Bocchino: Interessati a Montezemolo, non a convergenza col Pdl
Il Deputato di FLI: Rilanciare il terzo polo, lo spazio politico c'è. Menia: Ripartiamo da destra, da dove il Pdl fallì. Fini: Noi l'Italia vista da Destra
ROMA - «Lo spazio politico e elettorale per il Terzo Polo c'è. Possiamo anche non chiamarlo più Terzo Polo, ma dobbiamo rilanciare perché c'è una parte consistente del Paese che lo chiede, che vuol uscire dalla logica del bipolarismo». Lo dice Italo Bocchino in una intervista pubblicata sul numero di giugno del mensile free press Pocket. «Parliamo di una quota di elettori - prosegue il vicepresidente di Fli - del 15-20%. Per loro il Terzo Polo rappresenta un'area di interposizione al bipolarismo muscolare, in grado di attrarre gli stessi elettori delle due coalizioni che non vogliono cedere agli estremismi».
«Montezemolo - sottolinea Bocchino - vuole creare un cartello riformista: andiamo a leggere nel dettaglio la sua proposta, potremmo essere interessati. Le amministrative hanno sancito la fine della Seconda Repubblica, come nel '93 le elezioni di Roma e Napoli sancirono la fine della Prima. Il bipolarismo è sopravvissuto alle amministrative, ma è diventato qualcosa di più complesso. Da una parte non esiste più il binomio Pdl+Lega, dall'altra l'egemonia del Pd si fa sempre più impalpabile, con una forte ipoteca di Di Pietro e Vendola. Le elezioni di aprile hanno ribadito che il Terzo Polo ha un futuro. L'ipotesi di una convergenza col Pdl nella prossima legislatura è archiviata già adesso. Abbiamo avuto esempi evidenti del fatto che è ancora Berlusconi a dare le carte, limitando o impedendo ad Alfano, che pure stimo, di esercitare la propria leadership sul partito».
Menia: Ripartiamo da destra, da dove il Pdl fallì - «Quando rompemmo col Pdl e con Berlusconi lo facemmo per difendere quei valori che vedevamo calpestati: etica pubblica, legalità, patriottismo, solidarietà e non ultima la necessità di dire la verità sulla condizione economica del paese». Lo ha affermato in una nota il coordinatore nazionale di Futuro e Libertà per l'Italia, Roberto Menia.
«Lo facemmo - ha ricordato Menia - da destra, immaginando di ripartire da lì dove il Pdl aveva fallito, e non certo per finire apolidi. Le parole di Fini di oggi riprendono quel cammino, nel solco di un certo modo di intendere l'Italia, con il coraggio delle idee e del cambiamento, convinti della necessità del superamento di identità museali, forti di una spinta patriottica e repubblicana, pronti ad affrontare le sfide della competizione e dello sviluppo, con una forte attenzione alla solidarietà sociale».
Fini: Noi l'Italia vista da Destra - «Dobbiamo rilanciare il progetto costitutivo di Fli, quando dovevamo rappresentare una certa idea per l'Italia vista da destra. Io ho le idee chiarissime sul da farsi». Così il presidente della Camera Gianfranco Fini si è rivolto al partito durante l'ufficio di presidenza di Fli.
Dopo aver sottolineato le incognite dell'attuale quadro politico, in particolare quella della legge elettorale, Fini ha chiesto di spostare il dibattito dal tema delle alleanze a quello dei contenuti. E per questa ragione ha annunciato la presentazione di «cinque proposte choc».
Rivolgendosi quindi al partito, che negli ultimi mesi si è caratterizzato per un acceso confronto interno, il leader dei Fli ha sottolineato: «Io ho le idee chiare, ora basta piangersi addosso. Io per primo sarò impegnato in questo». Quanto alle critiche che gli sono state rivolte per una presunta assenza dal dibattito politico, Fini ha rilevato: «Parlerò se ho qualcosa da dire».