28 agosto 2025
Aggiornato 06:00
I «grillini» nel tritacarne mediatico

Ma il tiro al piccione non è proibito?

L’inesperienza dei nuovi eletti spesso viene usata per spostare l’attenzione dalle responsabilità di chi finora ha gestito il Paese

ROMA - Pierluigi Battista non poteva fare mancare il suo autorevole contributo in quella sorta di tiro al piccione che è diventato il gioco preferito di giornali e televisioni italiane da quando il successo di Grillo e del suo Movimento è andato oltre le previsioni degli oracoli con il patentino che meno ci azzeccano più vengono celebrati.

Battista: i grillini maniaci complottisti - Battista scava nei meandri intellettuali di alcuni nuovi eletti arrivando con pochi sforzi e definirli maniaci complottisti, negazionisti dei risultati della medicina, luddisti nemici della modernizzazione. Da un giornalista di punta come l’editorialista del Corriere si saremmo aspettati qualche stilla di sudore in più aspersa nella ricostruzione dei più reconditi pensieri dei grillini che andranno a sedersi dove fino a pochi giorni fa poggiavano i loro nobili lombi i vari De Gregorio, Cosentino, Lusi, tanto per fare qualche nome.
Invece per giungere alla sue conclusioni Battista si serve di qualche affermazione ritagliata da blog e social network, rimasticata e riciclata affinché possa anche andare bene per accostare il Movimento a mitomani dei microchip o affiancarlo a signorini dello scenario terroristico come Ahmadinejad.

Le tagliole televisive - Questa operazione da bassa macelleria mediatica avviene sulla carta stampata. Se poi si passa alla televisioni si capisce come Grillo, davanti a queste operazioni scopertamente chirurgiche, vada su tutte le furie. In televisione la tagliola è così confezionata : si prende un parterre di autorevoli commentatori di quelli che stanno sulle loro, non si espongono troppo e possono vantare un passato fatto di moderazione e di terziarità. Quindi si prende un pasdaran con licenza di insultare. Questi ingredienti vengono poi cucinati, con l’aggiunta di ammiccamenti e sorrisetti sotto i baffi da un conduttore (nella trasmissione alla quale ci stiamo riferendo il pacato Gerardo Greco di Agorà) che al momento opportuno si trasforma in occhiuto intervistatore.
Infine viene aperto il sipario su due nuovi eletti del Movimento 5 Stelle (quelli che normalmente nei partiti vengono definiti peones) dai quali si pretende la pronta consegna delle chiavi che risolvano all’istante tutti i mali dell’Italia prodotti dagli stessi amici di chi li interroga.

Come gestire il «buon selvaggio» - Quando i due, inesperti di presenza televisiva e a corto di pozioni miracolose, finiscono alle corde come pugili intronati, il sipario su di loro si chiude e comincia il dibattito in studio su come armarsi di pazienza o di modi bruschi per gestire la fastidiosa invasione del «buon selvaggio» targato Grillo.
Il risultato a casa, e i nostri amici che partecipano a queste mattanze televisive lo sanno bene, è che il tribunale mediatico con questa abile mossa può spostare il mirino dalle responsabilità vere di chi ci ha trascinati in questo ingorgo economico e istituzionale alla virtuale sgrammaticatura di ha l’unica colpa di avere poca dimestichezza con i codici della comunicazione.

L'educazione televisiva è vera educazione? - Se poi si va a verificare in che cosa consista questa dimestichezza con la comunicazione nella maggior parte dei casi si scopre che tutto si gioca sulla capacità dialettica di parlare e sparlare per ore in accesi dibattiti senza dire praticamente nulla, nulla chè assomigli ad una proposta concreta o, non sia mai, ad una soluzione.
Ci dobbiamo augurare che i grillini imparino presto a maneggiare le posate che vengono usate nelle tavolate mediatiche? Per senso di giustizia e per non assistere all’eterna vittoria della prepotenza (quella intellettuale è la più odiosa fra le prepotenze) sull’innocenza ( di certo i grillini sono innocenti rispetto a quanto è accaduto finora in Italia) ci augureremmo che qualcuno li istruisca in fretta sull’uso delle belle quanto false maniere televisive.

Spontaneità, ma anche più studio - Ma servirebbe a qualcosa ricreare dei cloni di Gian Luigi Battista, di colui cioè che non si fece scrupolo di andare ad occupare lo spazio televisivo che era stato brutalmente sottratto ad Enzo Biagi dal signor Silvio Berlusconi? Per di più dimostrando nell’occasioni non eccelse capacità professionali?
Piuttosto teniamoci i grillini così come sono, nella speranza che abbiano più voglia di studiare dei loro predecessori. Stabilito che sull’onesta sarà difficile fare peggio.