Terrorismo, parla il vice questore: «Non siamo abbastanza pronti per il Giubileo»
Il vice questore Filippo Bertolami, che ha ben 24 anni di servizio alle spalle svolti tra le questure di Milano, Genova e Roma, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di DiariodelWeb.it. Con lui abbiamo parlato del pericolo attentati
ROMA - Ci siamo. Il Giubileo sta per iniziare. Papa Francesco aprirà la Porta Santa l'8 dicembre dando ufficialmente inizio all'Anno Santo. Ma siamo pronti? Dopo i fatti di Parigi, Roma si prepara a questo evento con animo tutt'altro che sereno. La paura degli attentati terroristici è quasi palpabile in giro per la città e la questione «sicurezza» presenta ancora delle forti criticità. Ne abbiamo parlato con il vice questore Filippo Bertolami, che è Dirigente sindacale PNFD - Polizia nuova forza democratica e ha ben 24 anni di servizio alle spalle, svolti tra le questure di Milano, Genova e Roma.
Qual è, oggi, la situazione «sicurezza» a Roma dopo i fatti di Parigi e con il Giubileo alle porte?
«Premesso che non esiste la sicurezza assoluta, ne' la perfezione nell'esecuzione dei servizi pianificati sulla carta, sicuramente il momento e' molto delicato e tutte le istituzioni appaiono iper-sensibili considerati, da una parte i concreti segnali minacciosi, dall'altra la sensazione di uno stato di inceppamento del sistema della pubblica sicurezza».
Lei aveva denunciato il mal funzionamento delle telecamere di sicurezza alla stazione Termini. E' migliorata la situazione? Le telecamere ora funzionano regolarmente e sono efficaci nel garantire la sicurezza dei cittadini?
«Alla prima prova di evacuazione purtroppo abbiamo registrato un grave malfunzionamento dei monitor nelle sale operative di Grandi Stazioni e della Polfer, oltre che l'inefficacia delle vie di fuga del Reparto operativo, per intenderci quello dove lavorano i colleghi che per primi devono intervenire in caso di emergenza. Nei prossimi giorni ci saranno altre prove presso la Stazione Tiburtina e di nuovo a Termini. Verificheremo se il sistema sarà stato reso più efficace, considerato che la videosorveglianza e i piani di evacuazione quando funzionano sono comunque un buon sistema di prevenzione».
Secondo Lei siamo pronti ad affrontare la minaccia terroristica?
«Non si è mai abbastanza pronti, ma in questo caso effettivamente il contesto sembra più preoccupante che mai».
E' vero che molti suoi colleghi sono costretti a fare il doppio lavoro perché percepiscono stipendi da fame?
«Gli stipendi negli anni sono stati pure adeguati, ma purtroppo attualmente ci sono ancora sperequazioni tra quanto si guadagna rischiando la vita sul territorio e le risorse umane, tecnico-logistiche e finanziarie impegnate per lavorare, ad esempio, all'interno delle 20 direzioni centrali del Dipartimento della pubblica sicurezza.»
E' possibile garantire un servizio adeguato in queste condizioni?
«Si può sicuramente fare meglio, soprattutto considerati i milioni di euro malgestiti negli ultimi anni per l'acquisto e la manutenzione di tecnologie poi non funzionanti in modo efficace.»
Di cosa avrebbe bisogno la Polizia per lavorare in maniera efficace e nel rispetto della sicurezza degli agenti?
«Maggior coordinamento, ma anche più trasparenza nelle forniture, in quanto gli utenti finali di quegli acquisti sono gli agenti sul territorio che ora si sentono indifesi».
Lei è stato reintegrato al lavoro questa estate dopo la sospensione dal servizio (adottata come provvedimento disciplinare nei suoi confronti per aver denunciato pubblicamente proprio il mal funzionamento delle telecamere di sicurezza della stazione Termini), si ritiene soddisfatto?
«Attendo giustizia»
Perché c'è stato tanto accanimento nei Suoi confronti, visto che simili provvedimenti disciplinari non erano stati adottati neanche verso i poliziotti coinvolti nei fatti della Diaz?
«Penso anche ai Dirigenti coinvolti nel caso Shalabayeva e a tanti altri di cui conosciamo le vicende giudiziarie e che compongono una classe dirigente ormai screditata sotto gli occhi di tutti».
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