29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Una brutta abitudine della casta

Giulia Grillo (M5S) denuncia: Di Stefano usava scorte illegittime. E tanti prima di lui

La deputata cinque stelle ha presentato un'interrogazione parlamentare sul caso delle scorte illegittime utilizzate da Marco Di Stefano, deputato del Pd accusati di tuffa, corruzione e falso e indagato per abuso d'ufficio. Ma prima di lui, anche Mokbel e Scajola ne avevano fatto uso spregiudicato. Una brutta abitudine della casta coinvolta nel malaffare, che pesa sulle tasche dei cittadini onesti

  ROMA - Coinvolgimento nella truffa all'Ente di previdenza dei medici; tangenti in cambio di appalti tra il 2008 e il 2009, in un giro mastodontico di buste bipartisan; accusa di corruzione e falso, e indagine a carico per abuso d'ufficio, con l'ipotesi che abbia pilotato alcune commesse della Regione Lazio: il curriculum del deputato Pd Marco Di Stefano, già assessore al Demanio e Patrimonio della Regione Lazio, non ha molto da invidiare a quello dei tanti altri politici che nel malaffare ci sguazzano agilmente, proprio nei giorni in cui l'inchiesta romana scoperchia un sistema marcio fino al midollo. Un curriculum, quello di Di Stefano, arricchitosi, nelle ultime settimane, di nuovi dettagli importanti: come quello delle scorte illegittime di forze dell'ordine, denunciate nell'interrogazione parlamentare della deputata M5S Giulia Grillo.

PRECEDENTE ILLUSTRE: MOKBEL - «Entro un mese», fa sapere la parlamentare citando un articolo del Corriere della Sera, «il fascicolo potrebbe essere chiuso con la richiesta di rinvio a giudizio, svelando nuovi e inediti retroscena. Uno è già noto: nei suoi viaggi per arrivare oltreconfine il parlamentare, ex poliziotto, si faceva scortare dai suoi amici delle forze dell'ordine». Eppure, il fenomeno delle scorte illegittime non è nuovo, e non riguarda solo Di Stefano: ​"già nel 2010 erano emersi fatti anomali con Gennaro Mokbel, come riportato dal Corriere della Sera del 7 marzo 2010 con la pubblicazione di uno spezzone di una intercettazione desecretata 'Tu calcola che ne pago 80 su Roma, delle forze dell'ordine'... Un mito criminale, Gennaro Mokbel: il faccendiere nel carcere di Regina Coeli, arrestato nell'inchiesta sul riciclaggio che coinvolge Telecom Sparkle e Fastweb, così si vantava con un amico in una conversazione intercettata dai carabinieri del Ros dentro una Smart (...) Mokbel aveva almeno tre poliziotti che arrotondavamo lo stipendio facendogli da autista».

CI SI RICORDI ANCHE DI SCAJOLA - Altro nome illustre citato nell'interrogazione, quello di Claudio Scajola, la cui scorta, sottolinea la deputata «andava ben al di là delle regole 'di ingaggio'». Citando La Repubblica, pagine di Genova, del 21 ottobre 2014, Giulia Grillo ricorda che «le intercettazioni e le indagini degli investigatori della Dia di Reggio e di Genova avevano permesso di scoprire come gli agenti, oltreché alla sicurezza del politico, si dedicassero anche all'accompagnamento della signora Matacena, in particolare per alcuni suoi spostamenti tra Imperia e Montecarlo, dove ha la residenza. Tanto che per il gip Reggio Calabria gli agenti risulteranno parte attiva e determinante a garantire agevoli spostamenti nel territorio italiano della moglie del Matacena»: insomma, come dichiarò il magistrato, si trattò di «un uso improprio» di evidente «spregiudicatezza»: «il 15 gennaio del 2014 li mandò addirittura oltre confine come spiega alla sua segretaria: 'Devono ricordare che se devono arrivare fino a Montecarlo, tanto molto vicini a lì... non gli facciamo dir niente a nessuno e... però non si devono portar dietro... gli attrezzi (le armi, ndr) loro, capito'».

L'USO ILLEGITTIMO DELLA SCORTA UMILIA LE FORZE DELL'ORDINE - La deputata cinque stelle chiede dunque, al Ministro dell'Interno, «se la notizia della scorta, a giudizio dell'interrogante surrettizia e illegittima, all'onorevole Di Stefano risponda o meno a verità e se la scorta avesse anche funzioni logistiche per altre personalità di rilievo indagate dai PM romani; se la notizia fosse veritiera a che titolo all'onorevole Di Stefano avesse la disponibilità di detta scorta; se non sia sempre interdetta anche fuori dall'orario di lavoro l'attività di scorta per agenti delle forze dell'ordine; se la notizia fosse veritiera, se gli agenti di detta scorta siano stati identificati e se fossero eventualmente retribuiti per le prestazioni svolte; quali misure si intendano adottare per prevenire l'uso scorretto delle scorte ovvero l'uso di scorte surrettizie e illegittime, simbolo di una casta che umilia il ruolo delle forze dell'ordine, dato che già nel passato si è conosciuto il fenomeno di dette scorte in altre vicende sotto processo o in istruttoria, cioè le vicende giudiziarie Mokbel e Scajola». Insomma, quello delle scorte illegittime pare essere diventata un'abitudine, per la casta usa al malaffare. Un'abitudine che, oltre a offendere la dignità delle forze dell'ordine, tanto per cambiare pesa sulle tasche dei cittadini.