Renzi scatenato sul PD e sul Governo
Il sindaco di Firenze: «Un gruppo dirigente rancoroso ha tentato di buttare tutto in caciara. Mentre il Paese vive la situazione di difficoltà che conosciamo, noi cii occupiamo delle sue piccole bagatelle di condominio». A Letta: «Sullo sforamento del 3% non diamo la colpa agli altri. Non dobbiamo diventare campioni mondiali degli alibi»
ROMA - All'ultima assemblea del Partito democratico (Pd), «un gruppo dirigente rancoroso ha tentato di buttare tutto in caciara. Ha tentato di usare una serie di complicate norme tecniche, perché il vero obiettivo è di non fare il congresso e le primarie perché sanno che poi si volta pagina». L'accusa è arrivata da Matteo Renzi, intervistato ad Omnibus su La 7.
Il sindaco di Firenze ha ironicamente chiesto alla dirigenza del partito un «colpo di telefono».
«Quando hanno finito, quando hanno sfogato tutti i loro rancori, quando hanno studiato tutti i meccanismi, ci facciano un colpo di telefono e ci dicano di venite a votare. In quelle assemblee l'unico obiettivo di una parte del gruppo dirigente, che ancora non ha capito di aver perso le elezioni è di evitare il congresso».
NON VOGLIO DIVENTARE COME LORO - In attesa che si decida la data del congresso, Renzi ha detto stare «fermo in un angolino».
«Io non voglio diventare come loro. Dopo quello che ho visto sabato (all'Assemblea del Pd, ndr) come loro mai. All'assemblea vengono, vanno via... il popolo delle feste delle Pd, degli elettori e dei potenziali votanti, di quelli che sono delusi dal centrodestra, dalla Lega e da Grillp, ci dicono: ci dite una cosa per il Paese. Con Cuperlo abbiamo cercato di raccontare delle proposte, anche diverse, ma abbiamo parlato delle proposte del Paese».
PAESE IN DIFFICOLTÀ , NOI BAGATELLE DI CONDOMINIO - L'assemblea del Pd, a dire di Renzi, «ha fatto una brutta figura perché mentre il Paese vive la situazione di difficoltà che conosciamo, il partito si occupa delle sue piccole bagatelle di condominio. Da febbraio 2013 ad oggi sono passati sette mesi -ha proseguito Renzi- il Pd sta discutendo se facciamo il congresso o non lo facciamo, se lo facciamo socchiuso o spalancato».
CONGRESSO E PRIMARIE IN FRETTA - Il primo cittadino fiorentino invece ha rivendicato di voler «trovare un luogo in cui il Pd anziché parlare male degli altri racconta cosa vuole fare lui. L'unica possibilità per questo è fare congresso e primarie velocemente. Ma ogni giorno che passa c'è qualcuno che si alza nel Pd e il cui obiettivo non è di risolvere i problemi del Paese, ma di bloccare il congresso. Allora dico facciano loro, ci facciano sapere».
Quanto a sé stesso, il rottamatore ha spiegato: «Io sono per fare, non per rinviare. Devo fare l'elenco delle cose che sono state rinviate? Finanziamento pubblico, Imu, Iva, riforma elettorale, F35, hanno rinviato tutto, ora vogliono rinviare anche il congresso».
PATOLOGICO DIVIDERSI SU COGNOMI - Alla domanda del conduttore se esista una corrente 'renziana', il sindaco di Firenze ha risposto: «Per me è patologico, non fisiologico, che il Pd si divida non sulla base delle idee, come ad esempio sul lavoro o l'ambiente. Non è che siamo come Grillo, che chi non la pensa in quel modo, lo butta fuori. Trovo patologico che ci si divida sulla base dell'appartenenza a dei cognomi. Veltroniani, dalemiani, franceschiniani... Uno che si definisce renziano, lo dico dei miei, rinuncia alla nobile fatica del pensare».
LETTA NON SIA CAMPIONE MONDIALE DI ALIBI - Terminato il discorso sul partito, Renzi ha nuovamente ricordato a Letta la necessità di assumersi le proprie responsabilità: «Enrico Letta ha detto che il rischio di sforamento del deficit del 3 per cento (del debito sul Pil, ndr) è colpa dell'instabilità politica. Ma come si fa a dirlo? O dai la colpa all'indicatore o alle misure prese. Ma non diamo la colpa agli altri. Non dobbiamo diventare campioni mondiali degli alibi».
Se il rigore, ha proseguito il sindaco di Firenze, «è la scusa per darla vinta a Brunetta e Schifani, se eliminare il vincolo del rigore è per farli contenti, c'è un errore. E io dico allora: viva il rigore tutta la vita».
SI DIMOSTRI SENSO DI LARGHE INTESE - Il problema del governo Letta-Alfano, ha proseguito il rottamatore, «è che è di larghe intese. Ma il governo delle larghe intese ha un senso se fa le cose, non se le rinvia. Se approfittando della situazione, fa una bella riforma elettorale, fa un servizio al Paese. Così sui conti o la burocrazia».
L'esecutivo Letta, ha aggiunto il primo cittadino fiorentino: «Non deve preoccuparsi di noi, ma se la maggioranza gli dà una mano o no. Io non vedo alcuna preoccupazione per quello che riguarda me nel rapporto col governo Letta e soprattutto col presidente del Consiglio. Certo, mi piacerebbe che ci fosse la serietà di dire le cose in faccia.
Non si può continuare col politichese».
BASTA CON POLITICHESE - Se si dovesse ragionare con i criteri del politichese, ha illustrato Renzi, «direi che Letta fa due giri e poi tocca a me. Con i cliché dell'allegro chirurgo della politica. Me ne starei buono ad aspettare che finiscano loro e poi potrei entrare in campo. Ho 38 anni. Potrei stare in un angolino ad aspettare che falliscano. Con questo non penso che l'interesse dell'Italia siano le elezioni anticipate».
HO FRETTA CHE GOVERNO AGISCA - Quindi Renzi ha detto di non «avere fretta» di far cadere il governo, «ho fretta di farlo lavorare, che è una cosa completamente diversa», ha aggiunto. «Ho la fretta degli italiani, mentre le banche continuano a non erogare soldi, chiedetelo alle piccole aziende, e e famiglie hanno un reddito che continua a essere basso».
TASSE NON SMETTONO DI ESSERE TASSE ANCHE IN INGLESE - Anche perché ha aggiunto il rottamatore: «Il governo delle larghe intese non è l'elenco delle bandierine che metti: questa storia dell'Imu è una bandierina. Diciamo le cose come stanno: noi noi paghiamo l'Imu ma l'anno prossimo paghiamo la service-tax, non è che se le chiamiamo diversamente, se lo diciamo in inglese, smettono di essere tasse».
FASSINA E BRUNETTA COPPIA DI FATTO – Renzi ha concluso il suo ragionamento sul governo, con una frecciata a Fassina e a Brunetta: «Stefano Fassina, il viceministro dell'Economia, oggi in modo molto simpatico è sempre alleato di Renato Brunetta (capogruppo alla Camera del Pdl). Quando faccio una dichiarazione i primi che partono sono Fassina e Brunetta. Sono una coppia di fatto. Sono bellissimi. Hanno fatto anche un'intervista insieme a Panorama. Ma va bene così».
GIUSTIZIA NON SI RIFORMA CON REFERENDUM - Il sindaco di Firenze ha poi detto la sua sui referendum proposti dai Radicali, «per una giustizia giusta».
«Non sono convinto che la riforma della giustizia, penso alla separazione delle carriere ad esempio, si possa fare per referendum. Io non firmo i referendum perché credo ad un sistema nel quale appena eletto il Parlamento possa fare le leggi. Il referendum è la sconfitta del Parlamento».
RADICALI UTILI A FORZARE INERZIA PARLAMENTO - Il referendum, ha spiegato Renzi: «Nasce come strumento per modificare una o due norme, poi arrivano i Radicali. E' diventato grazie all'opera dei Radicali, positiva in molti casi, uno strumento di pressione sul Parlamento. Nell'inerzia del Parlamento che da anni chiacchiera, chiacchiera, i radicali riescono a proporre dei referendum per forzare».
MI SPIACE NON POTER BATTERE BERLUSCONI – Quindi il sindaco di Firenze ha parlato come se fosse già il candidato premier: «Io non lo so a cosa pensa Berlusconi. Credo che ragionevolmente non si potrà candidare. A me dispiace, da un lato perché mi sarebbe piaciuto sconfiggerlo. Dall'altra per potergli dire in campagna elettorale: scusa ma tu hai un fratello gemello che ha fatto promesse in questi venti anni?».
Quanto alla forza elettorale del centrodestra, Renzi si è detto preoccupato: «Sono convinto ci possano sconfiggere. Non sottovaluto gli avversari, chi lo fa è arrogante. Ricordo cosa è successo a Parma quando il nostro candidato disse che al ballottaggio col grillino era come giocare contro l'Albinoleffe. Sono molto preoccupato della risalita della destra. Ma oggi è anche vero che la partita è in mano a noi».
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