28 marzo 2024
Aggiornato 19:30
Veneto verso il referendum

Zaia: riprendiamoci i 21 mld che diamo a Roma

Il presidente della regione ribadisce che gli indipendentisti si muoveranno nel rispetto delle regole, ma avvertono il governo che «non si fermeranno«.

ROMA - «I veneti devono essere messi nelle condizioni di scegliere se lasciare a Roma i 21 miliardi di tasse l'anno che pagano o lasciare nel territorio le risorse che escono dalle loro tasche». Luca Zaia mette benzina sul fuoco del referendum a poche ore dall'apertura alle sottoscrizioni per finanziare il referendum sull'indipendenza del Veneto.

RISPETTEREMO LE REGOLE- «Il nostro referendum deve essere costituzionale, legittimo e inattaccabile», ha precisato il presidente della regione. La preoccupazione di Zaia sono più che motivate dal timore che da Roma arrivi un qualche stratagemma burocratico per bloccare l'iniziativa avviata dal Veneto sulla scorta di quanto è già avvenuto in Scozia e sta per avvenire in Catalogna. «Le regole si rispettano», ha infatti ribadito il governatore. Tradotta questa affermazione non è che un messaggio chiaro e distinto inviato a Roma per sottolineare che gli autonomisti e gli indipendentisti veneti non vogliono uscire dal solco delle regole, ma allo stesso tempo pretendono che il rispetto delle regole sia reciproco.

ANCHE LO STATO RISPETTI I VENETI - Il governatore ha infatti riaffermato la volontà che ogni atto dei veneti si svolga all'interno di un «percorso di legittimità», ma ha anche mandato un avvertimento al governo affinchè «nessuno può impedire ai veneti di esprimersi». Per organizzare il referendum consultivo Zaia deve raccogliere circa 14 milioni di euro da raccogliere attraverso sottoscrizioni spontanee di privati. Non è una cifra da poco e deve venire unicamente dalle sottoscrizioni volontarie dei privati, ma la scommessa vale la candela perchè sarebbe il primo referendum finanziato interamente dai privati e quindi con una caratteristica difficilmente impugnabile dai nemici dell'indipendenza veneta. In ogni caso, il conto aperto da lunedì prevede diverse tutele, compresa l'eventuale restituzione dei fondi sottoscritti.

LO SCONTRO CON LA CONSULTA - La vicenda del referendum veneto ha preso le mosse dal 31 maggio grazie a due delibere del Consiglio Regionale che dopo lunghi dibattiti aveva detto sì alle leggi mirate a indire le due consultazioni. Ad inizio agosto, su proposta del ministro per gli affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, era però arrivato lo stop del governo. Il consiglio dei Ministri aveva deciso di impugnare le due leggi venete in quanto conterebbero disposizioni in contrasto con alcuni articoli della Costituzione, tra cui quelli dei principi fondamentali indicati negli articoli 3 e 5 (quest'ultimo sulla Repubblica, unica e indivisibile, che riconosce e promuove le autonomie locali).

PRIMO PASSO L'APPELLO AI PRIVATI - La risposta degli indipendentisti non è però fatta aspettare: prima con l'annuncio dell'incarico dato a due costituzionalisti - gli avvocati Mario Bertolissi e Ivone Cacciavillani - di difendere di fronte alla Corte Costituzionale le due leggi regionali; poi con l'avvio della raccolta dei fondi per l'organizzazione del referundum.