie «differenze di vedute» tra Minenna e la stessa Raggi, non ultima la questione della riduzione degli stipendi: l’ex assessore al Bilancio avrebbe voluto mettervi un tetto di 76mila euro (fatta eccezione per il capo di gabinetto), mentre i fedelissimi della sindaca – Marra in testa – avrebbero rifiutato la proposta.

Il caso stipendi e la lettera all'Anac
Ed è proprio dal «dossier stipendi» che è si è abbattuto l’ennesimo ciclone sul Campidoglio. A metà agosto, tutti i quotidiani nazionali sbattevano in prima pagina lo stipendio annuale della Raineri, 193.000 euro, unendoci la sua dichiarazione infelice «Non sono venuta a Roma per fare beneficienza». Addirittura, il Corriere della Sera ha ipotizzato che lo «scoop» sia stato fatto trapelare dall’interno, come «colpo basso» di una «guerra strisciante». Qualche giorno dopo, una lettera proveniente dal Comune di Roma chiedeva all’autorità di Cantone di verificare la legittimità della nomina della Raineri. Lettera che, secondo alcuni quotidiani, sarebbe stata approntata proprio da Marra.

La scelta di Virginia
Il resto è storia: recente, ma storia. L’Anac ha spiegato  che la nomina e lo stipendio della Raineri debbano essere conformi all’articolo 90 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali (TUEL) ,e non all’articolo 110, come indicato dal Comune. E la Raggi, anziché riproporre la nomina della Raineri sulla corrette basi formali, ha scelto di revocarla. A chiudere (per così dire) la faccenda, ci ha pensato il dimissionario Minenna, il quale ha condiviso sulla sua pagina Facebook un articolo a firma di Sergio Rizzo apparso sul Corriere della Sera, che ha di fatto confermato la guerra intestina e il colpo basso subito.

Muraro indagata, e la sindaca sapeva
E ora, in questo caotico clima di ombre fosche, congiure e tradimenti in perfetto stile romano classico (da Giulio Cesare in poi), si aggiunge ciò che in Italia non manca mai: l’indagine in corso, sospetti reati in capo al politico di turno, e lo scandalo politico. Scandalo che, nel caso della Muraro, fa decisamente scalpore, visto che la linea del Movimento Cinque Stelle è sempre stato quella della più assoluta onestà. E invece, si scopre ora che la nomina dell’assessora all’Ambiente è avvenuta (o è rimasta) a prescindere da un’indagine per abuso d'ufficio e violazioni di norme sull'ambiente pendente sul suo capo.

Raggi difende l'Assessora
«Da Muraro mi ha garantito che non le è arrivato neanche un avviso di garanzia. Prima di giudicare vogliamo vedere le carte», si è difesa la sindaca. «Attualmente posso giudicare solo i fatti che conosco: la città è più pulita e l'Ama si è messa in moto. Se, però, dovessero emergere delle sue responsabilità, non avremmo dubbi su come muoverci». Una linea, insomma, non dissimile da quella in passato tenuta da altri partiti in vicende similari, e spesso duramente contestata dai pentastellati. Che ora, però, ostentano unità, cercando di tenere dietro le quinte le ovvie fibrillazioni interne.

La settimana che verrà
Ma la settimana che sta per iniziare sarà cruciale: per le nuove nomine, per il destino della Muraro e per l'annunciato e tanto discusso taglio degli stipendi dello staff della Raggi. Da Beppe Grillo, per ora, «solo» un sms di sostegno alla sindaca. Ma i colpi di teatro potrebbero non essere affatto terminati.