8 maggio 2024
Aggiornato 04:30
I governatori: il nord sta già facendo la sua parte

Maroni e Zaia contro Alfano: No a nuovi immigrati

Il ministro dell'Interno ha chiesto a Veneto e Lombardi 7500 nuovi posti di accoglienza per immigrati, in modo da sgravare le regioni del Sud Italia. I governatori della Lega nord rispondono con un «no granitico» alla circolare mandata dal Viminale

ROMA - Angelino Alfano ha disposto nuovi arrivi nelle regioni del Nord. Sono stati richiesti, infatti, 7500 nuovi posti a Veneto e Lombardia. I rispettivi governatori, però, non ci stanno e ribadiscono il loro «no» secco all'accoglienza di altri immigrati. Secondo il ministro dell'Interno, i nord ospita molti meno profughi rispetto alle regioni meridionali, indi per cui sarebbe necessario che i territori si facessero carico di questa responsabilità.

«Al mittente l’ultimatum del governo»
La risposta della politica è arrivata celere. Il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, punta il dito contro il ministro dell'Interno. Secondo il governatore, la circolare in cui Alfano chiede l'accoglienza di nuovi profughi sarebbe «illegittima anche da un punto di vista giuridico» e la motivazione è semplice: nella circolare si parlerebbe di «immigrati clandestini» e non profughi, dunque sarebbe in corso la violazione della legge che vuole che gli immigrati clandestini vengano accolti «nei centri di identificazione ed espulsione e non negli alberghi». A detta del governatore lombardo, sul territorio regionale vi sarebbe già un numero eccessivamente alto di immigrati, dunque respinge «al mittente l’ultimatum del governo» e invita i sindaci lombardi a fare lo stesso, «perché le strutture devono essere a disposizione dei lombardi e non dei clandestini».

Alfano pronto ad inondare il nord di immigrati
Sentenza altrettanto dura anche dal Presidente della Regione Veneto. Luca Zaia, da pochissimi giorni rieletto alla guida della regione, conferma quanto dichiarato già prima delle votazioni: il Veneto non è disposto ad ospitare nessun altro immigrato. Zaia si dice convinto che non vi erano dubbi sul fatto che, una volta terminata la fase elettorale, il ministro dell'Interno avrebbe ricominciato ad «inondare il territorio di immigrati, e le Istituzioni di circolari ultimative». Ma ribadisce: «Non serve a nulla», perché il no della regione Veneto a nuovi arrivi «era e resta totale, li impongano pure, li mettano nelle topaie delle caserme dismesse, ma se ne assumeranno anche tutta la responsabilità, umana e sociale».

Il «no granitico» del Veneto
Come Maroni, dunque, anche il governatore del Veneto «rispedisce al mittente» la circolare arrivata dal Viminale. «Il nostro è stato e resta un no granitico», continua Zaia, che spiega come la Regione Veneto abbia già dato ospitalità a 514 mila immigrati regolari «che si sono integrati e che che ora, con 40 mila disoccupati, scontano la profonda crisi economica al pari dei nostri cittadini». Il governatore veneto accusa ancora il ministro degli Interni Alfano, affermando che questi era del tutto a conoscenza della realtà dei fatti, Alfano «ha sentito con le proprie orecchie il no del Veneto anche nell’ultimo recente incontro». Solo un terzo dei migranti sono profughi, due terzi sono «normali migranti» e di questi ben 514mila sono in Veneto, «terzo in classifica in Italia».

Possibile che si requisiscano strutture per accoglienza
La circolare trasmessa dal Viminale ai prefetti, all'indomani delle elezioni amministrative, presume lo smistamento di un numero massiccio di immigrati proprio nelle regioni di Lombardia e Veneto, con urgenza. Se le regioni in questione non dimostrassero la loro disponibilità a sgravare Sicilia, Puglia e Campania dai nuovi arrivi, si potrebbe procedere a requisire strutture per permettere l'arrivo dei richiedenti asilo.