29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Sentenza della Corte Costituzionale

Scuola, no ad accorpamenti sotto i 1000 allievi

La norma della manovra estiva 2011 interviene su competenze regionali. Accolti parzialmente i ricorsi, che la Corte ha deciso di trattare unitariamente, delle Regioni Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata

ROMA - La Corte costituzionale ha bocciato, con la sentenza 147 del 2012 (presidente Alfonso Quaranta, giudice redattore Sergio Mattarella), una parte della manovra estiva del 2011 varata dal Governo Berlusconi alla vigilia della crisi dello 'spread'. Accogliendo parzialmente i ricorsi, che la Corte ha deciso di trattare unitariamente, delle Regioni Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata, i giudici delle leggi hanno dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011, nella parte che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie che per acquisire l'autonomia «devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche».

Norma «costituzionalmente illegittima» - Secondo la Consulta l'articolo 19, comma 4, della manovra è «costituzionalmente illegittimo» per violazione dell'articolo 117, terzo comma della Costituzione (quello che determina le competenze legislative di Stato e Regioni), «essendo una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente». Infondati invece i ricorsi sul comma 5, che destina alle scuole che non raggiungono il numero minimo di allievi previsto, dirigenti scolastici non assunti a tempo indeterminato oppure già in carica in altre scuole del territorio.

Il PD a Profumo: Per le norme sul merito serve ddl - Il Partito Democratico «ribadisce al Ministro Profumo la richiesta di far diventare disegno di legge il provvedimento sul merito, almeno per la parte che riguarda le norme sulla scuola, per permettere al Parlamento, dopo aver ascoltato il mondo della scuola, di effettuare le opportune e necessarie modifiche». Lo ha precisato in una dichiarazione la responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi.