24 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Istituzioni | Presidenza Camere

Bersani apre una breccia in M5S e torna in partita

Certo, la partita è ancora difficile, il Quirinale pare abbia sul momento accolto «con sorpresa» i nomi di Laura Boldrini e Pietro Grasso, secondo qualcuno proprio perché letti nell'ambito di una strategia di immediato ritorno alle urne

ROMA - Il maestro della tattica, almeno nel centrosinistra, è da sempre Massimo D'Alema ma la mossa di oggi di Pier Luigi Bersani è sicuramente all'altezza di quelle dell'ex ministro degli Esteri. Con un solo colpo il leader Pd è uscito da un angolo che sembrava non lasciare vie d'uscita, ha spiazzato tutti i maggiorenti democratici che lavoravano già ad altri scenari ed ha piazzato alle presidenze delle Camere due nomi che mettono in difficoltà M5S e rappresentano un colpo d'immagine in caso di rapido ritorno al voto. Certo, la partita è ancora difficile, il Quirinale pare abbia sul momento accolto «con sorpresa» i nomi di Laura Boldrini e Pietro Grasso, secondo qualcuno proprio perché letti nell'ambito di una strategia di immediato ritorno alle urne.

Bersani sa di avere ora qualche carta in più da giocare quando salirà al Colle per le consultazioni, come spiegava oggi pomeriggio uno dei parlamentari più vicini a lui: «Con i voti grillini a Grasso abbiamo certamente le carte in regola per chiedere al presidente la possibilità di verificare quanti voti prende in Aula un governo di vero cambiamento». Ma il leader Pd sa anche bene che quei 12 voti in più presi da Grasso non sono automaticamente trasferibili su un governo a guida Pd e per questo ora è fondamentale riprendere il dialogo con i centristi che si è interrotto in queste ore. «Mi auguro che sia il senso di responsabilità a guidare da questo momento in poi le scelte di tutti...», ha risposto Anna Finocchiaro a chi le chiedeva una previsione sul comportamento dei centristi alle consultazioni. I voti montiani sono fondamentali, al Senato, per poter prospettare a Napolitano almeno la possibilità di una maggioranza. E a quei voti potrebbe aggiungersi almeno una non ostilità della Lega, magari con una uscita dall'Aula al momento del voto. Tentativi che Bersani farà per provare a ottenere il mandato pieno e poter quindi andare in Parlamento a chiedere una fiducia, cosa che gli permetterebbe nel peggiore dei casi di tornare al voto da presidente del Consiglio, sia pure sfiduciato.

Il leader Pd intende insistere su Napolitano spiegando che il voto per Grasso dimostra che di fronte a nomi «di cambiamento» e ad un programma con pochi punti qualificanti in Parlamento si possono creare delle novità. Molti, però, continuano a pensare che Napolitano non si accontenterà di una 'maggioranza possibile' e porrà comunque un'asticella alta a Bersani, come condizione per un mandato pieno. Qualcuno, anzi, sostiene che proprio il voto su Grasso può semmai dare argomenti a Napolitano a sostegno di un 'governo del presidente': un Premier che non sia il segretario di un partito ma una figura della società civile potrebbe forse più facilmente fare breccia tra i grillini. Per questo, alla fine, molti sostengono che il vero obiettivo di Bersani sia proprio il ritorno alle urne e il segretario vuole arrivarci ancora da candidato premier. Anche per questo, secondo alcuni, Bersani avrebbe proposto a Dario Franceschini e Anna Finocchiaro di restare alla guida dei gruppi parlamentari per le consultazioni: Bersani sa di avere i gruppi parlamentari dalla sua, e questo oggi gli ha consentito lo spariglio sui presidenti delle Camere, ma in direzione rischia la spaccatura. Tenere dalla sua alcuni dei 'maggiorenti' può permettergli di ottenere la maggioranza anche in direzione.