18 aprile 2024
Aggiornato 23:30
L'intervista di Giorgia Meloni al Corriere della Sera

«Per Roma ci sarò sempre, ma non farò il sindaco»

Con un figlio in arrivo, Giorgia Meloni - reduce da giornate di attacchi e insulti per il suo lieto annuncio al Family Day - non se la sente. Non sarà lei a correre per il Campidoglio. Ma non è solo il nascituro a convincerla a rinunciare: anche in politica, la leader di FdI ha altri programmi

ROMA - E ora parla lei. Dopo giorni di attacchi e insulti sul web e in tv per la scelta di annunciare la propria gravidanza dall'agguerritissima piazza del Family Day, la leader di FdI Giorgia Meloni esprime il proprio scoramento in un'intervista al Corriere della Sera. A consolarla, racconta, è stato il suo compagno, l'autore Mediaset Andrea Giambruno (perché, sottolinea, «un uomo ce l'ho, non è stato lo Spirito Santo»). Che ha cercato di nasconderle i commenti più offensivi e fastidiosi. Solidarietà le è giunta dalla politica bipartisan: il premier Renzi le ha addirittura mandato un mazzo di fiori: «Mi hanno fatto molto piacere», ha dichiarato la leader di FdI. Vicinanza anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini, «Non c’è – ha detto – distanza politica che possa legittimare gli insulti a sfondo sessista dei quali in queste ore è fatta oggetto Meloni. Dopo il suo annuncio della prossima maternità si è levata contro di lei un’onda di volgarità, come troppo spesso in rete accade, in particolar modo contro le donne. La critica politica, anche la più aspra, non deve mai confondersi con lo squallore».

Il lieto annuncio al Family Day
Insulti e polemiche a parte, Giorgia Meloni esplode di felicità per il figlio in arrivo. Che spera sia maschio: «vengo da una famiglia di sole donne, sorella, nipoti, ho pure il cane femmina, vediamo se riesce il miracolo!». Ma al di là del sesso del nascituro, la leader di FdI tiene a chiarire le cose riguardo la critica che più l'ha bersagliata: quella, cioè, di manifestare per la «famiglia tradizionale», ma di essere incinta al di fuori del matrimonio. «Ma io non contesto il ddl Cirinnà sulla base di una convinzione etico-religiosa, non mi interessa se una coppia è sposata in Chiesa, civilmente, se non lo è, se convive o no. Io contesto la pretesa assurda di volere a tutti i costi un figlio come fosse un diritto acquisito, contesto il capriccio di chi — forte perché organizzato in gruppo, perché adulto, perché vota, perché spesso ha i mezzi per una fecondazione eterologa o una maternità surrogata — vuole decidere sulla pelle di bambini che non sono oggetti da creare a piacimento. Lo trovo un ipocrita sotterfugio per far passare come legali pratiche che non lo sono»

Nodo Capitale
E poi l'annuncio che tutti aspettavano: «Premetto: una gravidanza non impedisce a una donna di vivere pienamente la sua vita e il suo impegno, non è né deve essere vissuta come ostacolo, mai. Ma non c’è dubbio che una campagna elettorale che si concluderebbe al settimo mese per un mandato che ti impegna anima e corpo mentre nasce il tuo primo figlio, ti porta a pensare che non sia la strada giusta. Io sono disponibile a tutto per la mia città, che amo, a fare il capolista o qualunque altra cosa. Ma potrei candidarmi solo se non ci fosse nessun’altra soluzione possibile, solo come extrema ratio». Era già ampiamente nell'aria dopo sabato, ma c'era chi continuava a sperare. Invece, la parola definitiva è giunta: niente Campidoglio. Il Centrodestra per la Capitale dovrà trovarsi qualcun altro.

Considerazioni politiche e veti
Bertolaso? «Ha un ottimo curriculum, saprebbe certamente affrontare le emergenze di Roma. Unico dubbio i suoi processi — che pure da quanto capisco vanno verso l’assoluzione — potrebbero essere una formidabile arma nelle mani dei grillini. Dobbiamo riflettere». L'ex capo della Protezione Civile, insomma, stimatissimo da Berlusconi, non convince Meloni e Salvini per lo stesso motivo: i suoi guai con la giustizia. Che, indipendentemente da come si concluderanno, potrebbero pregiudicarne la credibilità, offrendo su un piatto d'argento ai grillini l'argomentazione giusta per distruggerlo già prima di cominciare. Che dire, invece, di Marchini, che peraltro si è dichiarato aperto alle primarie? «Le primarie sono la nostra richiesta da sempre, penso sarebbero un ottimo sistema, purché non solo a Roma, per far conoscere le proprie proposte, per rendere i possibili candidati — penso a Parisi a Milano — conosciuti ai cittadini anche quando non hanno una grandissima popolarità», risponde. «Ma parlo di primarie vere, non all’americana come le vuole Marchini: io voglio la gente ai gazebo, una testa un voto, non le scelte ristrette di gruppi di potere organizzati. E chi partecipa, deve schierarsi con il centrodestra».

Il futuro del centrodestra
Impasse Capitale, insomma. Ma Meloni non si scompone: «I candidati li troveremo, mancano ancora 5 mesi al voto. L’importante è non far prevalere gli egoismi di partito, perché checché ne dica Renzi questo voto sarà un test politico cruciale, e noi vogliamo vincerlo». Ma c'è chi dice che il lieto evento non sia l'unico motivo per cui la leader di FdI ha scelto di non correre per il Campidoglio. Lei, in qualche modo, conferma di aver avuto la preoccupazione «di non sguarnire la destra». Soprattutto ora che deve anche far fronte alla fronda di Azione Nazionale. E sulle primarie, Giorgia non fa mistero di non condividere le preoccupazioni del Cavaliere, ma nemmeno si impunta: «Ma cosa abbiamo da temere? Berlusconi sa bene di essere una risorsa spendibilissima per FI come sa che dovrà passare il testimone della guida del centrodestra. Niente primarie? Scegliamo un altro metodo. A me interessa un centrodestra unito, perché so che possiamo vincere». Ottimismo tipico di una madre in attesa, o lucida consapevolezza di una leader politica pronta a spiccare il volo? Ai posteri l'ardua sentenza.