18 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Lo scandalo «Vatileaks»

Paolo Gabriele: Ho incontrato Nuzzi, sono un capro espiatorio

Nella Sentenza di rinvio a giudizio il colloquio con il Segretario del Papa, Monignor Genswein. Portavoce Vaticano: Passo di trasparenza come con Moneyval

CITTÀ DEL VATICANO - Negli interrogatori a cui è stato sottoposto durante la detenzione che ha portato all'odierno rinvio a giudizio, Paolo Gabriele ha raccontato di avere incontrato il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del best-seller di 'Sua Santità', nell'appartamento di quest'ultimo. Lo si legge nella sentenza di rinvio a giudizio del maggiordomo del Papa. Gabriele ha precisato - a quanto si legge - di non aver «ricevuto versamenti in denaro o altri benefici» e di aver agito spinto «da diverse ragioni quali i miei interessi personali, inoltre ritenevo che anche il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato su alcuni fatti. In questo contesto (fui) spinto anche dalla mia fede profonda e dal desiderio che nella Chiesa si dovesse far luce su ogni fatto». Paolo Gabriele riferisce anche di essere stato intervistato anonimamente d Nuzzi per la trasmissione 'Gli Intoccabili' (La7).

Nel documento, presentato oggi in Vaticano, si riferisce anche di un confronto tra Paolo Gabriele e il segretario del Papa, mons. Georg Gaenswein, al momento in cui quest'ultimo, accertato il furto delle carte riservate, ha comunicato a Paolo Gabriele la sospensione 'ad cautelam'. «Lui ha allora detto che in questo modo era stato trovato il capro espiatoria della situazione. Molto freddamente - prosegue Gaensweina quanto riportato sul dispositivo di rinvio a giudizio - mi ha poi detto che era tranquillo e sereno avendo a posto la coscienza vendo un colloquio con il suo padre spirituale». Gabriele riferisce di aver passato le stesse carte date a Nuzzi anche a questo padre spirituale, il quale - sempre secondo la sentenza della magistratura vaticana - ha poi bruciato i documenti.

Portavoce Vaticano: Passo di trasparenza come con Moneyval - «La sentenza di rinvio a giudizio rappresenta un altro passo verso la trasparenza»: lo afferma il portavoce vaticano, Federico Lombardi, in merito alla fine dell'istruttoria a carico di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa.
La sentenza odierna, sottolinea il gesuita su Radio Vaticana, «non rappresenta certo l'esito finale delle indagini e delle riflessioni su che cosa questa vicenda significa e in quale contesto è maturata. Si riferisce infatti ad un reato specifico e a due persone (una direttamente responsabile e una solo molto indirettamente coinvolta), e non a un complesso più articolato di eventi e relazioni su cui la stessa magistratura e una commissione cardinalizia sono state chiamate a indagare, con competenze specifiche e prospettive diverse. Tuttavia la pubblicazione della sentenza e della requisitoria che l'ha preceduta non vanno sottovalutate, perché sono un passo concreto, compiuto con strumenti e metodi giuridici specifici, per affrontare i problemi con rigore e trasparenza, senza scorciatoie o coperture per quanto benintenzionate. Una pubblicazione ampia e completa come quella di questa mattina, con la sola riserva dei nomi e cognomi di persone da tutelare, è un atto coraggioso e finora piuttosto insolito nelle usanze vaticane. La decisione del Papa di incoraggiare il lavoro della magistratura ha un suo valore significativo, di rispetto scrupoloso per la competenza e l'autonomia di questa istituzione, e di fiducia nel contributo che può dare nel difficile e faticoso cammino per cercare la verità e stabilire la giustizia con strumenti umani. Forse l'avvicinamento è ardito, ma ci viene da pensare che come il confronto con le istituzioni esterne di Moneyval aiuta certamente a crescere nella direzione della trasparenza economica e finanziaria, così il maggiore riconoscimento del ruolo della magistratura può aiutare oggi a crescere nella direzione della trasparenza e della coerenza nel campo della comunicazione e della discussione di altre questioni non strettamente ecclesiastiche. Il contributo della magistratura non basta dunque per affrontare l'intera gamma dei problemi, ma è serio e impegnativo, e può far riflettere sotto una nuova angolatura sulla serietà delle questioni della fedeltà alle istituzioni che si servono, del valore della fiducia e della comunicazione confidenziale, della solidarietà e della responsabilità dell'unione nel servizio delle istituzioni. Anche questa è una prospettiva in cui si può leggere la linea assunta consapevolmente dal Santo Padre nello stabilire tempi e modi per guidare i suoi collaboratori con lungimiranza - conclude Lombardi - in un servizio della Chiesa sempre più efficace ed evangelico».