Bernini: «Imu agricola? Patrimoniale al contrario che penalizza il Made in Italy»
Con 272 voti a favore, 153 contrari e 15 astenuti, la Camera approva la legge sull'Imu agricola. Il decreto è volto ad annullare quello precedente ministeriale con cui si era ristretto il numero dei dei comuni montani esentati. Per il deputato del Movimento 5 Stelle non è abbastanza: «Noi critichiamo proprio all'origine l'istituzione di questa Imu sui terreni agricoli, uccide il Made in Italy».
ROMA - «L'Imu sui terreni agricoli, quindi la tassa sulla terra, è stata sostanzialmente istituita con il dl 66 competitività per trovare una parte del gettito per coprire gli 80 euro del bonus Irpef, questa è la realtà». Massimiliano Bernini, deputato del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei deputati, commenta, in un'intervista rilasciata al DiariodelWeb.it, la legge sull'Imu agricola, approvata dall'Aula della Camera con 272 voti a favore, 153 contrari e 15 astenuti.
AUMENTA IL NUMERO DI COMUNI ESENTATI, MA NON BASTA - Il decreto è volto ad annullare quello precedente (DM 28 novembre 2014) con cui si era ristretto il numero dei comuni montani esentati.«Ovviamente – spiega Bernini – prima di allora si pagava l'Imu sui terreni agricoli, ma c'erano dei criteri in vigore che erano quelli di una circolare del 1993 che esentava gran parte dei comuni italiani. Questo decreto che è stato convertito la settimana scorsa allarga il numero dei comuni che sono esentati rispetto, però, ai criteri del DM 28 novembre 2014, che, invece, esentava soltanto 1500 comuni circa. Lo ripeto: Sicuramente il provvedimento aumenta il numero dei comuni esentati: visto che i comuni che si trovano in area montana, passano da 1.498 a 3.546; mentre i comuni parzialmente montani saranno 655. Noi critichiamo proprio all'origine l'istituzione di questa Imu sui terreni agricoli, anche perché lo scopo è quello di trovare il gettito per un bonus Irpef, quindi per una palese marchetta elettorale del governo Renzi, e che poi, di fatto, non ha giovato minimamente al benessere dei cittadini e al rilancio dell'economia nazionale».
IL DANNO E LA BEFFA - Come sottolinea il portavoce Bernini, quella messo in atto dal governo Renzi è una norma che va a danneggiare fortemente i piccoli agricoltori. E lo fa in un momento particolarmente delicato che è quello dell'Expo 2015. L'esaltazione dell'importanza dell'agricoltura in un Paese come il nostro avviene, quindi, solo in maniera prettamente mediatica, mentre, nei fatti, il governo affossa un settore basilare come quello dell'economia legata alla terra. «È una patrimoniale al contrario – spiega il deputato pentastellato –. Anche perché gran parte delle aziende agricole italiane – e parliamo di percentuali molto alte, quasi il 95 per cento – è condotto da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali, i cosiddetti Cd e Iap. Quindi si va a colpire loro. Poi, soprattutto, in un anno che è quello dell'Expo, durante il quale si dovrebbe rilanciare l'agricoltura si attuano misure repressive come la nuova imposta sulla terra. Anno nel quale all'agricoltura viene riconosciuta l'importanza per tutto il sistema Paese, perché potrebbe essere uno strumento di rilancio dell'economia, grazie all'effetto volano che si potrebbe creare. Noi diciamo: oltre al danno anche la beffa. Il danno perché si colpiscono gli agricoltori e si colpisce la terra; la beffa perché questo accade proprio nell'anno dell'Expo, durante il quale all'agricoltura viene dato un posto di primaria importanza nel dibattito pubblico», continua Bernini.
IL COLPO DI GRAZIA AL MADE IN ITALY - Il deputato del Movimento 5 Stelle riporta, inoltre, la voce di una fetta sostanziale di agricoltori che, costretti a pagare la tassa sulla terra, dovranno ricorrere alla Politica agricola comune, quella atta a promuovere l'agricoltura a livello europeo, non a tappare i buchi di una politica affossatrice. «Viene colpito proprio il tessuto produttivo del nostro Paese – spiega il portavoce Bernini –. Poi c'è un altro elemento assurdo: molti agricoltori denunciano il fatto che per poter pagare questa Imu sui terreni agricoli saranno costretti ad utilizzare i fondi Pac, gli aiuti diretti, che invece hanno un altro scopo, un altro obiettivo, che è quello di rendere competitiva l'agricoltura italiana nell'ambito del quadro europeo. Quindi è un gioco forza: gli agricoltori saranno costretti ad utilizzare gli aiuti diretti per pagare un'imposta, poi i prodotti italiani saranno meno competitivi. Quindi non ci lamentiamo se la nostra agricoltura fa fatica a penetrare altri mercati, europei ed extraeuropei, visto che i nostri prodotti sono sempre meno competitivi perché i più tassati». Un danneggiamento diretto all'economia e al Made in Italy:«Certo, è ovvio. Perché quando vai a formare il prezzo finale del prodotto, anche dei prodotti di qualità IGP, STG e DOP, ovviamente saranno prezzi finali più alti rispetto ai prodotti di qualità degli altri Paesi, importati».
LA COPERTURA PER QUEGLI 80 EURO - «Noi siamo contrari assolutamente a questa Imu sui terreni agricoli: per noi si dovrebbe tornare almeno ai criteri del 1993. Criteri che esentavano la maggior parte dei comuni italiani, e in vigore fino al 2014. Poi col dl 66, quindi con il decreto competitività, Renzi promette gli 80 euro e per trovare i soldi, le coperture di questi 80 euro, stabilisce dei criteri che praticamente esentavano pochissimi comuni. Poi ci sono stati una serie di ricorsi da parte di comuni, dell'Anci, dell'Uncem, e il governo è stato costretto ad emanare questo decreto, quello che è stato convertito la settimana scorsa e che aumenta il numero degli esenti. Per noi, però, questa misura ancora non è sufficiente, perché oltre alle ragioni sopra esposte la terra non si tassa», conclude il deputato Bernini.
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