28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Le accuse di Beppe Grillo

«Con la retorica dell'accoglienza nessuno prende colpe»

Il problema del nodo caldo dell'immigrazione, secondo Beppe Grillo, sta nel non ricercare le cause del problema: «Nessuno ne denuncia apertamente le cause che risalgono alla destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente da parte delle potenze occidentali»

ROMA (askanews) - «Meglio la retorica dell'accoglienza senza accollarsi alcuna colpa per l'esodo biblico che è in atto e che nessuno sa dove ci porterà». Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo, tornando a parlare del tema dell'immigrazione. «Il vecchio esempio - scrive Grillo - dello stolto che guarda il dito e non la luna che indica è una fotografia dell'Italia. Vengono presi in esame solo gli effetti senza mai esaminare le cause, né tanto meno denunciarle per non spiacere a nessuno. Gli effetti vengono poi chiamati "emergenze" e il gioco è fatto».

Le colpe dell'Occidente
Ad esempio, secondo il fondatore del Movimento 5 Stelle, «l' 'emergenza' profughi sembra sbucata fuori dal nulla, ma al di là della questione umanitaria, che va affrontata, nessuno ne denuncia apertamente le cause che risalgono alla destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente da parte delle potenze occidentali. Chi ha bombardato la Libia? Usa, Gb e Francia e anche noi grazie all'augusta benedizione di Napolitano. Chi ha distrutto l'Iraq e non è poi stato capace di insediare un governo che potesse se non governarlo almeno limitare i danni? Gli Stati Uniti. In Afghanistan, stessa storia statunitense con l'Italia nella parte degli ascari. Quanto ci costa la nostra presenza in Afghanistan? Gli americani stanno per sbaraccare e a noi toccherà la parte dei giapponesi sperduti nelle isole del Pacifico dopo la Seconda guerra mondiale».

La questione dell'Isis
«In Siria, incubatrice dell'Isis, ci sono tutti. Nessuno - conclude Grillo - nel governo e nelle varie istituzioni che si alzi in piedi e dica mai più guerre, mai più acquisto di cacciabombardieri, che condanni l'industria delle armi (soprattutto la nostra: un business che non conosce crisi e che consente all'industria militare di affermarsi tra le prime cinque produttrici al mondo. Tra il 2008 e il 2009, quando tutti i settori produttivi del made in Italy registravano tassi di crescita negativi, l'export di armamenti è cresciuto del 74%)».