Fraccaro: Sul conflitto di interessi PD e Berlusconi hanno interessi comuni
E' sempre più calda la questione della legge sul conflitto di interessi. Le promesse non mantenute di Renzi pesano oggi più che mai, alla luce del successo del patto del Nazareno stretto col leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Cosa c'è dietro? Per il grillino Riccardo Fraccaro «c'è un accordo di non belligeranza tra le opposizioni» per conservare spazi politici, interessi e lobby.
ROMA - È delicata e controversa la questione della legge sul conflitto di interessi. Il senatore Pd Massimo Mucchetti – in un'intervista rilasciata a La Repubblica – afferma che il suo emendamento all'Italicum per supervisionare le situazioni di conflitto di interesse dei parlamentari è stato escluso dalla presidente vicaria Fedeli, «perché estraneo alla materia». La normativa vigente risale agli anni '50 e «consente ad esempio a Berlusconi di essere eleggibile perché è padrone senza cariche». E conclude l'intervista sostenendo: «Mi domando se quanto accaduto ha a che vedere con la necessità di non dispiacere a Berlusconi». A commentare la situazione di stallo sul conflitto di interessi, in un'intervista rilasciata a DiariodelWeb.it, è il deputato Riccardo Fraccaro, del Movimento 5 Stelle.
Dopo il super patto del Nazareno, consumatosi mercoledì, sarà possibile vedere la legge sul conflitto di interessi?
«La risposta è scontata e provocatoria», afferma il deputato M5S. «In realtà non sarà possibile vedere una legge sul conflitto di interessi non perché oggi ci sia un patto del Nazareno, ma perché da venti anni c'è un accordo di non belligeranza tra le opposizioni. Il loro scopo è di conservare il loro spazio politico e quindi un'alternanza ed evitare che entrino in parlamento nuove forme politiche che, invece, possano cambiare e migliorare la situazione del Paese. Il loro scopo è la conservazione del potere ed hanno deciso fin dall'inizio di non farsi la battaglia. In realtà, c'è da dire che il conflitto di interessi non riguarda solo Silvio Berlusconi. Il Pd non ha mai toccato il conflitto di interessi non semplicemente perché non voleva toccare gli interessi economici di Silvio Berlusconi, ma perché il Pd stesso, i rappresentanti del Pd sono in conflitto di interessi», spiega Fraccaro. «Si tratta di un interesse di fatto a non fare certe norme che il Paese aspetta da vent'anni. Io ricordo che quando Renzi fece la campagna elettorale delle primarie contro Bersani accusò il Partito democratico di aver fallito quando pur avendo la maggioranza e pur avendo vinto le elezioni non era riuscito a risolvere la questione del conflitto di interessi. Promise che in caso di vittoria avrebbe scritto e fatto approvare questa norma nei primi cento giorni. Sono passati molto più di cento giorni e del conflitto di interessi non si vede nemmeno l'ombra», sostiene il deputato. «Anzi, addirittura nell'ottobre del 2014 noi del Movimento 5 Stelle siamo riusciti a portare il conflitto di interessi in aula e Renzi lo ha fatto scrivere il testo votato dal Pd in commissione, l'ha fatto scrivere per poi affossarlo in aula, dicendo che non aveva coperture. Cioè si sono scritti un testo senza coperture e con la scusa che non avevano le coperture l'hanno rimandato in commissione affossandolo del tutto. Siamo di fronte a due partiti, un'unica grande forza politica che tutela solo interessi e lobby e prende in giro costantemente gli italiani. Sta prendendo in giro grazie anche a un'informazione non del tutto libera – e non lo diciamo noi, ma organi di informazioni internazionali, ONG che si occupano di studi nel settore – è una stampa non libera a disposizione di un sistema politico marcio», conclude il grillino.
Come dovrebbe essere una legge sul conflitto di interessi?
«Questa legge deve essere innanzitutto percorribile. Già esiste una legge – è del 2004 di Berlusconi e mai modificata dalla sinistra –, che è inefficace perché la prova del conflitto di interesse è talmente diabolica da essere impraticabile. E questo lo dice l'Agicom, lo dice l'Antitrust, gli organi indipendenti italiani che dovrebbero occuparsi di applicare la legge e in commissione ci hanno rivelato come questo risulti impossibile. Quindi dovrebbe essere innanzitutto modellata sui migliori esempi europei e impedire che una persona possa sedere in parlamento e avere interessi legati ai suoi monopoli, essere commissionaria di mezzi di comunicazioni nazionali o avere rapporti con la pubblica amministrazione. E soprattutto è necessario che il conflitto di interessi venga accertato da organi indipendenti che possano poi applicare la sanzione senza poi dover chiedere il permesso per autorizzazioni del parlamento che è legata ovviamente a dinamiche politiche», sottolinea Riccardo Fraccaro.
Il fatto che non ci sia, cosa comporta?
«Il fatto che non c'è impedisce al parlamento di prendere decisioni che siano nell'interesse della collettività e non nell'interesse di singoli privati», spiega il grillino. «Spesso l'interesse del concessionario o del monopolista non coincide con quello della collettività. Quindi siamo di fronte ad un parlamento che quando deve prendere una decisione si spinge sempre dalla parte dei pochi e non dei molti. E lo vediamo poi quando guardiamo le nostre tasche. Si tratta di perdita di soldi materialmente da parte dei cittadini, il conflitto d interessi porta a diminuire la ricchezza degli italiani, a impoverire gli italiani. Favorisce a trasferire la ricchezza da molti a pochi – afferma Fraccaro – e ad aumentare il divario nella società a cui stiamo assistendo e a dirlo sono i dati macroeconomici. Aumenta la distanza tra i ricchi e i poveri: la classe media si sta impoverendo e la classe alta si sta arricchendo. In svizzera si sono riuniti organi internazionali e Ong e hanno affermato come ormai nel mondo e in occidente questa dinamica del trasferimento di ricchezze alla classe alta ha allargato la forbice, tant'è che nel 2016 l'1% della popolazione mondiale avrà più del 50% della ricchezza mondiale. E l'Italia sta seguendo questa dinamica», conclude il deputato del Movimento 5 Stelle.