Roma, sfiorato l'accordo tra Salvini e Berlusconi. Per un pelo
Questa volta c'eravamo quasi: tutto sembrava pronto perché Berlusconi annunciasse il passo indietro di Bertolaso e convergesse sulla Meloni. Ma all'ultimo momento - come da copione - qualcosa è andato storto: e ora la situazione pare ancora più compromessa di prima.
ROMA - Sembrava ormai cosa fatta, e l'annuncio pareva imminente. Proprio oggi sarebbe dovuta essere la giornata del ricompattamento del centrodestra a Roma. Invece, qualcosa, all'ultimo momento, è andato storto. L'accordo che pareva imminente tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è irrimediabilmente saltato. E così, il centrodestra nella Capitale si ritrova impantanato nel caos che domina da mesi e che ormai abbiamo imparato a conoscere. Ma andiamo per ordine.
L'accordo sfiorato
Nelle ultime ore, si stavano moltiplicando le voci secondo cui Silvio Berlusconi avesse finalmente optato per il passo indietro che i suoi alleati auspicavano da tempo: e allo stop a Guido Bertolaso, sarebbe dovuto seguire l'endorsement a Giorgia Meloni - l'unica candidata di centrodestra che, secondo i sondaggi, è titolata a arrivare al ballottaggio con Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle -. Certo, i giornali parlavano anche di una sostanziale indecisione tra Meloni e Marchini, l'imprenditore che più di una volta ha «tentato» Silvio Berlusconi. Eppure, la convergenza sulla leader di Fratelli d'Italia pareva la scelta più conveniente, quella che avrebbe potuto garantire al centrodestra un futuro nella Capitale. Tutto era pronto per il grande passo: restava solo da concertare una dignitosa exit strategy per l'ex capo della Protezione civile, e poi si sarebbe potuto voltare pagina. Ma ancora una volta, qualcosa dev'essere andato per il verso sbagliato.
Il litigio
Pare addirittura che, per mettere a punto la strategia finale, Silvio Berlusconi avesse in programma una cena a Palazzo Grazioli: ospiti d'onore, ovviamente, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma, all'ora dell'aperitivo, i programmi sono fragorosamente saltati per aria. Il motivo? Una telefonata - o così pare - decisamente poco conciliante intercorsa tra Matteo Salvini e il Cavaliere, in cui quest'ultimo proponeva al leader della Lega di mettere in campo un'unica lista senza simboli di partiti. Una proposta che non è affatto piaciuta al Matteo meneghino,soprattutto perché l'ex faro del centrodestra aveva tentato di imporre le proprie condizioni in cambio del sostegno alla Meloni. Peccato che, si sa, al leader della Lega certi compromessi non piacciano: e l'episodio è bastato per far concludere con l'ennesimo nulla di fatto quest'ultimo tentativo di riavvicinamento. Secondo il Fatto, il commento di Salvini sarebbe stato icastico e definitivo: «Io di Berlusconi non ne voglio più sapere», avrebbe detto il leader leghista parlando con un collega di partito.
Gli scenari
Se così fosse - e cioè se Salvini davvero avesse chiuso con Berlusconi - la situazione del centrodestra si fossilizzerebbe sull'impasse. E non solo a Roma. Perché è vero che è soprattutto la Capitale a navigare in acque agitate, ma è altrettanto vero che le tensioni romane non possono che pesare anche a livello nazionale,scenario sul quale si prepara la sfida più importante. Una sfida - inutile negarlo - che richiede compattezza e idee chiare. Di certo, il primo risultato a risentirne sarà quello capitolino: ed è forse perchè lucidamente consapevoli di questa eventualità che i big azzurri considerano ormai all'unanimità un suicidio politico continuare a sostenere Bertolaso, che a fatica riuscirebbe a sfiorare il 6%. La la situazione è talmente disperata che c'è chi giura che alla fine l'ex capo della Protezione civile sarà comunque costretto a ritirarsi, e che Berlusconi si troverà dover a convergere sulla Meloni. Non senza gravi contraccolpi di immagine, e un significato simbolico a tutti evidente: il vecchio e ormai ex leader che si arrende ai giovani. Con tutte le implicazioni del caso.
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