20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Lo scandalo Vatileaks

Paolo Gabriele verso la condanna e la grazia

Il procedimento-lampo a carico del maggiordomo del Papa, si conclude oggi, ad appena una settimana dalla prima udienza sabato scorso, dopo tre sedute, l'audizione di otto testimoni, e la deposizione dello stesso Paolo Gabriele

CITTÀ DEL VATICANO - E' stato un processo 'pubblico', l'imputato aveva una difesa di fiducia, un 'pool' di giornalisti ha potuto accedere all'aula di tribunale alle spalle della basilica di San Pietro e raccontare le udienze. Il procedimento-lampo a carico del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, si conclude oggi, ad appena una settimana dalla prima udienza sabato scorso, dopo tre sedute, l'audizione di otto testimoni, e la deposizione dello stesso Paolo Gabriele. E alla vigilia di due importanti appuntamenti per il Vaticano, l'avvio del sinodo sulla Nuova evangelizzazione (domenica) e dell'anno della fede (l'11 ottobre). Ora il maggiordomo, quasi sicuramente, verrà condannato a quattro o sei anni. Il caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati trafugati o fotocopiati dall'imputato, però, non sarà concluso.

MOLTE LE QUESTIONI IN SOSPESO - Sin dalla sentenza di rinvio a giudizio, innanzitutto, la magistratura vaticana ha precisato che il dibattimento si sarebbe concentrato sul solo reato di furto aggravato delle carte della Santa Sede. E' restato fuori, dunque, ogni altro possibile capo di imputazione, quale il delitto contro i poteri dello Stato, il vilipendio delle istituzioni dello Stato, la calunnia, la diffamazione, la violazione dei segreti. La posizione del secondo imputato, il tecnico informatico della segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti, e con lui i testimoni chiamati dalla difesa (tra gli altri, mons. Carlo Maria Polvani della segreteria di Stato), è stata poi stralciata alla prima udienza. E il presidente del tribunale Giuseppe Dalla Torre ha spiegato nel corso del dibattimento che nello stralcio è finito anche l'accertamento del materiale informatico trovato a casa del maggiordomo. Sebbene la stessa requisitoria del 'promotore di giustizia' (pm) Nicola Picardi facesse intravedere il ruolo ambiguo svolto da altre persone - coperte da omissis nel dispositivo pubblicato ad agosto - il processo che si conclude oggi non ha riguardato i possibili complici di Paolo Gabriele, che è rimasto pertanto l'imputato unico del caso Vatileaks.

IL RUOLO DEL CONFESSORE DI PAOLO GABRIELE - Anche dalla deposizione dello stesso maggiordomo non è emerso un quadro nitido. Non è chiaro, cioè, in che modo - per usare un termine dell'imputato - egli si sia sentito «suggestionato» dalle sette persone che ha menzionato (tra di esse due cardinali, Sardi e Comastri, quest'ultimo giovedì ha pranzato a Loreto con il Papa). Né il presidente del tribunale ha voluto approfondire identità e ruolo di un personaggio-chiave quale il confessore di Paolo Gabriele, «padre Giovanni», al quale l'ex assistente di camera del Pontefice afferma di aver dato copia di tutti i documenti posseduti illecitamente.