24 aprile 2024
Aggiornato 17:30
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Anche Civiltà Cattolica benedice Renzi

Il quindicinale dei gesuiti: "Al di là di ogni previsione, il voto espresso dall'Italia è il più europeista e mette il premier nella condizione di assumere un ruolo di protagonista e alternativo alla proposta di rigore della Germania. Il leader del più grande partito democratico europeo è chiamato anche a riscrivere il riformismo sociale e l'identità del Pse"

VATICANO - "Il voto del 25 maggio, che ha eletto i 751 membri del Parlamento europeo, a causa della sua componente nazionalista rimette in discussione il ruolo e la funzione dell'Ue, ma anche la funzione della Francia, bloccata dal Front National di Marine Le Pen, e della Germania, in cui Angela Merkel vince senza convincere". Lo scrive Civiltà Cattolica nel prossimo numero in uscita. "Al di là di ogni previsione, il voto espresso dall'Italia è il più europeista e mette il presidente Renzi nella condizione di assumere un ruolo di protagonista e alternativo alla proposta di rigore della Germania. Il leader del più grande partito democratico europeo è chiamato anche a riscrivere il riformismo sociale e l'identità del Pse". "Matteo Renzi, accreditato anche dagli Usa come nuovo interlocutore per l'Europa, dal primo luglio assumerà la guida del semestre europeo", scrive il quindicinale dei gesuiti stampato con l'imprimatur della segreteria di Stato vaticana. "A lui tocca istituzionalizzare il suo carisma di leader per rendere possibile e solida la costruzione della casa comune europea secondo l'insegnamento e il monito di De Gasperi al Consiglio d'Europa, il 10 dicembre 1951: 'La costruzione degli strumenti e dei mezzi tecnici, le soluzioni amministrative sono senza dubbio necessarie (all'Europa) (...). Ma non corriamo il rischio che si decompongano se un soffio vitale non vi penetri per vivificarle oggi stesso? (...). Senza vita ideale potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva. (...) In questo caso le nuove generazioni, prese dalla spinta più ardente del loro sangue e della loro terra, guarderebbero alla costruzione europea come a uno strumento di imbarazzo e oppressione. In questo caso il pericolo di involuzione è evidente".