28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
udienza generale in piazza san pietro

Giubileo, Papa Francesco spiega perché giustizia e misericordia non sono in contrasto

Nella Bibbia "si evita il ricorso al tribunale" e viene indicata piuttosto un'altra strada per arrivare alla salvezza

ROMA - «La Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si articola la realtà della misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. Ma di quale giustizia si tratta?». E' partito da questo interrogativo Papa Francesco nel corso dell'udienza generale in piazza San Pietro per spiegare la via che, secondo la Bibbia, libera gli uomini dal male.

La giustizia dei tribunali non vince il male
«Se pensiamo all'amministrazione legale della giustizia - ha detto Francesco - vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice in tribunale e chiede che venga fatta giustizia. Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena al colpevole, secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto. Come recita il libro dei Proverbi: 'Chi pratica la giustizia è destinato alla vita, ma chi persegue il male è destinato alla morte'. Anche Gesù ne parla nella parabola della vedova che andava ripetutamente dal giudice e gli chiedeva: 'Fammi giustizia contro il mio avversario'. Questa strada però non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. E' invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto. Ecco allora un altro modo di fare giustizia che la Bibbia ci presenta come strada maestra da percorrere.»

La misericordia è la strada indicata da Dio
Prosegue Francesco: «Si tratta di un procedimento che evita il ricorso al tribunale e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta facendo il male, appellandosi alla sua coscienza. In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo il proprio torto, egli può aprirsi al perdono che la parte lesa gli sta offrendo. E questo è bello, la persuasione, in questo modo il cuore si apre al perdono che gli viene offerto. È questo il modo di risolvere i contrasti all'interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dove l'offeso ama il colpevole e desidera salvare la relazione che lo lega all'altro. Non tagliare quella relazione, quel rapporto. Certo, questo è un cammino difficile. Richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c'è più, e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c' entra proprio il perdono e la misericordia».

Il confessore deve essere come un padre
«E' un cuore di padre che vogliamo incontrare quando andiamo nel confessionale: forse ci dirà qualcosa per farci capire meglio il male, ma nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre, un padre che ci aiuti a cambiare vita, un padre che ci dia la forza di andare avanti, un padre che ci perdoni in nome di Dio». Così Papa Francesco all'udienza generale in piazza San Pietro. «Per questo essere confessore è una responsabilità tanto grande perché quel figlio quella figlia che viene da te soltanto cerca di trovare un padre e tu prete che sei lì nel confessionale tu stai lì al posto del padre che fa giustizia con la sua misericordia». (Fonte Askanews)