25 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Il deputato della Lega contro i «sedicenti migranti che fanno capricci»

Fedriga (Lega): espelliamo immigrati irriconoscenti

Massimiliano Fedriga si è espresso contro i migranti che, a Udine, accampano pretese su alloggi e gettano cibo e vestiti nell'immondizia, macchiandosi di irriconoscenza. E lancia un appello per l'espulsione.

UDINE (askanews) - «A Udine clandestini accampano pretese sugli alloggi e gettano cibo e vestiti nell'immondizia. Odiosa irriconoscenza, devono essere espulsi a calci nel sedere o governo e Regione saranno complici di questo affronto alla nostra gente». Così il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga, deputato del Friuli Venezia Giulia, dopo le proteste dei richiedenti asilo a Udine. «Istituzioni, governo e Regione che permettono tutto questo stanno umiliando i nostri cittadini, che vivono la crisi, e mortificando madri e padri che non riescono a garantire il cibo ai loro figli. Stanno offendendo quelle persone che non hanno un tetto sotto il quale far vivere la propria famiglia».

Sedicenti migranti
«Questi sedicenti migranti dovrebbero essere riconoscenti e ringraziare. Senza dire nient'altro. Invece fanno i capricci - insiste Fedriga -: protestano perché vogliono essere alloggiati in hotel, perché vogliono almeno 10 lamette a testa per farsi la barba, perché il cibo non è di loro gradimento... Addirittura si lamentano del corso di italiano che, secondo loro, non è stato garantito, mentre gli operatori della Croce rossa confermano che è stato fatto ma solo 5 su 17 vi hanno partecipato e gli altri 12 invece giocavano a carte. Non solo: hanno anche gettato i vestiti ricevuti, come confermano sempre gli operatori della Croce rossa. Queste persone sono state in hotel a Lignano e poi a Forni Avoltri. Ora non accettano di essere trasferiti in una struttura che non sia un albergo o un camping. Adesso basta! Ridiamo dignità ai nostri cittadini, utilizziamo le risorse per garantire una risposta alla loro necessità. Basta accoglienza buonista che sta rendendo i nostri territori invivibili e insicuri. Prima la nostra gente».