Bergamini (FI): «Niente carcere per Storace»
Nel 2007 il leader de La destra, Francesco Storace, dava dell'«indegno« al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il 21 ottobre prossimo vi sarà il processo in cui Storace è accusato di vilipendio: pena prevista da uno a cinque anni e l'interdizione dai pubblici uffici. In difesa di Storace parla Deborah Bergamini, di Forza Italia.
ROMA - La responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, commenta il processo previsto per il 21 ottobre prossimo al leader della Destra, Francesco Storace, accusato di vilipendio. La condanna potrebbe essere significativa: infatti il reato di vilipendio è punibile con una pena che va da uno a cinque anni. Anche la carriera politica dell’ex governatore potrebbe risentirne: se la condanna dovesse superare i due anni, scatterebbe infatti la legge Severino e dunque l’interdizione dai pubblici uffici e l’incandidabilità.
IL REATO D'OPINIONE - In una nota, la Bergamini dichiara che «l'avvicinarsi della sentenza nel processo a carico di Francesco Storace per vilipendio al Presidente della Repubblica impone a tutti una seria riflessione su un reato d'opinione che appartiene ad un'altra epoca ma ancora oggi rischia di produrre effetti sconsiderati». Lo dichiara in una nota la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, evidenziando che «la reclusione, con una pena che può arrivare addirittura fino a cinque anni di carcere, per chi esprime una posizione politica, per quanto dura o non condivisibile possa essere, è una misura incomprensibile e inaccettabile in una democrazia matura. Tanto più considerando il fatto che, nel caso specifico, in seguito ad una lettera dello stesso Storace rivolta al Capo dello Stato, si è già verificato un chiarimento e una sostanziale riappacificazione tra le parti».
IL REATO ANACRONISTICO - La responsabile comunicazione di Forza Italia riferisce ancora nella nota: «In Parlamento ci sono già dei disegni di legge per abrogare l'articolo del codice penale che disciplina questo reato anacronistico e rappresentanti di diverse forze politiche hanno sottolineato la necessità di una soluzione legislativa al problema. Oggi che un esponente politico votato dai cittadini italiani rischia di essere condannato e di finire in prigione, questa soluzione acquisisce delle caratteristiche di necessità e di urgenza che il governo - conclude - dovrebbe considerare».
I FATTI - Nel 2007 Francesco Storace attaccava quei senatori a vita che in diverse occasioni s'erano schierati in Parlamento per salvare l'instabile governo Prodi. Storace aggredì verbalmente in particolare il premio Nobel Rita Levi Montalcini, definendola «stampella». Fu in quel momento che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano intervenne e rimproverò l'atteggiamento di Storace definendolo «indegno». La replica, quella gli valse questo processo, fu: «Indegno semmai sarà il Capo dello Stato».