M5Stelle: i municipi romani chiedono a Grllo più organizzazione e più competenze
Da una affollata assemblea che si è svolta nella capitale il termometro dell' l'insofferenza dei militanti pentastellati
ROMA - La dissidenza del Movimento5Stelle a Roma parte dalla base. Sabato scorso all'hotel Sant. John si è svolta una affollata assemblea alla quale hanno partecipato i militanti della maggior parte dei municipi romani.
Filo conduttore della riunione, lo stallo di cui si lamenta la base del Movimento a Roma e le varie proposte per uscire dall'immobilismo. Partiamo dalle cause che hanno determinato una diffusa insoddisfazione da parte di chi al Movimento ha dato e continua a riservare molte delle proprie energie e del proprio tempo. Pur da angolazioni diverse la denuncia maggiormente condivisa ha riguardato l'assoluta mancanza di collegamento fra i militanti presenti sul territorio e i portavoce eletti nelle istituzioni comunali, regionali e parlamentari.
«Abbiamo condotto una battaglia sul territorio del nostro municipio per dare ai cittadini servizi più efficienti, ma nonostante i nostri continui richiami alle numerose manifestazioni che abbiamo indetto non c 'è stato verso di vedere un portavoce. Siamo stati lasciati soli e non capisco perché», spiega Stefano Rosati, un giovane militante del IV municipio.
I toni polemici sulla incomunicabilità fra la base e gli eletti territoriali hanno fatto da sfondo a molte delle insofferenze manifestate dai partecipanti al Sant John, ma dove l'assemblea ha raggiunto i toni di una vera e propria protesta è quando si è passati a parlare della politica portata avanti dal movimento a livello nazionale.
«Non possiamo andare avanti con gli slogan tipo 'tutti casa'. Io credo che sia il momento di avanzare delle proposte precise e delle indicazioni molto chiare per cambiare questo Paese come ci siamo ripromessi di fare. Finora invece abbiamo proceduto a strappi e con manifestazioni di protesta esasperate che rischiano di ottenere l'effetto contrario di quello voluto e finiscono per oscurare anche quanto di buono c' è nel Movimento», si lamenta Michele Modica del «II municipio».
Una posizione quella di Modica condivisa in un certo senso anche da Beppe Grillo che nei giorni scorsi, dopo aver definito «splendidi guerrieri» i suoi parlamentari, non ha lesinato bacchettate a chi usa un linguaggio scurrile : «Io ho calcato 40 anni di palcoscenico per crearmi l'autorità di mandare tutti a quel paese», ha detto ai suoi il portavoce-leader.
Quindi molto malumore fra i romani del 5Stelle sul percorso che il Movimento sta percorrendo. Ma come uscirne? Da questo punto di vista, notevole impatto fra i presenti ha provocato una parola che finora i fondatori Grillo e Casaleggio hanno interpretato unicamente come uno strumento per esercitare un potere contro i cittadini. La parola è «organizzazione» e a pronunciarla è stato uno dei militanti che è nel movimento dagli albori romani. «Dobbiamo passare ad una fase che potremmo definire 'fase due' - ha precisato Andrea Aquilino, ex candidato alla Regione - dove si ricrei una organizzazione che parta dai municipi per salire fino al vertice, fatta da coordinatori eletti dalla base, che a loro volta possano giovarsi di vice e collaboratori armati non solo di entusiasmo e di buona volontà, ma anche di competenze. Solo così si potranno creare dei gruppi capaci di raccogliere le esigenze e i sentimenti dei cittadini e degli elettori per tradurli, sulla base di un programma e di verifiche vicine nel tempo, in fatti concreti. Altrimenti - ha concluso Andrea Aquilino - continueremo ad essere un movimento che giustamente protesta, ma poi non realizza che striminziti e sporadici risultati».
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