30 marzo 2023
Aggiornato 07:00
In manette Luigi Tancredi

Videolottery «mafiose», arrestate 10 persone e il re delle slot

Il provvedimento è stato richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia della Capitale. Il business sarebbe servito a finanziare le cosche dell'Ndrangheta e dei Casalesi con 40-50mila euro al mese

ROMA - Depositi alle Antille Olandesi, server in Romania, videolottery ad Ostia e dintorni, password per gli utenti e guadagni fino ad oltre un milione e mezzo di euro al giorno per quello che si era inventato il sistema, l'imprenditore Luigi Tancredi, 50 anni, di Potenza detto il 're dello slot'. Erano questi i contorni del business che serviva, secondo gli inquirenti, per finanziare le cosche di 'Ndrangheta e dei Casalesi con 40-50mila euro al mese. Ora tutto questo è finito in una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 persone, compreso lo stesso Tancredi.

Gli uomini finiti in manette
Il provvedimento è stato richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia della Capitale, diretta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, sulle base degli accertamenti condotti dalla Squadra mobile della polizia e dallo Scico della Guardia di finanza. Gli altri arrestati sono: Antonio Boi, 36 anni; Itria Caschetto, 30; Alessandro Ciliberto, 38; Stefano De Dominicis, 49; Biagino Di Manno, 42; Nicola Femia alias Rocco, 54; Salvatore Ferrara alias Sasà, 44; Agnello Gargiulo, 46; Emiliano Giorgi, 37.

Una potente associazione a delinquere internazionale
A tutti gli indagati è contestata l'associazione a delinquere a carattere trasnazionale «volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco on line, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato».In poche parole lo ha spiegato Prestipino cosa significa, nel corso di un incontro con la stampa. «Avere i server in Romania e non avere limiti nelle puntate, proprio perché illegali permette guadagni a molti zeri, come è stato chiarito in questo caso».

Luigi Tancredi era «il re delle slot»
Luigi Tancredi è considerato il vertice dell'organizzazione criminale. A lui è contestata l'aggravante «mafiosa» poiché avrebbe avvantaggiato il clan dei Casalesi. Il tribunale ha disposto il sequestro di numerosi beni mobili ed immobili - è stato riferito - riconducibili direttamente o indirettamente ai principali indagati, per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali spiccano società che hanno tra i propri asset sale giochi e attività di ristorazione oltre ad autovetture, correnti e depositi bancari.

Il gotha delle cosche e i suoi affari
Nell'elenco dei soggetti coinvolti spicca il nome di Nicola Femia, importante boss della 'Ndranghetista che dalla provincia di Ravenna dirigeva, sul territorio nazionale ed estero, un'intensa attività illecita nel settore del gioco on line e delle videolottery. «Siamo in presenza del gotha delle cosche - hanno detto gli investigatori della mobile - da Marina di Gioiosa Ionica hanno allungato i tentacoli in diversi settori e sempre servendosi di imprenditori collusi». Tancredi è uno di questi. Già noto alle cronache - si aggiunge - è «risultato essere l'indispensabile cerniera tra gli interessi della criminalità organizzata nei forti guadagni derivanti dal gioco illecito ed il mondo della tecnologia informatica, in virtù delle sue capacità di realizzare 'chiavi in mano' risorse web dedicate al gioco online».

Il legame con le mafie
Tancredi - si aggiunge - è uno dei più noti imprenditori del settore economico della raccolta del gioco in rete ed è molto conosciuto in campo nazionale ed internazionale per aver avviato dei veri e propri casinò virtuali, molti dei quali, nella home page, contengono estremi di concessioni che sarebbero state rilasciate da autorità governative di Paesi caraibici, notoriamente considerati «paradisi fiscali». Tancredi, pur non essendo affiliato direttamente a nessun clan, si è rivolto a soggetti appartenenti ad organizzazioni di stampo mafioso per poter garantire una diffusione più rapida del suo «prodotto», consentendo agli stessi di ottenere ingenti guadagni illeciti ed aumentando i suoi stessi profitti.

Il tentato omicidio di Fabio Massimo Aragona
Le indagini sono state avviate dopo il tentato omicidio di Fabio Massimo Aragona, avvenuto ad Ostia il 18 aprile 2011. Dai controlli e dalle perquisizioni attuate in qull'ambito gli inquirenti hanno trovato traccia di una organizzazione che si serviva di un sito illegale per il gioco del poker online denominato 'dollaropoker'. «La struttura era così sofisticata e collaudata - hanno detto gli uomini dello Scico - che i guadagni potevano tornare in Italia anche attraverso accrediti sulle post-pay. Siamo in presenza di strutture capillari».

La rete del gioco on line
Secondo i pubblici ministeri Tancredi intratteneva rapporti diretti con i cosiddetti 'National', costituenti il livello più alto dell'organizzazione criminale. «Ai 'National' facevano quindi riferimento i 'Regional' che provvedevano al ritiro delle somme di denaro dai 'Distretti' i quali, a loro volta, provvedevano alla raccolta dai 'Club Manager', gli unici ad avere rapporti diretti con il player finale il quale, per accedere al gioco on line, doveva corrispondere in anticipo all'organizzazione una somma di denaro che veniva poi accreditata in un conto virtuale».

Le dichiarazioni dei «pentiti»
Il server di 'dollarpoker' che gestiva tutto era a Tampa in Florida, mentre in Romania aveva sede la società rumena «Dollarobet srl», ove fisicamente vi lavoravano sia il personale dell'assistenza al sito sia gli esperti informatici che avevano la possibilità di accedere direttamente sulla piattaforma digitale. Alle intercettazioni ed ai pedinamenti si sono aggiunte le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno confermato il forte interessamento dei clan camorristici per il settore del gioco illegale on line e la progressiva acquisizione del controllo di tale attività illecita su intere fette del territorio nazionale.

La lunga mano dei casalesi
I proventi delle attività venivano infatti versati mensilmente ai «casalesi» facenti capo a Michele Zagaria, Antonio Iovine e Francesco Schiavone. L'attività investigativa ha fatto emergere collegamenti con la 'ndrangheta per il tramite del pieno e diretto coinvolgimento di Femia, contiguo alla consorteria dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica. In una conversazione finita agli atti dell'inchiesta un 'picciotto' spiega e in qualche modo ammette: «Con il poker on-line guadagnamo più della droga e inoltre rischiamo molto meno».

(Con fonte Askanews)