20 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Unione europea

Per gli inglesi Renzi ha portato un soffio d'aria fresca in Ue

Grazie alla battaglia portata avanti in questi mesi dal Parlamento europeo, e ora anche a un preciso disegno strategico sviluppato dal premier italiano, la partita per le nomine dei nuovi vertici dell'Unione è diventata una questione di programmi e soprattutto di politiche economiche, sostengono fonti britanniche

BRUXELLES - Non è più solo, com'era sempre stato finora, una semplice questione di nomi e di equilibri fra partiti e fra paesi: grazie alla battaglia portata avanti in questi mesi dal Parlamento europeo, e ora anche a un preciso disegno strategico sviluppato dal premier italiano Matteo Renzi, la partita per le nomine dei nuovi vertici dell'Ue è diventata una questione di programmi e soprattutto di politiche economiche. Potrebbe essere davvero la chiave per far finalemnte uscire il Continente dalla stretta ormai del tutto irrazionale delle politiche d'austerità e dall'ossessione del rigore di bilancio, con la benedizione, addirittura della cancelliera tedesca Angela Merkel. Durante la riunione del G7 che si è svolta ieri e oggi a Bruixelles, fonti britanniche hanno riferito che Renzi ha portato "un soffio d'aria fresca" fra i capi di Stato e di governo dell'Ue, ed è risultato "molto convincente" nella sua strategia per superare l'impasse sulla designazione del prossimo presidente della Commissione europea. Com'è noto, c'è il rischio che su questo punto scoppi un conflitto istituzionale con l'Europarlamento. Secondo le fonti, Renzi avrebbe rivendicato con il premier britannico David Cameron - durante un incontro bilaterale questa mattina - il fortissimo sostegno popolare nazionale, dimostrato nelle urne del voto europeo, come una chiara legittimazione per cambiare le politiche europee. Ascoltando "le esigenze dei cittadini", il premier italiano intende spingere al massimo sul pedale del cambiamento delle politiche economiche dell'Ue. Lo ha ribadito anche nella conferenza stampa al termine del G7, quando ha detto che "il punto centrale" oggi è "sottolineare che una certa politica basata sul rigore e l'austerity e non sullo sviluppo e la crescita ha mostrato il proprio limite: è una fase che si è chiusa, e oggi si sente che è matura la consapevolezza che bisogna aprire una pagina nuova". 

RENZI VUOLE L'APPOGGIO DI CAMERON - A Cameron, hanno riferito le fonti britanniche, e anche alla cancelliera tedesca Angela Merkel (incontrata in un'altra bilaterale in mattinata), Renzi avrebbe quindi chiesto un forte appoggio sul programma di passaggio dall'austerità alle politiche pro crescita. E avrebbe spiegato, sempre secondo le fonti, che, se non sarà aiutato, rischia di vedere rapidamente eroso il suo appoggio elettorale e di finire come i suoi predecessori, Mario Monti ed Enrico Letta, condannati all'impopolarità dal rigore di bilancio. In cambio, il premier italiano avrebbe offerto al collega inglese e alla cancelliera tedesca una via d'uscita intelligente dal vicolo cieco di cui rischiano di infilarsi se dovessero - com'è loro intenzione - designare per la presidenza della Commissione europea un nome diverso da Jean-Claude Juncker, candidato del Ppe, o da qualunque altro candidato dell'Europarlamento. L'Assemblea di Strasburgo ha minacciato più volte di bocciare qualunque "outsider" venisse proposto dai governi (il presidente designato della Commissione deve essere poi "eletto" a maggioranza assoluta dall'Assemblea di Strasburgo). Merkel ha accettato obtorto collo (dietro la forte pressione del Ppe e della stampa nel suo paese) di sostenere Juncker, ma sarebbe felice se si potesse alla fine trovare un'alternativa; e sembrerebbe addirittura disposta (ma questo è tutto da verificare) a concedere la sua benedizione allo stop alle politiche d'austerità. Cameron, da parte sua, non vuole assolutamente che i governi siano privati della prerogativa di designare il capo dell'Esecutivo Ue e vede come fumo negli occhi il federalista Juncker, come tutti gli altri candidati dell'Europarlamento, che vogliono aumentare i poteri dell'Ue, invece di diminuirli come lui ha promesso di fare alla sua opinione pubblica euroscettica.

I PROBLEMI DI JUNKER - Sapendo che per Juncker sarà difficile tenere insieme con un programma comune l'unica coalizione di maggioranza oggi possibile - Ppe e Pse, con o senza liberali, Verdi e Sinistra radicale - Renzi propone che sia il Consiglio europeo a mettere sul tavolo un programma politico per la nuova Commissione, contenente l'impegno alla svolta dall'austerità alla crescita. Il negoziato del Consiglio europeo con il Parlamento, invece che sui nomi dei candidati, sarebbe insomma incardinato su un programma ben visto dalla sinistra, (probabilmente molto più di quanto possa riuscire a fare Juncker), e quasi certamente appoggiato dal Pd, primo partito nazionale dell'Assemblea. Se questo programma politico sarà accettato dall'Europarlamento, sarà poi molto più difficile per gli eurodeputati restare irremovibili sui candidati, come se i nomi contassero più delle politiche concrete per uscire dalla crisi. A quel punto, sarebbe più facile trovare un compromesso, e Renzi avrebbe vinto la sua partita.

LA PRIMA VITTORIA DI RENZI  -Intanto, Cameron e Merkel hanno accettato l'idea che il Consiglio elabori il documento proposto da Renzi con le linee programmatiche per il mandato della prossima Commissione. Lunedì e martedì, poi, della questione delle nomine Ue e del programma si parlerà certamente nell'incontro di Cameron e Merkel con i capi di governo di Olanda e Svezia favorevoli alla cosiddetta "better regulation" (cioé la semplificazione delle norme Ue che ingessano l'economia). In vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, che dvrebbe partorire il documento programmatico ufficiale voluto dal premier italiano, e indicare la strada per risolvere la paventata crisi istituzionale (ma senza ancora fare ufficialemnte alcun nome per la presidenza della Commissione).