Kyenge al Festival di Venezia: «Troviamo il modello giusto di Ius soli, il cinema può aiutare»
Il ministro per l'integrazione: «Rivedere le regole di cittadinanza valutando costi e benefici e guardando anche i diritti umani delle persone. I film sono un buon strumento perché arrivano nelle case di tutti»
VENEZIA - Bisogna trovare il modello di ius soli più adatto all'Italia e il cinema può fare molto per sensibilizzare il Paese sul tema dell'integrazione.
Il ministro dell'Integrazione, Cécile Kyenge, ha preso parte a un dibattito alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia, rilanciando il tema della cittadinanza agli stranieri: «Per lo ius soli - ha sottolineato il ministro - è importante trovare il modello giusto da applicare nel nostro paese e il cinema è uno strumento che può aiutare poiché arriva nelle case di tutti ed è in grado di portare avanti il discorso sull'integrazione per non imparare a camminare ma a volare».
PERSONE AL CENTRO - Secondo Kyenge alcune regole devono «essere riviste mettendo al centro la persona. Le regole e le norme si rivedono anche considerando i tempi, considerando il momento ma anche valutando costi e benefici e guardando anche i diritti umani delle persone». Il ministro ha proseguito, sottolineando che «tutti i dati che sto raccogliendo da tre mesi vanno in questa direzione. Il cambiamento può esserci con la partecipazione di tutti». Kyenge ha ricordato comunque che: «Come istituzione io rappresento tutti e devo ascoltare tutti è chiaro che dal momento che si farà il tavolo per valutare quali politiche e quale strada scegliere devo ascoltare anche chi la pensa diversamente da me».
Riguardo al cinema, ha ripreso Kyenge: «Può essere uno strumento per parlare al mondo intero, per sconfiggere gli stereotipi ma soprattutto per rafforzare le città. E' in questa direzione che dobbiamo lavorare - ha aggiunto il ministro - con buone pratiche e strumenti migliori, come il cinema, per cercare di portare avanti un'idea», ha concluso.
IL SOGNO DI MARTIN LUTHER KING - Poi il ministro ha rilanciato la campagna di comunicazione «I have a dream», lanciata in occasione del 50esimo anniversario del celebre discorso di Martin Luther King, dall'Autorità Garante per l'Infanzia.
«Bisogna andare oltre le etichette e considerare la persona umana e il sogno di King deve dire di andare oltre le differenze e i connotati e giudicare le persone per quello che sono. Il garante - ha proseguito il ministro - mettendo in piedi questa iniziativa che sostengo al 100 per cento ha sottolineato che le diversità non devono fare paura e noi dobbiamo lavorare sull'informazione». Spesso le persone nere, ha concluso il ministro, «si sentono inferiori perché per tanti secoli è stato fatto passare questo messaggio».
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