«Non confondiamo la teoria gender con la lotta alla discriminazione»
Giorgia Meloni torna a puntare l'attenzione sulla «teoria gender» e il rischio che si corre nel confondere la questione con il contrasto alla discriminazione. Meloni interroga il ministro dell'Istruzione Giannini: «Sono altri i problemi della scuola»
ROMA - Due le richieste avanzate dal milione di persone in piazza San Giovanni a Roma per il Family Day: «Valorizzare e difendere la famiglia», del tutto «abbandonata da questo Governo», e porre la giusta attenzione su una tematica tanto importante quanto sottovalutata, quella della «diffusione della cosiddetta teoria del gender nelle scuole di ogni ordine e grado». Così Giorgia Meloni continua a tenere puntati i riflettori sulla questione gender, e lo fa in occasione di un'interrogazione al ministro dell'Istruzione Stefania Giannini.
Il rischio della confusione sul tema
La risposta del presidente di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale alla ministra si concentra sull'importanza della lotta ad ogni tipo di discriminazione. Il nodo, però, è comprendere – spiega Meloni – che la questione è di estrema delicatezza e si rischia di cadere in confusione: quello in atto è un vero e proprio «tentativo di imporre a bambini di tre, quattro, cinque o sei anni delle ideologie legate ai loro presunti e futuri orientamenti sessuali», spiega il leader di FdI. Combattere le varie forme di discriminazione è possibile oggi anche e soprattutto attraverso la scuola, ma è necessario che si capisca che il punto di partenza è sta nel «rispetto delle differenze», non di certo nel loro «annullamento».
Sono altri i problemi della scuola italiana
Giorgia Meloni insiste sul concetto di differenza e, replicando alla Camera nel corso del question time al ministro dell’Istruzione Giannini, afferma che è errato essere convinti di contrastare la discriminazione «insegnando ai bambini che non hanno una differenza sessuale». Come continua il presidente di Fratelli d'Italia, è sbagliato trasmettere ai bambini la nozione che «il genere non c’entra nulla con la sessualità biologica» e che si ha la possibilità di scegliere «tra cinquanta opportunità illustrate in un opuscolo distribuito nelle classi». Sono altri – ribadisce il leader di FdI-An – i problemi a cui il governo dovrebbe guardare per rendere più efficiente la scuola italiana.
Giannini: non è prevista nessuna 'teoria gender'
La titolare del ministero dell'Istruzione, Stefania Giannini, contraddice, però, Giorgia Meloni, affermando invece che non è prevista alcuna introduzione della cosiddetta 'teoria gender', «che ha un contesto culturale diverso e che non ha nulla a che fare con le linee del governo». Il ministero dell'Istruzione, anzi, si impegna a promuovere nelle scuole iniziative che abbiano come intento quello di prevenire «ogni tipo di violenza e discriminazione, anche con riferimento specifico al tema della discriminazione sessuale, dell’omofobia». Nulla a che fare col gender, specifica Giannini. Rispondendo alle interrogazioni di Meloni e Fabio Rampelli, il ministro evidenzia che la 'teoria del gender' «non coincide la cultura inclusiva e solidale che viene espressa nelle linee del governo», che invece si rifanno ai trattati internazionali e ai modelli di educazione applicati negli altri Stati membri dell'Unione europea.