20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
La «campagna d'autunno» del Segretario della Lega

I «compiti» di Maroni: Prima il nord, Monti a casa

C'è il sempiterno tema del nord, che «viene prima» del resto d'Italia, e la bandiera della battaglia contro il governo Monti, che «se ne deve andare a casa». Sono i due punti fermi e chiarissimi del nuovo corso di Roberto Maroni che poi se la prende con il Presidente Formigoni: Parla a vanvera

MILANO - C'è il sempiterno tema del nord, che «viene prima» del resto d'Italia, e la bandiera della battaglia contro il governo Monti, che «se ne deve andare a casa». Sono i due punti fermi e chiarissimi del nuovo corso di Roberto Maroni, che hanno spinto il neo leader leghista a convocare una conferenza stampa per ribadirli e illustrare già da ora, a fine agosto, la «campagna d'autunno» del movimento: Stati generali del nord a Torino a fine settembre; il lancio del tour a tappe, una regione per ogni mese, con una campagna di affissioni, per illustrare le proposte leghiste nelle piazze del Nord. Ma oggi è stata anche l'occasione per bacchettare, senza nominarlo, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni per il suo attivismo, evidentemente non gradito, sul tema della cosiddetta «macroregione del nord», argomento di cui la Lega rivendica la titolarità, oltre che la paternità; sulle macroregioni «c'è qualcuno che parla a vanvera», ha sbottato oggi l'ex ministro, ricordando che per la Lega la questione è «una cosa seria, anzi sacra».

CAMBIO DI PASSO RISPETTO AL CICLO BOSSIANO - A spiegare il senso del cambio di direzione rispetto alla tradizionale lega a guida bossiana è stato lo stesso Maroni: «Adesso imbocchiamo una strada nuova - ha replicato l'ex ministro dell'Interno a chi gli ha chiesto se la Lega intenda cancellare la linea politica seguita nell'ultimo quindicennio - che vede il territorio, il Nord, come nostro punto di riferimento principale. Tutto il resto (comprese le alleanze ndr) viene di conseguenza». In altre parole, la nuova linea della Lega non si coglie soltanto nella cancellazione, o nel rinvio, di alcuni degli appuntamenti simbolo della mistica leghista (come il raduno di Pontida, la festa dei Popoli padani, il rito dell'ampolla alle sorgenti del Po), ma con una nuova politica legata al territorio, egemone, ma aperta al confronto: «Noi puntiamo - ha detto Maroni - a una Lega che sia partito egemone del nord, che attorno a sé aggreghi, e non sia aggregata, le forze sane del Nord che vogliono combattere con noi per la storica questione settentrionale. Tutto il resto sono tatticismi elettorali».

MODELLO VERONA - Berlusconi, e tutto il Pdl, sono quindi avvertiti: una riedizione, come ventilato sulla stampa, della doppia alleanza del 1994, con il partito guidato da Berlusconi alleato della Lega al Nord e con un altro partito al Sud non è un'opzione possibile: «E' una cosa che mi pare di avere già visto qualche anno fa. Un dejà vu. Ma noi siamo per il cambiamento, guardiamo al futuro». Quello che interessa, ha ripetuto più volte, è «Prima il nord, Monti a casa», questo è il nostro slogan. Dopo gli anni del tentativo federalista che si sarebbe dovuto concretizzare a Roma, nel parlamento, alla nuova nuova strategia: «prendersi» il nord partendo dal nord stesso. «Con la Lega punto di riferimento: il modello - ha concluso Maroni - è quello di Verona».