26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La Lega dopo la scoperta a Brescia di una cellula che reclutava terroristi

Divina: «Ora lo avranno capito che abbiamo l'Isis in casa?»

Dopo l'arresto, a Brescia, di tre persone accusate di reclutamento e instradamento verso le milizie dell'Isis, al DiariodelWeb.it parla il senatore Sergio Divina. Che osserva come tanti giudici e magistrati (come la Forleo) non rispondono con eccessiva intransigenza di fronte a potenziali terroristi, e chiede che, specialmente intorno a luoghi sensibili, si schieri l'esercito.

ROMA - L'ultimo fatto di cronaca, dopo l'attentato di Tunisi, che ha fatto piombare il Paese nella paura è l'arresto di tre persone, a Brescia, accusate di essere membri di una cellula di reclutamento dell'Isis. L'operazione, portata a termine a seguito delle indagini della procura di Brescia, ha scoperchiato un sistema di reclutamento di aspiranti combattenti che sarebbero stati instradati verso le milizie dell'Isis, gestito da due albanesi e un marocchino di seconda generazione con cittadinanza italiana. Pare che le persone arrestate fossero in contatto con Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani che si troverebbe attualmente in Siria. Secondo Sergio Divina, senatore della Lega Nord, questo sarebbe l'ennesimo segnale del pericolo che stiamo correndo: «Siamo preoccupati. E' brutto fare le cassandre, ma lo abbiamo detto mille volte, e messo in guardia dai grandi e piccoli emulatori», afferma al DiariodelWeb.it.

DIVINA: L'INTEGRAZIONE E' IMPOSSIBILE - «Dobbiamo dire grazie ad Alfano, grazie al quale per un anno siamo andati noi a prenderli con tanto di servizio taxi, dato che Mare Nostrum è stato un incentivo agli arrivi dei migranti». E tra i migranti, per Divina, potrebbero nascondersi terroristi o aspiranti tali. «In questo caso, è coinvolto nell'arresto un marocchino di seconda generazione con cittadinanza italiana, e questo vuol dire due cose: innanzitutto, che l'integrazione non ci sarà mai. Parigi insegna: erano tutti immigrati di terza generazione. Nel nostro caso, abbiamo tanti immigrati di seconda generazione che sono italiani, perché abbiamo riconosciuto loro la cittadinanza, ma che non si sentono tali. Si sentono avulsi dal sistema», dichiara il senatore leghista.

QUELLA SENTENZA DEL GIUDICE FORLEO - «Seconda preoccupazione», aggiunge Divina: «che non si ripeta un caso Forleo II». Il senatore si riferisce in particolare alla sentenza del 2005 del giudice Clementina Forleo, che assolse tre islamici dall'accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale, distinguendo «attività violente o di guerriglia in contesti bellici» - definite legittime - da azioni terroristiche. In quel caso, il giudice aveva ammesso che gli imputati «avevano come precipuo scopo il finanziamento, e più in generale il sostegno di strutture di addestramento paramilitare site in zone mediorientali», ma aveva anche sottolineato come la finalità terroristica - e non di legittima guerriglia in contesto bellico - non fosse assolutamente provata. «Era un caso simile a quest'ultimo, era arruolamento di bacini terroristici internazionali, dove ha lavorato la polizia, hanno lavorato il procuratori e un giudice ha derubricato tutto a resistenza legittima legata a situazioni belliche nel Paese d'origine», afferma Divina. Un caso, secondo il senatore del Carroccio, «aberrante, perché la polizia lavora, le procure raccolgono prove, si arriva ad arrestare persone che reclutano altri terroristi per fare attentati contro il tuo esercito, quello italiano, e un giudice italiano decide che non c'è pericolo. Speriamo che questa vicenda non caschi in mano a un giudice come la Forleo», osserva l'esponente della Lega.

IL SENATORE: I MAGISTRATI SPESSO VANIFICANO L'OPERATO DELLA POLIZIA - Come possiamo difenderci, dunque, dalla minaccia? Per il senatore, «non abbiamo tante strade. C'è la via preventiva, ma ormai l'abbiamo persa. Con i decreti di espulsione forse sarebbe troppo comodo per i potenziali estremisti: i primi erano inviti ad andarsene - e immaginiamo l'effetto che potevano sortire -; i secondi decreti, però, gli stranieri hanno imparato ad impugnarli davanti ai tribunali italiani, in cui molti giudici ritengono poco credibile che terroristi si confondano con clandestini, rischiando di morire per arrivare nel nostro Paese. Poco credibile?», si chiede Divina, «Assolutamente credibile, invece. Questi terroristi si fanno saltare in aria per la causa, per loro la vita non conta nulla. Figuriamoci se non sono disposti ad attraversare un pezzo di mare, soprattutto sapendo che la nostra Marina  li viene a recuperare. Nonostante tutto, abbiamo magistrati riluttanti su questo fronte e che vanificano il lavoro della polizia. Questa è la preoccupazione principale».

SCHIERIAMO L'ESERCITO - Per il resto, Divina ritiene che, perso il«treno» della via preventiva - un completo blocco degli sbarchi -, non ci sia una «ricetta» particolare per difendersi da azioni terroristiche. «Stare sempre all'erta, specialmente in zone sensibili; in più, sarebbe il caso di schierare i militari, perché più agenti abbiamo, specialmente nei siti a rischio, più sicuri saremo». In attesa che la Comunità internazionale decida la strategia da seguire.